drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti

cerca in vai


Armando Petrini

Carmelo Bene


Roma, Carocci, 2022, 118 pp., euro 12,00
ISBN 978-8-829-01164-3

Giunge a pubblicazione l’ultimo esito del lungo percorso di ricerca di Armando Petrini su Carmelo Bene. Si tratta di un volumetto agile, quanto denso e pregnante, nel quale l’autore riprende le stesse premesse e lo stesso metodo applicati alla sua precedente fatica dedicata ai diversi Amleto realizzati da Bene (Amleto da Shakespeare a Laforgue per Carmelo Bene, Pisa, ETS, 2004) estendendo stavolta il campo di esplorazione alla sua intera parabola artistica, «dagli sfolgoranti esordi degli anni Settanta fino alla notorietà e alla maturità degli anni Ottanta e Novanta» (dalla quarta di copertina).

Dopo un primo capitolo introduttivo, Petrini individua nell’opera di Bene due diverse fasi: quella che va dagli esordi agli anni Settanta, più spiazzante e conflittuale, in cui prevalgono «componenti espressive più vicine alle poetiche allegoriche e grottesche», e quella successiva, cupa e “raggelata”, in cui predominano le «sottolineature liriche e simbolistiche» (p. 29). L’autore segue quindi il dipanarsi del tragitto beniano selezionando e approfondendo alcuni «lavori esemplari» (dalla quarta di copertina).

Il primo a essere scandagliato è inevitabilmente quel Caligola in cui l’esordiente Bene catalizzò come attore l’attenzione del pubblico e mise in campo (pur non essendo «ancora regista di sé stesso» (p. 36) alcuni tratti peculiari della sua proposta artistica poi mantenuti nelle esperienze successive. Assurti a paradigma del primo periodo, vengono poi osservati AmletoMajakovskij e Nostra Signora dei Turchi, mentre del secondo si analizzano Romeo e Giulietta, Manfred,la Lectura DantisLorenzaccio La cena delle beffe. Il confronto tra edizioni diverse delle stesse opere (gli Amleto, i Majakovskij e i Pinocchio) offre un punto di osservazione particolarmente efficace alla comprensione delle trasformazioni nella poetica di Bene e del suo rapporto con il pubblico. A Pinocchio in particolare viene dedicato il capitolo di chiusura del libro (rimaneggiamento di un saggio contenuto in altra pubblicazione) che porta l’autore a riaffermare che, pur nelle varietà delle forme e al netto di cambiamenti, tutto il percorso di Bene è segnato da «un antagonismo di fondo» ovvero dalla costante «contraddizione alla rappresentazione» (p. 119).

Petrini indaga l’operato di Bene in primis come quello di un artista, privilegiando un taglio storico, tendenzialmente storico-teatrale. Ciò detto, sia chiaro che l’autore è perfettamente consapevole che Bene è stato molto di più di un uomo di teatro: lo definisce come uno dei massimi protagonisti della cultura tout court del Novecento e, nel panorama italiano del suo tempo, gli riconosce il primato (condiviso con il solo Pasolini) nella capacità di passare, con immutata genialità, «da un linguaggio all’altro: teatro, cinema, televisione, radio, letteratura, critica» (p. 70). 

Conscio delle trappole sapientemente intessute Da Bene in vita tramite un’accorta operazione di costruzione della propria memoria, Petrini mette in dialogo le affermazioni dell’artista con fonti primarie coeve, principalmente recensioni, e testimonianze di suoi collaboratori. Proprio l’ancoraggio alle fonti consente allo studioso di ricostruire e mettere in ordine fatti e avvenimenti, per poi rileggerli e risoppesare l’intero percorso beniano. Per dirla in breve: in questo volume Petrini ha fatto dell’ottima “storia materiale” dello spettacolo (i lettori ci perdonino l’uso di questo termine che Bene certamente non ci avrebbe perdonato). Non sarebbe in sé un’innovazione, se non fosse che il magnetismo di questo artista ha finora di norma irretito gli studiosi, rendendo difficile parlare di Bene senza finire per essere parlati da Bene (c.v.d.).

Da questo punto di vista si segnalano anche le riflessioni di Petrini sul rapporto tra Bene e l’industria culturale, e le sue ricadute sulle sue produzioni artistiche. L’autore del libro evidenzia come la svolta dalla prima alla seconda delle fasi sopra descritte corrisponda anche al suo passaggio dal ruolo di enfant terrible a quello di riconosciuto maestro del teatro di ricerca. Spingendosi ancora oltre, evidenzia come proprio i passaggi televisivi “salottieri” abbiano contribuito alla fama di Bene e alla sua ammissione, – in un modo tutto suo, ma inconfutabile – all’establishment culturale del nostro paese.

Gli spunti offerti dal volume spaziano su molto altro (dalle considerazioni su Bene attore, già espresse altrove dallo stesso autore, ma estremamente precise e incisive e giustamente qui ribadite, a quelle sulla Biennale di Venezia). Nell’ambito di una trattazione il cui filo rosso è la verifica delle circostanze e della modalità di demolizione della rappresentazione da parte di Bene, alcuni di questi stimoli non possono (condivisibilmente) trovare ampio sviluppo. Si ha pertanto l’impressione – o forse ci piace pensarlo – che Petrini, che ha già fatto molto – con il pregio tra l’altro di una scrittura svelta, chiara e molto poco “beneggiante” –, non abbia ancora detto la sua ultima parola su Bene. Confidiamo che sia così e restiamo dunque in attesa di sviluppi.



di Emanuela Agostini


La copertina

cast indice del volume


 
Carocci


 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013