È
uscito per EDT un nuovo volume della prestigiosa collana che lEdizione
Nazionale delle Opere di Giacomo Puccini dedica ai livrets de mise en scène e alle disposizioni sceniche dei lavori operistici al cui allestimento
prese parte il compositore lucchese. Dopo le edizioni delle messinscene per la collana “Musica e spettacolo” targata Ricordi, serviva
unoperazione ambiziosa che non si limitasse a pubblicare i testi originali in
facsimile ma ne procurasse edizioni critiche di alto profilo scientifico
rendendo pienamente fruibili fonti preziosissime per la storia dello spettacolo
nellottica della «stretta relazione tra idea sonora e immagine visiva» (p. IX).
In seguito alluscita nel 2012 di Madama
Butterfly e in attesa di La bohème, Tosca, La fanciulla del West,
Il tabarro e Suor Angelica, è la volta di Manon
Lescaut curata da Maria Ida Biggi,
capolavoro in quattro atti di Giacomo
Puccini che debuttò a Torino il primo febbraio 1893.
Ledizione
critica della Disposizione scenica firmata
da un editore con competenze proto-registiche quale Giulio Ricordi si basa su un documento definito già in fase di
rifinitura del libretto e della partitura e sulla sua integrazione con le
varianti elaborate nei mesi successivi al debutto della Manon (tra il novembre 1893 e il gennaio 1894), fissate in una
seconda versione a stampa della mise en
scène a suo tempo resa nota da Marcello
Conati (Milano, Fondazione Museo Teatrale alla Scala, 1977). Una
“drammaturgia a più mani” dalla lunga gestazione che, a partire dal romanzo Histoire du chevalier des Grieux et de Manon
Lescaut di Antoine-François Prévost
(1728-1731), vide allazione ben quattro librettisti – Marco Praga, Domenico Oliva, Ruggero Leoncavallo e soprattutto Luigi Illica –, lorchestratore Ricordi e un Puccini esigentissimo
su tutti i fronti, compreso quello dellallestimento.
Il
denso saggio introduttivo di Biggi (pp. 1-37) illustra minutamente questo work in progress, ricostruendo le fasi di
produzione e promozione della Manon, vagliando
il complesso dei disegni di Ugo Gheduzzi
per lallestimento della “prima” e passando al
microscopio la struttura scenica dellopera. Lanalisi consente di apprezzare
in tutto e per tutto la genesi di uno spettacolo ben oliato, studiato fin nei
minimi dettagli dopo un lungo periodo di prove, nonché frutto di una serrata
collaborazione tra musicisti, drammaturghi, uomini di teatro, a costo di fraintendimenti e scatti di nervi
testimoniati dai vibranti carteggi.
La Disposizione scenica, ricca di
diagrammi illustrativi resi in forma grafica moderna grazie al lavoro di Marco Riccucci, contiene gli schizzi di
tutte le “piantazioni” di scena la cui fruizione è facilitata dal confronto con
i bozzetti originali di Gheduzzi. Oltre alla straordinaria documentazione
figurativa, la fonte offre un vasto apparato di indicazioni testuali, cui sono
qui aggiunte, in riproduzione anastatica, le Tavole dei costumi di A. Hohenstein contenenti la descrizione dei
cinquantasei costumi per lallestimento con lindicazione dei rispettivi
personaggi, attori, atti, più relative osservazioni.
Segue
Un percorso iconografico critico che
si snoda tra la première torinese del
1893 e la ripresa scaligera del 1894. Biggi vi inserisce, a mo di “preambolo”,
le possibili fonti di ispirazione per il lavoro eseguito dai vari scenografi
pucciniani, vale a dire le illustrazioni di Tony Johannot e Luigi Rossi
per le due edizioni del romanzo di Prévost probabilmente consultate dal
compositore (Garnier 1877 e Dentu 1892). Quindi il Percorso entra nel vivo proponendo il manifesto della stagione del
Teatro Regio 1892-1893, le diverse versioni dei bozzetti di Gheduzzi in
collaborazione con Alfonso Goldini,
le scene di Pietro Bertoja per la Manon
veneziana (1894), i quasi sessanta figurini di costumi disegnati da Adolf Hohenstein, i ritratti
fotografici dei due protagonisti dellopera firmati dai Fratelli Lovazzano e da
Pilotti & Poysel, le quattro piante del palcoscenico del Teatro alla Scala
contenenti la “piantazione” delle rispettive mutazioni.
Arricchiscono
il volume le Appendici con la
trascrizione di un contratto di cessione dellopera conservato allArchivio Ricordi;
il documento Tela di “Manon Lescaut”
probabilmente di mano di Leoncavallo, con interventi autografi pucciniani,
contenente indicazioni sceniche antecedenti la Disposizione; un approfondimento sui problemi di attribuzione
relativi alla ripresa veneziana; un regesto documentale sulla ricezione della
“prima” nei periodici dellepoca; un breve dizionario biografico sugli artisti
coinvolti nello spettacolo; il facsimile della princeps del libretto.
Corredato
da un ampio apparato bibliografico, il volume segna una tappa importante negli
studi pucciniani e offre alla lettura e alla prassi scenica un documento di
rilevanza assoluta nella definizione del rapporto parola-musica-immagine
cruciale per i nostri studi nella prospettiva di una necessaria interdisciplinarietà.
di Gianluca Stefani
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