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Theaterheute, Nr. 12, Dezember 2020


64 pp., euro 17,00
ISSN 0040 5507

Nel Debatte, con cui si apre questo numero di «Theaterheute», sono sollevate nodose questioni legate agli effetti del cosiddetto secondo lockdown e che riguardano soprattutto le ricadute economiche e la precarietà dei progetti artistici dei teatri tedeschi. In merito espongono il disagio culturale e organizzativo autorevoli rappresentanti della scena tedesca: Sonja Anders (Staatstheater di Hannover), Andreas Beck (Residenztheater di Monaco), Joachim Beck e Joachim Lux (Thalia Theater di Amburgo), Joachim Klement (Staatsschauspiel di Dresda), Carena Schlewitt (Europäisches Zentrum der Künste di Hellerau), Thomas Ostermeier (Schaubühne di Berlino), Dagmar Schlingmann (Staatstheater di Braunschweig), Markus Müller (Staatstheater di Magonza), Ulrich Khuon (Deutsches Theater di Berlino), Matthias Pees (Künsterhaus Mousinturm di Francoforte), Karin Beier (Deutsches Schauspielhaus di Amburgo), Enrico Lübbe (Schauspiel di Lipsia), Amelie Deuflhard (Kampnagel di Amburgo).

La sezione Aufführungen, in cui sono raccolte le recensioni degli spettacoli principali recentemente prodotti in area tedesca, si apre con Zdenek Adamec di Peter Handke. Si tratta di una sorta di omaggio al diciottenne che nel marzo 2003 si è cosparso di benzina e poi si è dato alle fiamme nella praghese piazza Venceslao. L’allestimento del Deutsches Theater di Berlino si avvale della regia di Jossi Wieler e di una qualificata compagnia formata da Marcel Kohler, Linn Reusse, Lorena Handschin, Felix Goeser, Regine Zimmermann e Bernd Moss.

Und sicher ist mit mir die Welt verschwunden è il titolo della novità di Sibylle Berg rappresentata da Sebastian Nübling al Maxim Gorki Theater: la denuncia della trasformazione dell’individuo in consumatore propria del capitalismo è sviluppata da una serie di storie contemporanee raccontate da quattro donne (Katja Riemann, Svenja Liesau, Vidina Popov e Anastasia Gubareva). Ci si trasferisce al Thalia Theater di Amburgo per dare notizia di due produzioni di rilievo. Stefan Pucher firma la regia dello shakespeariano Maß für Maß, testo adattato da Thomas Melle alla nostra contemporaneità con l’inserimento di molti richiami al Covid-19: tra gli interpreti principali spiccano Jirka Zette, Lisa Hagmeister, Lisa-Maria Sommerfeld, Johannes Hegemann. Network è il titolo dello spettacolo ricavato dall’omonimo film di Sidney Lumet del 1975 (la drammaturgia è di Lee Hall): trasferito in scena da Jan Bosse, attualizza, con comicità e umorismo, la denuncia satirica dell’inconsistenza comunicativa dei mass-media.

Il tema della rivolta attraversa le proposte del Residenztheater di Monaco, a partire dalla messinscena di Dantons Tod di Georg Büchner da parte di Sebastian Baumgarten che trasforma i protagonisti ribelli in uomini d’oggi smarriti e dai tratti simili a zombies isolati nelle stanze di un bordello. Di pregio la prova attoriale di Florian von Manteuffel, Nicola Kirsch, Liliane Amnat, Christoph Franken e Max Mayer. Ricavato dall’omonimo romanzo Einer gegen alle di Oskar Maria Graf per mano del regista Alexander Eisenach, il dramma presentato in prima assoluta intreccia la narrazione crudele di frammenti di vita durante il primo conflitto mondiale per poi denunciare il ricorso alla guerra come soluzione di imbarbarimento di una società. Elias Eilinghoff, Christian Erdt e Vincent Glander hanno recitato con toni crudi, a tratti esasperati. Infine c’è Der Preis des Menschen di Thiemo Strutzenberger che trae linfa dai sogni rivoluzionari vissuti ad Haiti nel 1804-1806 integrati da citazioni ricavate da Die Geheimnisse von Lissabon di Camilo Castelo Branco. Juliane Köhler, Barbara Horvath e Michael Wächter ne sono stati i principali, applauditi interpreti.

Aufführungen si conclude a Vienna. Il palcoscenico dell’Akademietheater ha ospitato la messinscena di Der Leichenverbrenner di Franzobel, tratto dall’omonima novella di Ladislav Fucks. Ne è protagonista un tranquillo impiegato del crematorio di Praga poi stravolto nella sua solida identità dall’occupazione nazista. Firma la regia Nikolaus Habjan che si avvale di un gruppo di bravi attori, alcuni dei quali indossano maschere lugubri, tra i quali Michael Maertens e Dorothee Hartinger.

Al Burgtheater Itay Tiran si è confrontato con Mein Kampf, capolavoro di George Tabori ambientato a Vienna all’inizio del Novecento dove si incontrano uno squattrinato libraio europeo che sogna di scrivere un romanzo sul senso della vita e il giovane Hitler giunto nella capitale per sostenere l’esame di ammissione all’Accademia delle Belle Arti. Al successo dell’allestimento ha contribuito Marcel Heapermans nella difficile parte del futuro Führer. Nello stesso teatro Barbara Frey ha realizzato la messinscena di Automatenbüffet, commedia scritta dalla viennese Anna Gmeyner nel 1932 poco prima della fuga per evitare la persecuzione nazista. Tra i tanti interpreti si segnalano Katharina Lorenz, Robert Reinagl, Daniel Jesch, Maria Happel.

In Szene Corona si leggono i punti salienti di una tavola rotonda organizzata da «Theaterheute» cui hanno partecipato Lina Beckmann, Charly Hübner, attori dello Schauspielhaus di Amburgo. Vi si discutono gli effetti del Coronavirus sulla recitazione e sulla drammaturgia scenica considerato, per esempio, l’obbligo di mantenere un metro e mezzo di distanza sul palcoscenico.

Il testo del mese è Mutter Vater Land di Akin Emanuel Şipal, che si legge in versione integrale nella sezione Das Stück. Nell’intervista, l’autore classe 1991 spiega il suo percorso formativo, i rapporti con il Nationaltheater di Mannheim e lo Stadttheater di Brema, per poi approfondire contenuti e caratteristiche dell’opera in questione.

Le pagine di Bücher sono dedicate alle recensioni di alcune novità editoriali legate allo spettacolo: C. Schlingensief, Kein falsches Wort jetzt. Gespräche, a cura di A. Laberenz, Köln, Kiepenheuer & Witsch, 2020; Der fremde Blick. Roberto Ciulli und das Theater an der Ruhr, a cura di A. Wewerka e J. Tinius, Berlin, Alexander, 2020; C. Nußbaumeder, Die Unverhofften, Berlin, Edition Suhkamp, 2020; A. Akhtar, Homeland Elegien, Berlin, Claassen, 2020; P.W. Marx, Macht| Spiele. Politisches Theater seit 1919, Berlin, Alexander, 2020; L. Schiel, Sex als Performance. Theaterwissenschaftliche Perspektiven auf die Inszenierung des Obszönen, Bielefeld, Transcript, 2020; H. Müller, Der amerikanische Leviathan, a cura di F.M. Raddatz, Berlin, Suhrkamp, 2020.



di Massimo Bertoldi


Theaterheute, Nr. 12, Dezember 2020

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