Nato dalla ferma volontà degli eredi, il volume
racchiude una serie di contributi utili a definire e inquadrare il rapporto tra
il cinema e Leonardo Sciascia, binomio tra i più ricorrenti del secondo
Novecento italiano. Innumerevoli e celebri, infatti, le pellicole ispirate ai
suoi lavori letterari, un po come per autori del calibro di Anton Čechov,
Joseph Conrad ed Henry James. Meno conosciuto, invece, il corpus di scritti per
e sul cinema dello scrittore di Racalmuto, cinefilo incallito sin dalla sua
formazione scolastica a Caltanissetta negli anni Trenta. Il filologo Paolo
Squillacioti ha curato per Adelphi ledizione di tutte le sue opere inserendo,
nella presente, scritti inediti e dispersi comparsi su giornali come «LEspresso», «Lora», «Paese sera», «Tempo», nonché su riviste di settore come «Cinema Nuovo». La
prima parte (Tre inediti per il cinema) è dedicata a un tris di soggetti non realizzati proposti
rispettivamente a Carlo Lizzani, Lina Wertmüller e Sergio
Leone. Il primo, intitolato Vedova della mafia, ha al centro una
donna impegnata a lottare contro la malavita organizzata per vendicarsi delluccisione
del figlio. La questione dellassociazione criminale in Sicilia è fortemente
sentita dallo scrittore, a tal punto da riproporla in varie opere come, ad
esempio, Il giorno della civetta (1961). Anche nel soggetto pensato per Wertmüller
ritorna la figura femminile, testimone involontaria e «protagonista di una
possibile incrinatura nel muro dellomertà mafiosa» (p. 151). Il terzo soggetto,
da affidare a Leone, inizia con lincipit «Questo non è un racconto» (p.
33) che conferisce il titolo alla raccolta. La
sezione Sul cinema pone lattenzione su vari aspetti della settima arte:
sul rapporto tra le scritture cinematografiche e leditoria, sulla lettura di
determinate pellicole uscite in sala e sulla situazione del cinema tra anni
Sessanta e Settanta (da segnalare il commovente omaggio a René Clair).
Interessante anche laccento posto sullaspetto divistico di attori e registi,
come Clara Bow, Buster Keaton, Rodolfo Valentino ed Eric
von Stroheim. Infine, in Dai libri al film, Sciascia affronta la
questione degli adattamenti cinematografici delle proprie opere: in particolare
quelle trasposte da Francesco Rosi, Elio Petri e Gianni Amelio.
Ne I ragazzi di via Panisperna (1988) di questultimo, vi ritrova «una sostanziale fedeltà allidea per cui
quattordici anni fa ho scritto il racconto» (p. 137). Inoltre, emergono in queste pagine considerazioni
sui concetti di romanzo e racconto, di soggetto e sceneggiatura, di
verosimiglianza e fedeltà pedissequa. Chiudono
il volume le Note al testo in
cui Squillacioti segnala preziosi riferimenti bibliografici al fine di
approfondire ulteriormente una figura di così inesauribile intelligenza e acume.
«Il filo rosso che attraversa questo libro è il ricordo: del cinema della
giovinezza, di atmosfere irripetibili, e di attori e registi che se nerano
andati, lasciando come traccia indelebile la loro immagine sullo schermo» (p.
158). di
Giuseppe Mattia Indice TRE
INEDITI PER IL CINEMA Per
Carlo Lizzani Per
Lina Wertmüller Per
Sergio Leone SUL
CINEMA Due
immagini del cinema Tecnica
dellerotismo Dal
soggetto al film I
miti del cinema Da
uomo classico a uomo decadente Germi:
un ragguaglio arretrato Personaggi
e interpreti Antonioni,
Bergman, Pasolini Quando
il cinema non parlava Il
difficile e limpossibile Con
lui si rideva come tra fratelli Il
congedo da Clair, unultima ironica sequenza I
pensionati della memoria Lalfabeto
delle stelle Lufficiale
von Stroheim maschera di nostalgia Quel
falso mito di Giuliano Angelo
Muscio e il comico Io
mi ricordo… DAI
LIBRI AI FILM Non
rinnego nemmeno una virgola Un
conato di morte Il
mio Todo modo e quello del film Le
istituzioni non vanno vilipese. A patto che ci siano Caccia
alle streghe Ho
ritrovato il mio Majorana Note
al testo di
Paolo Squillacioti
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