Ambizioso
progetto curato da Livia Cavaglieri, il volume raccoglie gli atti
del convegno omonimo tenutosi a Genova presso il Museo Biblioteca dellAttore l8
e il 9 maggio 2019.I numerosi
contributi, che portano la firma di storici dello spettacolo affermati ma anche
di giovani studiosi, tentano di restituire «lingombrante» (p. 11) personalità
teatrale di Guido Salvini (Firenze, 12 maggio 1893-4 maggio 1965),
rimasta immeritatamente nellombra per molto tempo. Discendente di una delle
più illustri famiglie darte del XIX secolo, nipote del più celebre Tommaso,
lartista fiorentino è stato rimosso dalla storiografia teatrale novecentesca,
forse per quella conclamata collaborazione artistica con le istituzioni
fasciste che, se decontestualizzata, rischia di svilirne il ruolo nel panorama culturale
dellepoca. Salvini appartiene infatti a quella generazione di artisti attiva
tra gli anni Venti e il secondo dopoguerra, momento di transizione tra il
teatro allantica italiana – il teatro delle compagnie capocomicali organizzate
per ruoli, squisitamente attorecentrico – e lavvento della regia.
Uomo
di teatro a tutto tondo, Salvini non fu soltanto regista ma anche
organizzatore, direttore di scena, scenografo, pubblicista, direttore artistico
di festival e docente di regia. Attento conservatore, negli anni ha raccolto e
ordinato un numero consistente di documenti e materiali inerenti alla propria
longeva carriera, oggi conservati presso il citato Museo dellAttore.
Un primo approccio storiografico alla vita di Salvini e al suo archivio è
avvenuto nel 2005 con la pubblicazione del volume di Daniela Vanni e Marina
De Luca, Guido Salvini o della nascita della Regia in Italia, edito
per Edizioni del Sud, con prefazione di Alessandro dAmico, comprendente
un incontro con Luigi Squarzina e unappendice iconografica curata da Giandomenico
Ricaldone.
Il
convegno del 2019 è nato dallesigenza degli studiosi di riavvicinarsi con
spirito critico a una così importante mole di fonti inedite, interrogandosi sulle
ragioni della damnatio memoriae di
questo personaggio eclettico. Lanalisi biografico-artistica su Salvini
procede, dunque, a partire dal fondo archivistico dellartista, in cui si
conservano lettere, documenti amministrativi, copioni, bozzetti, fotografie di
scena, locandine, ritratti e copioni. Materiale originale che ha permesso agli
autori di ricostruire fedelmente alcuni dei processi creativi, pratici e
teorici, relativi agli eventi spettacolari da lui diretti.
I
quarantanni di carriera del regista-scenografo sono così riproposti attraverso
gli avvenimenti salienti di una prassi teatrale abbracciata in ogni sua forma: dal
“praticantato” presso il Teatro dArte di Luigi Pirandello (1925-1927),
di cui divenne ben presto fidato assistente, alla collaborazione con il Maggio
Musicale Fiorentino (1933), per cui diresse la prima edizione; dai grandi
spettacoli allaperto degli anni Trenta, che permettono un focus sul suo ruolo nei
primi dibattiti sulla regia, alla sua attrazione per lelemento musicale; dalle
dodici regie al Teatro Olimpico di Vicenza (1935-1956) al rapporto con la scena
tedesca e alla collaborazione con Max Reinhardt e Carl Erbert; fino
alle regie liriche sia in Italia che allestero. E ancora le regie
cinematografiche: Regina della Scala (1937), Orizzonte dipinto
(1941), Quartetto pazzo (1945). Infine, lincarico di docente di regia
presso la Regia accademia darte drammatica di Roma (1938-1945) e i suoi
tentativi falliti di fondare e dirigere un teatro stabile a Roma.
Emergono
così i vari volti delluomo di teatro Salvini. Scopriamo il Salvini scenografo:
dapprima allievo apprendista di Virgilio Marchi, poi braccio destro del
drammaturgo siciliano con il quale ha dato vita a una serie di scenografie
interpretative i cui numerosi bozzetti sono in buona parte riprodotti in volume.
Segue il Salvini regista teatrale: dalla citata collaborazione con Reinhardt,
che gli aprì un orizzonte sulla scena tedesca, alle regie goldoniane e shakespeariane,
come il Romeo e Giulietta del 1937 con Memo Benassi, dal sapore reinhardtiano, di cui si conserva il
copione. E ancora il Salvini regista cinematografico che tra il 1937 e il 1955 realizza
ben sei film, progettandone alcuni rimasti nel cassetto. Un breve focus si
concentra anche su un potenziale Salvini letterato, o meglio sui suoi tentativi
di approccio alla poesia e al romanzo.
Non
mancano documenti che ricostruiscono il rapporto dellartista fiorentino con le
grandi personalità del tempo: le collaborazioni con pittori e scenografi come Giorgio
De Chirico e Mario Sironi, con il direttore dorchestra Tullio
Serafin, con lattore Benassi;
ma anche la corrispondenza con autorità, impresari e teatri (si pensi allo scambio
di lettere con il Comitato Permanente per le rappresentazioni classiche nel Teatro
Olimpico di Vicenza). A questo aspetto della sua vita offre un contributo notevole
il ricco apparato iconografico, distribuito omogeneamente a corredo dei diversi
contributi in volume. La ricognizione fotografica sul fondo Salvini, che ha
rilevato la presenza di più di millecinquecento fotografie tra istantanee di
scena, immagini documentarie o promozionali, album, reportage e ritratti, è
affidata a Samantha Marenzi e riproposta per casi specifici.
Concludono
il volume una voce biografica firmata dalla curatrice Cavaglieri, ventidue
tavole a colori di soggetti selezionati tra i vari materiali del fondo e gli Apparati, che registrano la cronologia degli
spettacoli teatrali e delle regie cinematografiche.
In
breve, il volume contribuisce ad arricchire notevolmente la storiografia
teatrale del primo Novecento, colmando non solo una vistosa lacuna che lasciava
orfano di una biografia artistica questo «alfiere del teatro moderno» (p. 164),
ma portando allattenzione degli studiosi un periodo storico teatrale su cui
molto è ancora da dire.
di Giulia Bravi
|
|