drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti

cerca in vai


Theaterheute, Nr. 11, November 2021


64 pp., euro 18,00
ISSN 0040 5507

In che misura sia ripartita la nuova stagione lo indica la quantità delle recensioni relative alle produzioni dei principali teatri dell’area tedesca raccolte nella sezione Aufführungen di questo numero di «Theaterheute».

Ai Kammerspiele di Monaco Jan Bosse è il regista di Effingers dall’omonimo romanzo di Gabriele Tergit. Si tratta del truce racconto dell’epopea di una famiglia ebrea dell’alta borghesia vissuta a Berlino tra il 1878 e il 1948, interpretata da Katharina Marie Schubert, Katharina Bach, Lucky Wilke, André Jung. Due sono le proposte del Residenztheater della città bavarese: Die Träume der Abwedenden di Judith Herzberger, scrittrice ebrea vissuta in clandestinità al tempo del nazismo, documenta con inquietante realismo l’onda dell’antisemitismo degli anni Sessanta. L’allestimento di Stefan Kimmig è privo di fronzoli retorici ed è reso con efficacia espressiva, tra i tanti, da Barbara Horvath, Katja Jung, Max Rothbart, Christop Franken. Il drammaturgo e regista Simon Stone attinge molte tematiche dall’opera di Ödön von Horvàrth per realizzare Unser Zeit, intrecciando in una stazione di servizio incontri tra persone socialmente ed etnicamente diverse, portate in scena da Simon Zagermann, Antonia Munchow e Benito Bause.

Di rilievo risultano anche i titoli in programma al Burgtheater di Vienna, a partire da Zdenek Adamec di Peter Handke per la regia di Frank Castorf. Il personaggio del titolo è lo studente boemo noto per essersi dato fuoco nel 2003 in piazza Venceslao di Praga e ora ricordato da un coro di voci divise tra osservatori e narratori offerte da Hanna Hilsdorf, Marie-Luise Stockinger, Marcel Heuperman, Franz Pätzold. Riflessioni e analisi pungenti sul Coronavirus in relazione alla sua gestione politica e sanitaria costituiscono la sostanza narrativa di Lärm, Blindes Sehen. Blinde sehen! di Elfriede Jelinek per la cura dello stesso Castorf che dirige con geometrica precisione l’esibizione di Mehmet Ateşçi, Marcel Heuperman, Dörte Lyssewski, Branko Samarovski, Marie-Luise Stockinger, Andrea Wenzl. Komplizen di Maxim Gorki è affrontato da Simon Stone mantenendo viva la forza della denuncia delle disuguaglianze sociali presenti nel capitalismo odierno. Tra gli attori si sono distinti Safira Robens, Roland Koch e Michael Maertens.

Si impone la scena berlinese con una serie di spettacoli di elevato spessore artistico. Ulrich Rasche trasferisce sul palcoscenico del Deutsches Theater Ödipus da Sofocle. Gli attori si muovono su una piattaforma ruotante in senso antiorario; sono personaggi cupi e moderni, interpretati con grande intensità espressiva da Julia Windischbauer, Linda Pöppel, Toni Jessen, Elias Evens. Ancora la tragedia sofoclea va in scena alla Schaubühne per la regia di Thomas Ostermeier in un’edizione in chiave marcatamente moderna, con gli attori – tra i quali Renato Schuch, Caroline Peters, Christian Caroschner – posizionati intorno a un piano di cottura da cucina.

Liberamente ispirato a Casa di bambola di Ibsen, Noorrrraaaaa, nella lettura scenica di Leonie Böhm per il Gorki Theater, la protagonista (Julia Riedler) abbandona la famiglia assieme alla sua amica Linde (Svenja Liesau) in segno di emancipazione in chiave femminista (tanto che nel copione non compaiono ruoli maschili).

Ancora al Deutsches Theater figura Frankenstein dall’omonimo romanzo di Mary Shelley affidato alla regia di Jette Steckel che approfondisce il tema della solitudine e dei limiti della ricerca scientifica. Maren Eggert, Alexander Khuon e Felix Goeser sono i principali interpreti di uno spettacolo condotto su linee asciutte e segnato dai movimenti limitati per dare spazio espressivo alla forza della parola.

Con Mysterien ci si trasferisce allo Schauspielhaus di Bochum. La figura centrale del dramma, un uomo contraddittorio e isterico, è resa con grande abilità da Steven Scharf, grazie alle precise indicazione di regia di Johan Simons. È giocato sulle ambiguità dettate dalla apparente normalità e convenzionalità all’interno di una famiglia Das Gespenst der Normalität di Saara Turunen, anche convincente regista nel coordinare sul palcoscenico Veronika Nickl, Michael Lippold, Dominik Dos-Reise, Marius Hut. Sogni amorosi giovanili filtrati nella poesia secondo visioni di derivazione dantesche caratterizzano Das neue Leben. Where do me go from here curato da Cristopher Rüping e consegnato a una compagnia formata da William Cooper, Viviane De Muynck, Anna Drexler, Damian Rebgetz e Anne Rietmeijer.

Il pubblico dello Schauspielhaus di Düsseldorf ha assistito alla rappresentazione di Bambi & Die Themen, testo e regia di Bonn Park, con Felicia Chin-Malenski, Eduard Lind, Eva Maria Schindele alle prese con ruoli ripresi dall’omonimo film di Disney. Nello stesso teatro Stefan Bachmann modella per il palcoscenico Reich des Todes, novità di Rainald Goetz in cui si affronta il declino della civiltà occidentale dopo l’11 settembre 2001 dando voce a politici incapaci, militari e torturatori, avvocati fantasma e terroristi. Tra gli interpreti spiccano Melanie Kretschmann, Sabine Waibel, Sophia Burtscher e Ines Marie Western-Stöer.

Problematiche e riflessioni intorno all’amore e alla morte sono presenti nelle tre produzioni del Deutsches Schauspielhaus di Amburgo. In Die Brüder Karamasow da Dostoevskij nella lettura interpretativa di Oliver Frljic si privilegiano gli scontri interiori vissuti dai personaggi consegnati a affermati attori tra i quali si evidenzia la talentuosa Sandra Gerling affiancata da Christoph Jöde, Paul Behren, Matti Kraus e Carlo Ljubek. È tratto dall’omonimo romanzo di Ian McEwan Kinderwohl per la regia di Karin Beier, abile a sottolineare le varie sfumature del benessere dei bambini, con Paul Behren, Yorck Dipper, Julia Wieninger. Infine Krum del drammaturgo israeliano Hanoch Levin al Thalia Theater, ponendo al centro dell’azione due matrimoni e due funerali, inquadra lo smarrimento e la perdita di identità dell’uomo moderno. Mossi dalla pregevole regia di Kornel Mundruczò, si sono fatti applaudire Maja Schöne, Tim Porath, Karin Neuhauser, Ole Lagerpusch.

Violenza verbale, sessista e misogina, e allusioni pornografiche abbondano nel testo crudo e blasfemo di David Foster Wallace, Kurze Interviews mit sieben Männer allestito da Yana Ross per lo Schauspielhaus di Zurigo con la presenza di Lena Schwarz, Katie Pears e Urs Peter Halter. L’altra produzione dello stesso teatro è Der Besuch der alten Dame di Friedrich Dürrenmatt che si segnala per il rispetto filologico del testo attualizzato dal convincente contributo di Sebastian Rudolph e Patrycia Ziolkoska, abilmente diretti da Nicolas Stemann.

In Akteure si legge il dettagliato profilo di Anja Herden, attrice ora attiva nella compagnia dello Schauspielhaus di Hannover e già impegnata nei teatri di Zurigo, Düsseldorf, Graz, Colonia e Amburgo. È quanto racconta la stessa interprete ricordando con particolare attenzione e affetto i successi ottenuti con Mitleid. Die Geschichte des Maschinengewehrs di Milo Rau fino al recente Dance Nation di Clare Barron (regia di Stephan Kimmig).

Le pagine dedicate ai Festivals registrano l’ultima edizione di Ruhrtriennale e prima del mandato di Barbara Frey alla direzione artistica. Spiccano spettacoli di rilievo internazionale che affrontano tematiche trasversali, segnatamente il rapporto tra uomo e natura e il femminismo. La stessa Frey firma la regia di Der Untergang des Hauses Usher e si avvale di attori di spessore come Annamaria Laug, Katharina Lorenz, Michael Maertens e Markus Scheumann. Tra le altre proposte è doveroso segnalare la performance A Divine Comedy di Florentina Holzinger, La luna en el Amazomas di Mapo Teatro e Los Ańos di Mario Pensotti.  

Si discute di teatro indipendente, in particolare di quello attivo a Berlino, in Freie Szene, orientando l’attenzione sui difficili rapporti con la politica istituzionale che, attraverso i contributi finanziari, rischiano di comprometterne lo statuto di indipendenza artistica.

Il testo (Das Stück) scelto dalla redazione della rivista berlinese e pubblicato in versione integrale è Wüst oder Die Marquise von O. – Faster, Pussycat, Kill, Kill! di Enis Maci, recentemente allestito allo Schauspielhaus di Brema da Elsa Sohie Jach. Miriam Rast, Sofia Elena Borsani, Judith Goldberg e Carlotta Freier recitano la storia di una donna rimasta in cinta a seguito di uno stupro e perciò impegnata nella lotta per ottenere giustizia.




di Massimo Bertoldi


La copertina

cast indice del volume


 



 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013