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Chiara Pasanisi

L’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica (1935-1941)


Milano-Udine, Mimesis, 2021, 236 pp., euro 20,00
ISBN 978-88-5756-702-0

Basato su fonti inedite o poco indagate, il volume di Chiara Pasanisi ricostruisce i percorsi di formazione proposti agli allievi dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico tra il 1935 – anno di fondazione della Scuola – e il 1941, quando debuttarono i primi neo-diplomati. Le ricerche si sono concentrate sui documenti del prezioso Archivio Storico dell’Accademia, oggi conservati presso il Centro Studi Casa Macchia di Roma e solo in parte confluiti nelle precedenti pubblicazioni di Maurizio Giammusso (La fabbrica degli attori. L’Accademia Nazionale d’Arte drammatica. Storia di cinquant’anni, 1990) e Teresa Viziano (Silvio d’Amico & co. 1943-1955. Allievi e maestri dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma, 2005).

Pasanini ha scelto di concentrarsi su copioni, corrispondenze, schede degli allievi registi, foto e bozzetti di scena per individuare quelle che erano le tecniche di recitazione e di direzione impartite dalla Scuola. Dando ampio spazio alle esperienze di formazione all’estero degli aspiranti registi, come quelle di Alessandro Brissoni e Luigi Michele Giachino, che ebbero luogo rispettivamente nel 1937 e nel 1938 a Berlino, Parigi e Londra. Tali esperienze tentavano di colmare almeno in parte la distanza tra il teatro italiano e quello europeo, evidente dopo la messa in scena de La rappresentazione d Sant’Uliva di Jacques Copeau e del Sogno di una notte di mezza estate di Max Reinhardt al primo Festival del Maggio Musicale Fiorentino del 1933.

Senza dimenticare che quelli furono gli anni in cui si formò Orazio Costa, che, dopo essersi diplomato presso la Regia Scuola di recitazione Eleonora Duse (1932), si perfezionò in regia proprio presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica (1935-1937), dove insegnò dal 1945 al 1976. Non a caso il primo capitolo è dedicato alla Regia Scuola – le cui tecniche di insegnamento sono indagate attraverso l’analisi di tre copioni dell’Avvocato Patelino, farsa francese del sec. XV che Pasanini data al 1931-1932 –, nonché alla lenta trasformazione subita dall’arte attorica tra la fine dell’Ottocento e i primi trent’anni del Novecento, fino alla codificazione dei termini ‘regia’ e ‘regista’ del 1932. 

Un’indispensabile premessa storica per comprendere sia la decisione di arricchire la formazione degli allievi dell’Accademia con esperienze all’estero (cap. II); sia il breve ma significativo progetto di costituzione di una compagnia teatrale formata da ex allievi: un luogo di incontro tra i giovani attori e i nascenti registi, oltre che un concreto strumento per rendere efficace il processo di affermazione della regia in Italia (cap. III).

La parte più interessante del volume è però l’Appendice, dove sono trascritte le lettere di Brissoni a d’Amico, Ashley Dukes, Paolo Milano e Albamaria Settaccioli; quelle dello stesso d’Amico a Dukes, Brissoni, Copeau, Milano, Ettore Giannini e Giorgio Venturini; nonché alcune risposte e uno scritto di Costa a Copeau. Segue una selezione di documenti legati alla preparazione del Re cervo e de Il bosco di Lob (1938); sull’apprendistato all’estero di Brissoni e Giannini e sulla fondazione dell’Accademia (1939). In conclusione sono riportati i resoconti dei viaggi di istruzione all’estero degli allievi registi dell’Accademia.


di Lorena Vallieri


La copertina

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