Dopo
lapprovazione dellultimo dpcm sulle misure di contrasto alla pandemia e di prevenzione del
contagio – che finalmente autorizza la riapertura di musei e luoghi di
cultura –, lo
spettacolo dal vivo sta lentamente ripartendo, tra non poche difficoltà e
incertezze, ma con tanto entusiasmo e voglia di fare; pronto a trovare «nuova
energia artistica e civile per rimettere il teatro, la danza, la musica fra le
cose che valgono la pena di essere vissute assieme».Questo
lauspicio con cui Franco DIppolito
ha avviato la conferenza stampa di presentazione del programma del Teatro
Metastasio di Prato, uno tra i primi pronti a “esserci, di nuovo”. In
calendario sei spettacoli, cinque nuove produzioni e due ospitalità per il
periodo che va dal 6 maggio al 20 giugno prossimi. Ad accoglierli gli spazi del
Met e del Fabbricone, che già lo scorso settembre erano stati ridisegnati per
rispondere alle nuove norme sulla sicurezza.
La stagione si apre con una nuova creazione di Aterballetto, Don Juan, pensata dal coreografo Johan Inger per sedici danzatori che, attraverso il movimento, restituiranno
le emozioni e la solitudine del leggendario seduttore (6-9 maggio). A seguire Le nozze, un “lavoro grottesco” diretto
da Claudio Morganti attorno
allomonimo dramma di Čechov (11-16 maggio), e Domani
è un altro giorno di Ron Hutchinson, che racconta il “dietro le quinte” di
un capolavoro cinematografico come Via col vento (20-23 maggio). Maggio
si chiude con Ottantanove, in cui Elvira
Frosini e Daniele Timpano si
interrogano su cosa resta oggi della Rivoluzione francese, un evento che ha
cambiato lEuropa (27-30 maggio). Il
mese di giugno si apre con Misericordia,
scritto e diretto da Emma Dante: triste racconto della fragilità delle donne e della loro disperata e
sconfinata solitudine (3-6 giugno). A seguire una drammaturgia di Francesco Maria Asselta e Michele Sinisi ispirata a La grande abbuffata di Marco Ferreri. La
storia di quattro amici che si rinchiudono in una villa decisi a suicidarsi
mangiando e bevendo fino alla morte diventa potente allegoria di una società
incentrata sul consumo, abituata a divorare tutto. Insieme al drammaturgo
Francesco Maria Asselta, il regista opera una riscrittura del testo indagando
sul rapporto fra un sistema tuttora votato allabbuffata indiscriminata (di
informazioni, di prodotti, di opinioni, di fatti senza soluzione di continuità)
e il corpo come organismo in grado di riprendere possesso del presente tornando
alla sua esistenza fisiologica (17-20 giugno).
di
Lorena Vallieri
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