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Giacomo Puccini

Manon Lescaut. “Disposizione scenica” di Giulio Ricordi

A cura di Maria Ida Biggi
Edizione Nazionale delle Opere di Giacomo Puccini. Livrets de mise en scène e disposizioni sceniche 1

Torino, EDT, 2021, 183 pp., euro 39,00
ISBN 978-88-5926-445-3

È uscito per EDT un nuovo volume della prestigiosa collana che l’Edizione Nazionale delle Opere di Giacomo Puccini dedica ai livrets de mise en scène e alle disposizioni sceniche dei lavori operistici al cui allestimento prese parte il compositore lucchese. Dopo le edizioni delle messinscene per la collana “Musica e spettacolo” targata Ricordi, serviva un’operazione ambiziosa che non si limitasse a pubblicare i testi originali in facsimile ma ne procurasse edizioni critiche di alto profilo scientifico rendendo pienamente fruibili fonti preziosissime per la storia dello spettacolo nell’ottica della «stretta relazione tra idea sonora e immagine visiva» (p. IX). In seguito all’uscita nel 2012 di Madama Butterfly e in attesa di La bohème, Tosca, La fanciulla del West, Il tabarro e Suor Angelica, è la volta di Manon Lescaut curata da Maria Ida Biggi, capolavoro in quattro atti di Giacomo Puccini che debuttò a Torino il primo febbraio 1893. 

L’edizione critica della Disposizione scenica firmata da un editore con competenze proto-registiche quale Giulio Ricordi si basa su un documento definito già in fase di rifinitura del libretto e della partitura e sulla sua integrazione con le varianti elaborate nei mesi successivi al debutto della Manon (tra il novembre 1893 e il gennaio 1894), fissate in una seconda versione a stampa della mise en scène a suo tempo resa nota da Marcello Conati (Milano, Fondazione Museo Teatrale alla Scala, 1977). Una “drammaturgia a più mani” dalla lunga gestazione che, a partire dal romanzo Histoire du chevalier des Grieux et de Manon Lescaut di Antoine-François Prévost (1728-1731), vide all’azione ben quattro librettisti – Marco Praga, Domenico Oliva, Ruggero Leoncavallo e soprattutto Luigi Illica –, l’orchestratore Ricordi e un Puccini esigentissimo su tutti i fronti, compreso quello dell’allestimento. 

Il denso saggio introduttivo di Biggi (pp. 1-37) illustra minutamente questo work in progress, ricostruendo le fasi di produzione e promozione della Manon, vagliando il complesso dei disegni di Ugo Gheduzzi per l’allestimento della “prima” e passando al microscopio la struttura scenica dell’opera. L’analisi consente di apprezzare in tutto e per tutto la genesi di uno spettacolo ben oliato, studiato fin nei minimi dettagli dopo un lungo periodo di prove, nonché frutto di una serrata collaborazione tra musicisti, drammaturghi, uomini di teatro, a costo di fraintendimenti e scatti di nervi testimoniati dai vibranti carteggi. 

La Disposizione scenica, ricca di diagrammi illustrativi resi in forma grafica moderna grazie al lavoro di Marco Riccucci, contiene gli schizzi di tutte le “piantazioni” di scena la cui fruizione è facilitata dal confronto con i bozzetti originali di Gheduzzi. Oltre alla straordinaria documentazione figurativa, la fonte offre un vasto apparato di indicazioni testuali, cui sono qui aggiunte, in riproduzione anastatica, le Tavole dei costumi di A. Hohenstein contenenti la descrizione dei cinquantasei costumi per l’allestimento con l’indicazione dei rispettivi personaggi, attori, atti, più relative osservazioni. 

Segue Un percorso iconografico critico che si snoda tra la première torinese del 1893 e la ripresa scaligera del 1894. Biggi vi inserisce, a mo’ di “preambolo”, le possibili fonti di ispirazione per il lavoro eseguito dai vari scenografi pucciniani, vale a dire le illustrazioni di Tony Johannot e Luigi Rossi per le due edizioni del romanzo di Prévost probabilmente consultate dal compositore (Garnier 1877 e Dentu 1892). Quindi il Percorso entra nel vivo proponendo il manifesto della stagione del Teatro Regio 1892-1893, le diverse versioni dei bozzetti di Gheduzzi in collaborazione con Alfonso Goldini, le scene di Pietro Bertoja per la Manon veneziana (1894), i quasi sessanta figurini di costumi disegnati da Adolf Hohenstein, i ritratti fotografici dei due protagonisti dell’opera firmati dai Fratelli Lovazzano e da Pilotti & Poysel, le quattro piante del palcoscenico del Teatro alla Scala contenenti la “piantazione” delle rispettive mutazioni. 

Arricchiscono il volume le Appendici con la trascrizione di un contratto di cessione dell’opera conservato all’Archivio Ricordi; il documento Tela di “Manon Lescaut” probabilmente di mano di Leoncavallo, con interventi autografi pucciniani, contenente indicazioni sceniche antecedenti la Disposizione; un approfondimento sui problemi di attribuzione relativi alla ripresa veneziana; un regesto documentale sulla ricezione della “prima” nei periodici dell’epoca; un breve dizionario biografico sugli artisti coinvolti nello spettacolo; il facsimile della princeps del libretto. 

Corredato da un ampio apparato bibliografico, il volume segna una tappa importante negli studi pucciniani e offre alla lettura e alla prassi scenica un documento di rilevanza assoluta nella definizione del rapporto parola-musica-immagine cruciale per i nostri studi nella prospettiva di una necessaria interdisciplinarietà.


di Gianluca Stefani


Manon Lescaut. “Disposizione scenica” di Giulio Ricordi

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