Leonardo Sciascia, «Questo non è un racconto». Scritti per il cinema e sul cinema, a cura di Paolo Squillacioti, Milano, Adelphi, 2021
Nato dalla ferma volontà degli eredi, il volume racchiude una serie di contributi utili a definire e inquadrare il rapporto tra il cinema e Leonardo Sciascia, binomio tra i più ricorrenti del secondo Novecento italiano. Innumerevoli e celebri, infatti, le pellicole ispirate ai suoi lavori letterari, un po' come per autori del calibro di Anton Čechov, Joseph Conrad ed Henry James. Meno conosciuto, invece, il corpus di scritti per e sul cinema dello scrittore di Racalmuto, cinefilo incallito sin dalla sua formazione scolastica a Caltanissetta negli anni Trenta. Il filologo Paolo Squillacioti ha curato per Adelphi l'edizione di tutte le sue opere inserendo, nella presente, scritti inediti e dispersi comparsi su giornali come «L'Espresso», «L'ora», «Paese sera», «Tempo», nonché su riviste di settore come «Cinema Nuovo».
La prima parte (Tre inediti per il cinema) è dedicata a un tris di soggetti non realizzati proposti rispettivamente a Carlo Lizzani, Lina Wertmüller e Sergio Leone. Il primo, intitolato Vedova della mafia, ha al centro una donna impegnata a lottare contro la malavita organizzata per vendicarsi dell'uccisione del figlio. La questione dell'associazione criminale in Sicilia è fortemente sentita dallo scrittore, a tal punto da riproporla in varie opere come, ad esempio, Il giorno della civetta (1961). Anche nel soggetto pensato per Wertmüller ritorna la figura femminile, testimone involontaria e «protagonista di una possibile incrinatura nel muro dell'omertà mafiosa» (p. 151). Il terzo soggetto, da affidare a Leone, inizia con l'incipit «Questo non è un racconto» (p. 33) che conferisce il titolo alla raccolta.
La sezione Sul cinema pone l'attenzione su vari aspetti della settima arte: sul rapporto tra le scritture cinematografiche e l'editoria, sulla lettura di determinate pellicole uscite in sala e sulla situazione del cinema tra anni Sessanta e Settanta (da segnalare il commovente omaggio a René Clair). Interessante anche l'accento posto sull'aspetto divistico di attori e registi, come Clara Bow, Buster Keaton, Rodolfo Valentino ed Eric von Stroheim. Infine, in Dai libri al film, Sciascia affronta la questione degli adattamenti cinematografici delle proprie opere: in particolare quelle trasposte da Francesco Rosi, Elio Petri e Gianni Amelio. Ne I ragazzi di via Panisperna (1988) di quest'ultimo, vi ritrova «una sostanziale fedeltà all'idea per cui quattordici anni fa ho scritto il racconto» (p. 137). Inoltre, emergono in queste pagine considerazioni sui concetti di romanzo e racconto, di soggetto e sceneggiatura, di verosimiglianza e fedeltà pedissequa.
Chiudono il volume le Note al testo in cui Squillacioti segnala preziosi riferimenti bibliografici al fine di approfondire ulteriormente una figura di così inesauribile intelligenza e acume. «Il filo rosso che attraversa questo libro è il ricordo: del cinema della giovinezza, di atmosfere irripetibili, e di attori e registi che se n'erano andati, lasciando come traccia indelebile la loro immagine sullo schermo» (p. 158).
di Giuseppe Mattia
Indice
TRE INEDITI PER IL CINEMA
Per Carlo Lizzani
Per Lina Wertmüller
Per Sergio Leone
SUL CINEMA
Due immagini del cinema
Tecnica dell'erotismo
Dal soggetto al film
I miti del cinema
Da uomo classico a uomo decadente
Germi: un ragguaglio arretrato
Personaggi e interpreti
Antonioni, Bergman, Pasolini
Quando il cinema non parlava
Il difficile e l'impossibile
Con lui si rideva come tra fratelli
Il congedo da Clair, un'ultima ironica sequenza
I pensionati della memoria
L'alfabeto delle stelle
L'ufficiale von Stroheim maschera di nostalgia
Quel falso mito di Giuliano
Angelo Muscio e il comico
Io mi ricordo…
DAI LIBRI AI FILM
Non rinnego nemmeno una virgola
Un conato di morte
Il mio Todo modo e quello del film
Le istituzioni non vanno vilipese. A patto che ci siano
Caccia alle streghe
Ho ritrovato il mio Majorana
Note al testo di Paolo Squillacioti