La raccolta curata dal pioniere
dellinformatica musicale Miller Puckette e dalla compositrice e
ricercatrice Kerry L. Hagan indaga esperienze che esulano dal “canone”
della musica elettronica. I contributi sono stati commissionati per lo più a studiosi e studiose che
coniugano ricerca accademica e pratica artistica, chiamati a selezionare brani
di artisti sonori scarsamente riconosciuti, da analizzare secondo le proprie metodologie.
Il volume offre mirati
approfondimenti su musicisti e musiciste che operano in campi
sottorappresentati nel paradigma elettronico consolidato.
Yvette Janine Jackson si
concentra su Same Sun (2016), composizione dellartista egiziana
Jacqueline George basata su registrazioni ambientali effettuate al Cairo. La
studiosa introduce il concetto di narrative soundscape composition cui
associa un modello interpretativo che evidenzia il modo in cui le esperienze
personali, della compositrice come degli ascoltatori, contribuiscono a
conferire significato allopera. La pratica del paesaggio sonoro emerge come
forma di attivismo sociale.
Valentina Bertolani
affronta la partitura di Ice Creek (2018) della canadese Gayle Young,
mettendo in luce i processi decisionali che configurano il testo come un
sistema generatore di scelte performative estemporanee. Ibridando elementi che
appartengono alla composizione musicale tout court con un approccio più
vicino alle forme dellinstallazione site-specific, Young costruisce uno
spazio di dialogo intimo, senza gerarchie, fra autrice e performer.
A una pioniera della soundscape
composition è dedicato il saggio di Leigh Landy, che propone
unanalisi di Beneath the Forest Floor (1992) di Hildegard Westerkamp. Lo
studioso esamina il brano dalla prospettiva della propria esperienza di ascolto,
mettendo in evidenza tanto alcuni
aspetti puntuali (come lequilibrio tra registrazioni ambientali e la
loro trasformazione elettroacustica) quanto la drammaturgia complessiva per
come questa si costruisce nel circuito di intenzione e ricezione.
Miller Puckette fa luce sul contributo dato dal pioniere della computer music Charles
Dodge al riconoscimento delle potenzialità musicali della sintesi vocale. Con i
suoi Speech Songs, realizzati presso i Bell Laboratories nei primi anni
Settanta, Dodge ha ottenuto risultati fondamentali non soltanto di natura
tecnica (peraltro stimolando le cruciali ricerche dello stesso Puckette), ma
anche poetica, mettendo in questione lo statuto della liveness e il
rapporto fra natura e artificio.
Nello stesso periodo, presso
lElectronic Music Studio di Stoccolma, Knut Wiggens metteva a punto linnovativo
software Music Box e sperimentava le possibilità di un approccio object-oriented
al linguaggio informatico per la composizione producendo cinque studi: concentrandosi
sul primo di questi, Sommarmorgon (1972), Jøran Rudi ne rivela
le strategie compositive al crocevia fra processi algoritmici e stocastici.
Ancora tra la fine degli anni
Sessanta e linizio dei Settanta, Salvatore Martirano dava vita alla SalMar
Construction: un peculiare sistema musicale elettronico ibrido
(digitale-analogico) allestito presso la University of Illinois at
Urbana-Champaign. Il performer David Rosenboom, allievo e poi
collaboratore di Martirano, ne esamina larchitettura leggendo le scelte di
design come decisioni propriamente compositive che, incarnando gli elementi di
una specifica pratica creativa, configurano uno strumento altamente personale.
Margaret Anne Schedel
ricostruisce la traiettoria professionale e creativa del compositore e
informatico Bülent Arel, tra i fondatori del Columbia-Princeton Electronic
Music Center e di altri importanti centri negli Stati Uniti e in Turchia. La
studiosa analizza la Fantasy and Dance for Five Viols and Tape (1974), che
combina magistralmente il suono del sintetizzatore Buchla 200 con gli strumenti
rinascimentali in una trama polistilistica che riprende i complessi ritmi
dellAnatolia.
Marc Battier esamina Nuo
Ri Lang del compositore cinese Zhang Xiaofu, opera ispirata alla
spiritualità tibetana che ha avuto numerose versioni a partire dal 1996. Parallelamente, sono
ripercorse le vicende della musica elettroacustica in Cina, evidenziando i
significati connessi allinclusione di elementi locali in un tessuto musicale che
si basa su tecniche “di importazione”. Orizzonti analoghi sono indagati nel contributo
della curatrice Hagan,
che si concentra su Xi di Unsuk Chin, artista di origine sudcoreana che
opera a Berlino: si discute criticamente la possibilità di interpretare come
“non-asiatica” la musica spettrale di Chin, ovvero di rintracciare elementi che
parlano di influenze sotterranee legate alle sue origini.
Alla performance multimediale Brokenheart
(2007) di Anne La Berge è dedicato il contributo di Pamela Madsen,
che ne ripercorre i presupposti e le differenti incarnazioni: è messo in
evidenza il processo collaborativo di ri-creazione adottato dallartista,
nonché la sua estetica dellimprovvisazione guidata e luso peculiare delle
tecnologie elettroniche.
Laura Zattra analizza Taras
su tre dimensioni (1971) di Teresa Rampazzi, lunico brano nel suo catalogo
in cui la compositrice fa ricorso a tre tipologie di suoni: analogici, concreti
e di sintesi. Il processo creativo è ricostruito attraverso la considerazione
filologica e storica di fonti quali le diverse registrazioni del brano, scritti
autografi e numerose comunicazioni
orali dei collaboratori di Rampazzi raccolte negli anni da Zattra.
A chiudere il volume, sono
chiamati in causa due nomi del grande canone della musica del secondo Novecento
– Luciano Berio e Cathy Berberian. Juliana Snapper indaga la
collaborazione creativa fra i due per Visage (1961), evidenziando come
questa fosse basata su un rovesciamento dei processi compositivi consolidati: emerge
in primo piano la agency della vocalist e performer, il cui contributo è
stato a lungo ignorato o sottovalutato.
Nella grande varietà rappresentata nel
volume, alcuni temi di fondo legano i contributi: i complessi assetti della
creatività condivisa (Madsen, Snapper, Zattra); le tensioni transculturali fra
Occidente e Oriente (Hagan, Battier); le pratiche del soundscape (Landy,
Jackson, Bertolani); il rapporto fra sviluppi tecnologici e creativi (in
particolare Rosenboom, Rudi, Schedel e Puckette).
di Giulia Sarno
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