Sulla
sovraccoperta di questo volume è riprodotto un interessante dettaglio di una
tela di Jan van Eyck. I panneggi del piviale dellarcangelo Gabriele e
del velo di Maria si adagiano sulle formelle di un pavimento decorato sul
soggetto di episodi veterotestamentari: le storie di Sansone e Dalila, Sansone abbatte il tempio, Sansone uccide i filistei, Davide e Golia, la Morte di Assalonne, la Morte di Abimelech. Prive di colori, definite da un tratto quasi
abbozzato e da una prospettiva intuitiva, queste scene occupano lo spazio che
sostiene, dal fondo di un antico passato, l Annunciazione (1434-1436)
dellangelo alla Vergine. Simbologie allusive, che con il sovrapporsi di piani
di profondità e laccostamento di stili figurativi differenti permisero a pittori
del Rinascimento di riprodurre sculture, rilievi, vetrate, affreschi contemporanei
e precedenti, ampliando il potenziale di comunicazione delle loro opere e dando
prova del proprio talento nel citare creazioni di maestri apprezzati.
A casi analoghi di Renaissance
Metapainting sono dedicati i contributi di questa pubblicazione, nei quali si
valutano alcuni episodi italiani e fiamminghi della fase aurorale di tale
fenomeno – i secoli XIV e XV –, non ancora fatta oggetto di indagini
sistematiche. Se già nel 1964 André Chastel aveva sottolineato come la
riproduzione di un Tableau dans le tableau (Berlin, Mann, 1964) fosse stato uno dei mezzi con
cui gli artisti affermarono la consapevolezza dellimportanza del proprio
operato tra Quattro e Novecento, solo nel 1993 fu illustrato da Klaus Krüger
(Mimesis als Bildlichkeit des Scheins. Zur Fiktionalitat religioser
Bildkunst im Trecento, Berlin, Akademie, 1993) come già nel Trecento
italiano la riproduzione di architetture e opere darte nei dipinti potesse
assumere significati simbolici e suggerire allosservatore lesercizio di
alcune pratiche devozionali. Wolfgang Kemp nel 1995 ne sondò le declinazioni
nelle opere di van Eych e di Mantegna (in Praktische
Bildbeschreibung. Űber Bilder in
Bilden, Besonders bei Van Eych und Mantegna, Munich, Fink, 1995). I testi di questi
tre studiosi vengono qui pubblicati per la prima volta in traduzione inglese da
Péter Bokody e Alexander Nagel, autori anche dellintroduzione al
volume, insieme a otto nuovi saggi apprezzabili per la varietà di metodologie
adottate e per il loro focus sul primo Rinascimento, che colma un vuoto
storiografico.
Robert Brennan esamina gli
affreschi di Giusto de Menabuoi per la Cappella Conti nella Basilica di
SantAntonio a Padova (1382), riconoscendovi quattro occasioni di metapittura
nelle scena della vita del beato Luca Belludi; linclusione di ritratti
dei protagonisti delle vicende politiche padovane di fine Trecento; le
similarità e le divergenze nel disegno delle aureole secondo i canoni
prospettici proposti da Giotto nella Cappella degli Scrovegni; il
raffronto tra le diverse volumetrie degli idoli pagani e delle croci astili dei
cristiani; la raffigurazione di san Luca nellatto di ritrarre Maria e il Bambino,
iconografia che suggerì a numerosi pittori forme di celebrazione e
autorappresentazione del proprio operato nel Quattrocento.
Sulla ricezione da parte di Taddeo
Gaddi, Niccolò di Tommaso, Lorenzo Monaco, Ambrogio
Lorenzetti della lezione di Giotto riguardo alla riproduzione in affreschi
di architetture adorne di statue e vetrate si sofferma Péter Bakody;
mentre Erik Eising e Nicolas Herman esplorano come la citazione
di quadri e retabli in tele e codici miniati fiamminghi destinati al mercato
dei Paesi Bassi offrisse agli artisti locali loccasione per un aggiornamento
sui canoni figurativi elaborati nellEuropa del Mediterraneo.
Anna Degler, partendo
dallanalisi del caso degli occhi di Santa Lucia colti come un fiore nel
polittico Griffoni di Francesco del Cossa, illustra come alcuni pererga
che arricchirono le tele del maestro riproducessero curiosità custodite nelle
collezioni estensi, delle quali la copia in pittura divenne unabilità apprezzata
degli artisti dellofficina ferrarese. Beate Fricke legge nel Cristo
come Uomo dei dolori di Albrecht Dürer lo sforzo di superare i
limiti della pittura nel contenere i dolori fisici e metafisici nella
bidimensionalità della tela, dal cui fondo, scuro e luminoso a un tempo, il
Salvatore si protende da un antro tetro spalancato su una parete dorata verso
losservatore.
Sullinteresse di Leonardo, Fra
Bartolomeo, Raffaello per le icone bizantine circolanti nellItalia
dellinizio del Cinquecento si sofferma Nagel, proponendo un ampliamento del
catalogo dei modelli di tali pittori in una prospettiva arcaizzante, inusuale
rispetto alle linee della consolidata storiografia artistica. Due tele di Jan
Gossart – La Vergine e il Bambino e il San Luca ritrae la Vergine
– sono al centro del contributo di Shira Brisman, che riflette su come
unimmagine sacra potesse alludere ai principi fondativi della propria elaborazione.
In particolare, si esamina il caso della preghiera Ave Sanctissima, più
volte musicato e recitato dai fedeli per volontà di papa Sisto IV a partire dal
1477, dove Maria rifulge in sole consacrando una diffusa iconografia
rinascimentale di cui lautrice studia numerose occorrenze.
La lettura di questa pubblicazione è di
grande utilità per quanti si occupano di iconografia e iconologia e della
ricezione delle opere darte presso il pubblico quattrocentesco italiano e
fiammingo. Le numerose tavole ad alta risoluzione, gli indici e una ricca
bibliografia internazionale ne fanno uno strumento importante di aggiornamento
scientifico e di preziosa educazione allindagine del significato delle
immagini nel Rinascimento.
di Claudio Passera
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