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Hystrio, a. XXXV, n. 3, 2022


115 pp., euro 12,00

La consueta Vetrina di «Hystrio» si apre con la presentazione, firmata da Ilaria Angelone e Claudia Cannella, della prima edizione di Hystrio Festival, progetto rivolto alla scena italiana under 35 e prossimo a decollare al Teatri Elfo Puccini di Milano con sei spettacoli, quattro letture sceniche e le fasi finali di due masterclass per giovani organizzatori e altro ancora.

È molto interessante il contributo di Irina Wolf: racconta la vita di resistenza e resilienza del teatro ucraino in tempo di guerra, praticato anche nei bunker e negli scantinati.

Valerio Brizzi si occupa della manifestazione milanese Presenti Accessibili. Laboratori, incontri, spettacoli su arti performative e disabilità dando notizia dell’attività svolta da Stopgap Dance Company, di spettacoli al teatro Carcano e di un convegno.

Carte Segrete >< Teatro. Visioni è il titolo della mostra curata da Bianca Simoni e allestita al museo Musa di Salò; espone, come illustra Roberto Canziani, oltre cento lavori grafici ideati da Daniele Lievi per il fratello e regista Cesare che, a partire dal 1987, raffigurano le scenografie montate sui palcoscenici nazionali e internazionali, soprattutto dell’area tedesca.

Di Faber Teater, compagnia di Chivasso attiva da venticinque anni, si occupa Michele Pascarella ricordando gli allestimenti che meglio ne definiscono la poetica fondata sul connubio tra tradizione e innovazione quali Allegro cantabile, Stabat mater-creazione per sei voci e un Duomo, Il campione e la zanzara.

Compie vent’anni la compagnia Garbuggino Ventriglia a fronte di un percorso creativo lineare ricostruito da Marco Menini, preciso nel ricordare l’importanza dei classici russi (Dostoevskij, Florenskij, Tarkovskij) presenti in un repertorio formato da diciotto produzioni.

Porta la firma di Emilio Nigro l’articolo per Spazio Matta, ex mattatoio di Pescara ora diventato spazio per iniziative culturali di un gruppo di artisti teatrali di diversa connotazione espressiva e soprattutto capaci di articolare importanti e riusciti progetti.

Vetrina si completa con Teatro delle Bambole, ensemble barese fondato e diretto da Andrea Cramarossa, autore di drammaturgie molto significative e di spessore, scrive in merito Michele Pascarella, come La lingua degli insetti, programma di ricerca quinquennale (2012-2017) in cui è compreso il fortunato e applaudito Il fiore del mio Genet.

In Anniversari Giuseppe Liotta ricorda il centenario della nascita di Vittorio Gassman, «talento smisurato e ineguagliabile […] che affonda le radici nel grande attore ottocentesco» (pag. 12), capace di cimentarsi con variegati generi teatrali, sempre attento alla pedagogia (fondò nel 1979 La Bottega a Firenze) e in grado di avventurarsi in coraggiose e rischiose imprese produttive come l’esperienza del Teatro Tenda a Roma o Il colossale Ulisse e la balena bianca allestito nel 1972 nel vecchio porto di Genova.

Di Ugo Tognazzi, pure lui nato nel 1922, si occupa Nicola Arrigoni ricordando la sua esperienza teatrale avviata nel 1941 con Il tuo bacio di De Stefano e Romualdi (regia di Gemma D’Amore) e conclusa nella stagione 1889-1990 con M. Butterfly di David H. Hawng recitando al fianco di un giovane promettente Arturo Brachetti.

Il viaggio di Teatromondo inizia a Londra dove Sandro Avanzo ha assistito ai migliori musical stagionali nel West End, a partire da Back to the Future all’Adelphi Theatre con Olly Dobson protagonista di uno spettacolo ironico e a tratti nostalgico, per proseguire con Dear Evan Hassen al Noël Coward Teatre, The Drifters Girl al Garrick Theatre e infine Oklahoma! firmato da Daniel Fish e ospite dello Young Vic.

È puntellato di incontri il “viaggio teatrale” compiuto da Marco Lorenzi tra Parigi e Berlino: nella capitale francese dialoga con Oriòl Broggi, direttore della storica compagnia catalana La Perla 289 impegnata in 28 i mig, poi con Adele Rutigliano, anima del Théâtre du Rond-Point; in quella tedesca entra in contatto con Birgit Lengers del Deutsches Theater e con Luzia Schelling, attrice, drammaturga e regista della compagnia Futur 3.

Di rilievo si presenta la scena viennese, impreziosita, secondo quanto rileva Irina Wolf, dalle Wiener Festwochen con un programma ricco e articolato su teatro, musica, danza, e poi laboratori e conferenze. Tra gli spettacoli, a carattere interdisciplinare come voluto dal curatore Christophe Slagmuylder, spiccano le proposte del gruppo spagnolo El Conde de Torrefiel, di Tiago Rodrigues, Christopher Rüping e Romeo Castellucci con Requiem.

Teatromondo si conclude in Senegal, precisamente a Dakar, sede del nuovo progetto internazionale di ricerca promosso da Instabili Vaganti, Beyond Borders, di cui argomenta Nicola Pianzola.

Spetta a Laura Bevione e Claudia Cannella la cura del Dossier Molière 400 che si apre con un’intervista rilasciata da Georges Banu a Giuseppe Montemagno. Lo studioso ricorda la fortuna dello scrittore nel mondo menzionando i suoi allestimenti più significativi e ne sottolinea l’importanza nella creazione del repertorio nazionale francese.

Giuseppe Liotta ripercorre il rapporto di Molière con la scena italiana che, dopo il pionieristico Tartufo di Gustavo Salvini, si è via via intensificato grazie a Memo Benassi e, soprattutto a partire dagli anni Sessanta, con le regie di Luigi Squarzina, Mario Missiroli, Giorgio De Lullo, fino a Lamberto Pigelli.

Dal Novecento si passa al XXI secolo con il contributo di Laura Bevione che rileva l’attenzione circoscritta a pochi testi da parte dei registi italiani; sono Il misantropo, da Lavia, Guicciardini e Castri, fino al recente allestimento di Leonardo Lidi; Don Giovanni scelto, tra i tanti, da Sciaccaluga e Valerio Binasco; Tartufo affrontato da Cirillo a Toni Servillo.

Molière maestro e modello di autore-attore si ritrova in Dario Fo, come dimostra Simone Soriani avvalendosi del cosiddetto Grammelot di Scapino presente nel secondo atto di Pum! Pum! Chi è? La Polizia! e della messinscena di Le médecin malgré lui e Le mèdecin volant nel 1990 alla Comédie Française.

Molière staziona anche nel repertorio di Teatro delle Albe: «è uno di famiglia come Aristofane e Anfred Jarry» (pag. 33), spiega Marco Martinelli a Nicola Arrigoni, ricordando gli allestimenti di L’immaginario malato, Detto Molière e L’avaro con la parte del protagonista affidata a Ermanna Montanari.

Altro esempio di legame figliativo è offerto da Arturo Cirillo (nel suo repertorio si contano tre spettacoli molieriani) che, nell’intervista concessa a Sandro Avanzo, riconduce la sua ammirazione alla capacità dell’attore-scrittore francese di «mettere alla berlina tante mode e abitudini dell’epoca, ma intanto metteva alla berlina anche i suoi vizi e le sue abitudini» (pag. 34). Inoltre, il regista e interprete napoletano sottolinea l’importanza degli studi di Cesare Garboli, ribaditi anche da Monica Conti nell’intervista a Claudia Cannella. La regista bresciana, nei suoi quattro allestimenti ricavati da Molière, evidenzia l’adozione di un linguaggio essenziale, attento alla musicalità del verso per «cogliere la contemporaneità» e «andare oltre le tipologie […] che ci sono in Molière, mettendo in risalto tutte le relazioni che, in ogni sua opera, servono a contraddire la relazione principale» (p. 35).

Con precisione documentaria Laura Caretti si sofferma sulle biografie e le commedie in cui sono presenti Molière e le figure femminili della sua famiglia: vicino a Vita del Signor Molière di Michail Bulgakov, si incontrano i riferimenti ad Armande Béjart nelle opere di Goldoni e Georg Sand, alla vera figlia Esprit-Madeleine grazie agli studi di Giovanni Macchia, fino al monumentale film di Ariane Mnouchkine Molière ou la vie d’un honnête homme del 1978.

Le principali edizioni italiane di Tartufo, Il misantropo, L’avaro sono analizzate da Cesare Molinari attraverso le esibizioni, tra le tante, di Benassi, Tognazzi, Servillo, Lavia, non trascurando le commedie con titoli femminili come La scuola delle mogli impreziosita dalla luminosa interpretazione di Paola Borboni e poi di Laura Lucchesini. Quest’ultima opera, vicino alle sopracitate, permette a Maura Sesia di soffermarsi sulle protagoniste donne chiamando in causa le più importanti attrici italiane che si sono confrontare con Le intellettuali e Il malato immaginario.

In che misura e con quali progetti la Francia contemporanea dialoghi con il repertorio molieriano costituisce il campo di indagine di Giuseppe Montemagno: preceduti dai registi della Nouvelle Vague, sono maturati molteplici linguaggi interpretativi, evidenti scorrendo il programma della Comédie Française per le manifestazioni di Molière 2022.  

A conclusione di questo ricco e intrigante Dossier si legge l’intervento di Fabrizio Sebastian Caleffi, dal quale emerge una griglia di informazioni relative alle produzioni cinematografiche tratte dalla biografia e dalle principali commedie di Molière, dai film di Philippe Guay a Ingmar Bergman e Lauirent Tirand.

In Ritratti Carmelo A. Zapparrata propone un’intervista a Saburo Teshigawara, coreografo giapponese cui è stato attribuito il Leone d’oro alla Biennale Danza 2022, dove ha presentato in prima assoluta Pétrouchka.

Nicola Arrigoni si occupa di Virginia Raffaele illustrando, tra le altre cose, le caratteristiche del suo ultimo Samusà, recital con la regia di Federico Tiezzi, in cui l’attrice ricorda le sue origini e i suoi trascorsi maturati nel mondo dei giostrai.

Intrecciare registro comico e registro tragico usando il dialetto calabrese: è questa la linea creativa seguita da Max Mazzotta – attore e regista cresciuto al Piccolo di Milano con Strehler – che emerge, secondo quanto rileva Paola Abenavoli, soprattutto nel recente Follia di Shakespeare preceduto da altre commedie quali Prove aperte, Giangurgolo, principe di Danimarca e Visioni di Galileo.

Si intitola Rimbambimenti lo spettacolo in fase di preparazione di Andrea Cosentino che affronta il tema delle malattie della memoria: è quanto riferisce Elena Scolari soffermandosi anche sul percorso artistico dell’attore-autore di La tartaruga in bicicletta in discesa va veloce, Kotekino Riff e Fake Folk.

Oltre che in sala, Livia Gionfrida recita nelle carceri e nelle scuole, nei musei e nelle accademie; Matteo Brighenti ne ricostruisce la carriera e sottolinea l’importanza dell’incontro con Franco Scaldati di cui ha recentemente recitato Pinocchio e Inedito Scaldati.

Due rassegne rivolte al teatro indipendente – Mittelyoung a Cividale del Friuli e In-Box dal vivo a Siena – sono l’argomento di Roberto Canziani per la sezione Nati Ieri che sviluppa, attraverso la presentazione degli artisti che si sono maggiormente messi in luce, il ruolo delle giovani danzatrici italiane del Trio Tsaba, Niek Wagenaar, Kolletiv Cuma.

Dei festival e vetrine di Teatro Ragazzi parla con puntiglio Mario Bianchi rivolgendosi alle manifestazioni Visioni a Bologna, Teatro tra le Generazioni a Castelfiorentino, Giocateatro a Torino, Segnali a Milano e Maggio all’Infanzia a Monopoli.

La consueta e corposa sezione delle Critiche ordina le tante recensioni degli spettacoli secondo criteri regionali. Seguono le pagine dedicate alla danza e alla lirica.

Exit contiene brevi ricordi di personaggi dello spettacolo recentemente scomparsi. Giuseppe Liotta firma quello di Gianfranco De Bosio sintetizzando la sua luminosa carriera di regista rigorosamente legato al contatto filologico con il testo. Laura Bevione delinea la figura di Eugenio Allegri definito «magnifico attore, eclettico e autoironico, generoso e curioso» (p. 91). È di Albarosa Camaldo il ritratto di Lino Capocchio, apprezzato interprete teatrale e cinematografico, campo in cui si è distinto anche nella veste di sceneggiatore e regista. La stessa Camaldo si sofferma sull’attrice, cantante e conduttrice televisiva Catherine Spaak.

Nella ricca Biblioteca Ilaria Angelone e Albarosa Camaldo raccolgono le schede relative alle novità editoriali italiane legate alla cultura dello spettacolo.

Il testo pubblicato in versione integrale in questo numero di «Hystrio» è L’estinzione della razza umana di Emanuele Aldrovandi.

Le tante e utili informazioni de la società teatrale sono offerte da Roberto Rizzente.



di Massimo Bertoldi


Hystrio, a. XXXV, n. 3, 2022

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