Da
tempo gli studi teatrali hanno assegnato a Carlo
Goldoni un importante ruolo nella rifondazione settecentesca dello statuto
del “drammaturgo”, inteso come professionista in grado di coniugare le «funzioni
autoriali» con le «prestazioni di “concertatore” quando non addirittura di protoregista»
(A. Scannapieco, Comici & Poeti,
Venezia, Marsilio, 2019, p. 13). Una nozione imprescindibile che è alla base anche
di quel concetto di officina sperimentale
goldoniana proficuamente indagato da Giulia
Tellini in una prospettiva multilineare, in cui la storia degli attori tracciata
da Siro Ferrone si integra con la
complessa dialettica tra scrittoio, scena e torchio più volte esplorata anche
dai più recenti studi letterari. Lobiettivo
è puntato sullultimo biennio di Goldoni al teatro SantAngelo di Venezia – dal
febbraio 1751 al febbraio 1753 –, quando lavvocato-poeta compose diciassette commedie
nuove per la compagnia di Girolamo
Medebach. Trait dunion di quella
cospicua produzione la presenza in scena della servetta Maddalena Facchinetti Marliani alias
Corallina, moglie del compagno di troupe
Giuseppe Marliani. Ripercorrendo la «traiettoria
attoriale» di Corallina (p. 9), Tellini sceglie di “catalogare” le commedie goldoniane
in cinque blocchi, seguendo i mutamenti di peso e di funzione drammaturgica dellattrice
nel progetto goldoniano. Dalla “trilogia della Marliani in prova” (La donna volubile, I pettegolezzi delle donne e Il
Moliere), che coincide con la prima fase di conoscenza tra il poeta di
compagnia e la giovane Maddalena, alla “pentalogia della Marliani protagonista”
(La gastalda, Le donne gelose, La serva
amorosa, La locandiera e La donna vendicativa), quando lattrice
giunge alla piena affermazione sulle scene. Dalla “tetralogia della commedia nella
commedia” (Lamante militare, Il trionfo della prudenza in Rosaura moglie
amorosa, La figlia obbiediente e I due Pantaloni), dove Corallina interpreta
trame “autonome” incastonate nellarchitettura della pièce, alla “trilogia della
Marliani a riposo” (Il marchese di Monte
Fosco, Le donne curiose e Luomo imprudente), con la servetta
orgogliosamente indipendente dai suoi tradizionali legami affettivi con
Arlecchino o Brighella. Per arrivare, infine, alla “trilogia di Corallina villain” (Il tutore, I puntigli
domestici e La donna vendicativa),
in cui lattrice assume il ruolo di crudele antagonista. Lindagine
sulla Marliani sposta il baricentro dellattenzione sulle dinamiche di
interpreti e sulle gerarchie dei ruoli nella compagnia Medebach, con tutto ciò
che vi ruota attorno: gli impresari, il circuito dei teatri commerciali, gli
orizzonti di attesa del pubblico. Senza tralasciare gli aspetti testuali del
Goldoni poeta, esplorati attraverso una lettura puntuale delle diciassette commedie
in cui non viene mai meno la consapevolezza che «la Commedia è Poesia da rappresentarsi, e non è difetto suo,
chella esigga, per riuscir perfettamente, de bravi Comici, che la
rappresentino, animando le parole col buon garbo duna azion confacevole» (C.
Goldoni, Lettera seconda dellautore allo
stampatore, Venezia, Bettinelli, 1750). È
un Goldoni, quello qui riproposto da Tellini, che, al di là di istanze
riformistiche o presunte tali, non procede per dogmi né fissa regole assolute, ma
persegue larte della concertazione, del compromesso, delladattamento, prestando
costantemente ascolto al parere dei suoi interpreti o alle risposte degli
spettatori paganti per rivedere e temprare una macchina drammaturgica in
divenire. Un uomo di teatro interessato più alla prassi che alla teoria; uno “sperimentatore”,
dedito di volta in volta a collaudare «nuove miscele, nuovi composti» (p. 12),
in attesa di conoscere il segreto della commedia perfetta.
di Gianluca Stefani
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