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Between the Tracks: Musicians on Selected Electronic Music

A cura di Miller Puckette e Kerry L. Hagan

Cambridge (MA) and London, The MIT Press, 2020, 298 pp., $ 40,00
ISBN 978-0-262-53930-2

La raccolta curata dal pioniere dell’informatica musicale Miller Puckette e dalla compositrice e ricercatrice Kerry L. Hagan indaga esperienze che esulano dal “canone” della musica elettronica. I contributi sono stati commissionati per lo più a studiosi e studiose che coniugano ricerca accademica e pratica artistica, chiamati a selezionare brani di artisti sonori scarsamente riconosciuti, da analizzare secondo le proprie metodologie. Il volume offre mirati approfondimenti su musicisti e musiciste che operano in campi sottorappresentati nel paradigma elettronico consolidato.

Yvette Janine Jackson si concentra su Same Sun (2016), composizione dell’artista egiziana Jacqueline George basata su registrazioni ambientali effettuate al Cairo. La studiosa introduce il concetto di narrative soundscape composition cui associa un modello interpretativo che evidenzia il modo in cui le esperienze personali, della compositrice come degli ascoltatori, contribuiscono a conferire significato all’opera. La pratica del paesaggio sonoro emerge come forma di attivismo sociale.

Valentina Bertolani affronta la partitura di Ice Creek (2018) della canadese Gayle Young, mettendo in luce i processi decisionali che configurano il testo come un sistema generatore di scelte performative estemporanee. Ibridando elementi che appartengono alla composizione musicale tout court con un approccio più vicino alle forme dell’installazione site-specific, Young costruisce uno spazio di dialogo intimo, senza gerarchie, fra autrice e performer.

A una pioniera della soundscape composition è dedicato il saggio di Leigh Landy, che propone un’analisi di Beneath the Forest Floor (1992) di Hildegard Westerkamp. Lo studioso esamina il brano dalla prospettiva della propria esperienza di ascolto, mettendo in evidenza tanto alcuni aspetti puntuali (come l’equilibrio tra registrazioni ambientali e la loro trasformazione elettroacustica) quanto la drammaturgia complessiva per come questa si costruisce nel circuito di intenzione e ricezione.

Miller Puckette fa luce sul contributo dato dal pioniere della computer music Charles Dodge al riconoscimento delle potenzialità musicali della sintesi vocale. Con i suoi Speech Songs, realizzati presso i Bell Laboratories nei primi anni Settanta, Dodge ha ottenuto risultati fondamentali non soltanto di natura tecnica (peraltro stimolando le cruciali ricerche dello stesso Puckette), ma anche poetica, mettendo in questione lo statuto della liveness e il rapporto fra natura e artificio.

Nello stesso periodo, presso l’Electronic Music Studio di Stoccolma, Knut Wiggens metteva a punto l’innovativo software Music Box e sperimentava le possibilità di un approccio object-oriented al linguaggio informatico per la composizione producendo cinque studi: concentrandosi sul primo di questi, Sommarmorgon (1972), Jøran Rudi ne rivela le strategie compositive al crocevia fra processi algoritmici e stocastici.

Ancora tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, Salvatore Martirano dava vita alla SalMar Construction: un peculiare sistema musicale elettronico ibrido (digitale-analogico) allestito presso la University of Illinois at Urbana-Champaign. Il performer David Rosenboom, allievo e poi collaboratore di Martirano, ne esamina l’architettura leggendo le scelte di design come decisioni propriamente compositive che, incarnando gli elementi di una specifica pratica creativa, configurano uno strumento altamente personale.

Margaret Anne Schedel ricostruisce la traiettoria professionale e creativa del compositore e informatico Bülent Arel, tra i fondatori del Columbia-Princeton Electronic Music Center e di altri importanti centri negli Stati Uniti e in Turchia. La studiosa analizza la Fantasy and Dance for Five Viols and Tape (1974), che combina magistralmente il suono del sintetizzatore Buchla 200 con gli strumenti rinascimentali in una trama polistilistica che riprende i complessi ritmi dell’Anatolia.

Marc Battier esamina Nuo Ri Lang del compositore cinese Zhang Xiaofu, opera ispirata alla spiritualità tibetana che ha avuto numerose versioni a partire dal 1996. Parallelamente, sono ripercorse le vicende della musica elettroacustica in Cina, evidenziando i significati connessi all’inclusione di elementi locali in un tessuto musicale che si basa su tecniche “di importazione”. Orizzonti analoghi sono indagati nel contributo della curatrice Hagan, che si concentra su Xi di Unsuk Chin, artista di origine sudcoreana che opera a Berlino: si discute criticamente la possibilità di interpretare come “non-asiatica” la musica spettrale di Chin, ovvero di rintracciare elementi che parlano di influenze sotterranee legate alle sue origini.

Alla performance multimediale Brokenheart (2007) di Anne La Berge è dedicato il contributo di Pamela Madsen, che ne ripercorre i presupposti e le differenti incarnazioni: è messo in evidenza il processo collaborativo di ri-creazione adottato dall’artista, nonché la sua estetica dell’improvvisazione guidata e l’uso peculiare delle tecnologie elettroniche.

Laura Zattra analizza Taras su tre dimensioni (1971) di Teresa Rampazzi, l’unico brano nel suo catalogo in cui la compositrice fa ricorso a tre tipologie di suoni: analogici, concreti e di sintesi. Il processo creativo è ricostruito attraverso la considerazione filologica e storica di fonti quali le diverse registrazioni del brano, scritti autografi e numerose comunicazioni orali dei collaboratori di Rampazzi raccolte negli anni da Zattra.

A chiudere il volume, sono chiamati in causa due nomi del grande canone della musica del secondo Novecento – Luciano Berio e Cathy Berberian. Juliana Snapper indaga la collaborazione creativa fra i due per Visage (1961), evidenziando come questa fosse basata su un rovesciamento dei processi compositivi consolidati: emerge in primo piano la agency della vocalist e performer, il cui contributo è stato a lungo ignorato o sottovalutato.

Nella grande varietà rappresentata nel volume, alcuni temi di fondo legano i contributi: i complessi assetti della creatività condivisa (Madsen, Snapper, Zattra); le tensioni transculturali fra Occidente e Oriente (Hagan, Battier); le pratiche del soundscape (Landy, Jackson, Bertolani); il rapporto fra sviluppi tecnologici e creativi (in particolare Rosenboom, Rudi, Schedel e Puckette).


di Giulia Sarno


Between the Tracks: Musicians on Selected Electronic Music

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