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La forza del destino de La Fura dels Baus al Maggio Musicale Fiorentino Teatro

Il buco nero spazio-temporale, la metafisica di David Lewis, i vaticini di Einstein sulla quarta guerra mondiale combattuta con bastoni e pietre: c’è un po’ troppo in questa Forza del destino targata La Fura dels Baus, il cui allestimento al limite del kitsch non contribuisce certo a snellire il già pasticciato drammone verdiano. Il sodalizio tra il Maggio Musicale Fiorentino e il gruppo spagnolo capitanato da Carlus Padrissa, che aveva dato esiti stupefacenti circa una quindicina di anni fa con il Ring wagneriano, stavolta non convince. Non solo perché Verdi non è Wagner. Non solo perché certe soluzioni scenografiche ed effettistiche sembrano più pretestuose che dettate da vere esigenze drammaturgiche, tanto da rendere necessario il supporto di didascalie esplicative a uso e consumo dello spettatore. Ma anche perché l’armamentario estetico-tecnologico profuso a piene mani sotto la supervisione di Franc Aleu è rimasto fermo a qualche lustro fa: nell’era del 3D e della realtà aumentata gli ologrammi e le interpolazioni video in loop spalmati sul palcoscenico per tutti i quattro atti si guardano un po’ con la stessa mestizia con cui si vedrebbe oggi la riproposizione degli effettacci splatter di un B-movie degli anni Settanta. Una sensazione rafforzata dai costumi grossier di Chu Uroz: da quelli prevedibilmente futuristici del secondo e terzo atto al tripudio di ossa, pelli e pellicce dei cavernicoli dell’ultimo, che vorrebbero evocare atmosfere da 2001 Odissea nello spazio ma che sortiscono solo un involontario effetto parodico.

Musicalmente il mostro sacro Zubin Mehta porta a termine il suo compito con correttezza ma forse con una bacchetta un po’ troppo compassata, tanto che in qualche parte l’opera risulta poco brillante e perfino soporifera (meglio la prima parte della seconda). Notevole il cast vocale: trionfa la Leonora di Saioa Hernández, con la sua estensione sicura e la buona presenza scenica. Più discontinuo Roberto Aronica nel ruolo di Alvaro, mentre sorprende il pubblico, tanto da essere premiato con applausi a scena aperta, il giovane baritono mongolo Amartuvshin Enkhbat, dalla voce pastosa e potente. Annalisa Stroppa nella parte di Plautilla si segnala per la disinvoltura scenica e la verve danzereccia da far invidia alle migliori popstar mondiali, mentre tra i comprimari una menzione speciale va all’espressivo Padre Guardiano del veterano Ferruccio Furlanetto.

Spazio ora all’atteso Ritorno di Ulisse in patria di Monteverdi per la regia di Robert Carsen, promettente allestimento di questa cinquantatreesima edizione del Maggio Musicale Fiorentino che per l’occasione si trasferisce al Teatro della Pergola (date: 28 e 30 giugno, 3 e 8 luglio). 

Gianluca Stefani

 

La forza del destino

Melodramma in quattro atti di Francesco Maria Piave
[e Antonio Ghislanzoni]
Musica di Giuseppe Verdi

Maestro concertatore e direttore Zubin Mehta

Regia Carlus Padrissa

Scene Roland Olbeter

Costumi Chu Uroz

Luci e video Franc Aleu

Artisti

Donna Leonora Saioa Hernández

Don Alvaro Roberto Aronica 

Don Carlo di Vargas Amartuvshin Enkhbat

Preziosilla Annalisa Stroppa

Padre Guardiano Ferruccio Furlanetto

Fra Melitone Nicola Alaimo

Il marchese di Calatrava Alessandro Spina

Mastro Trabuco Leonardo Cortellazzi

Curra Valentina Corò

Un alcade Francesco Samuele Venuti

Un chirurgo Roman Lyulkin


Coro e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

Solisti del Coro Ferruccio Finetti, Leonardo Melani, Luca Tamani


Allestimento Teatro del Maggio Musicale Fiorentino




 
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Replica vista il 19 giugno 2021

Consulta la pagina del sito ufficiale del Maggio Musicale Fiorentino


 
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