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Theaterheute, Nr. 10, Oktober 2020


72 pp., euro 17,00
ISSN 0040 5507

In apertura di questo numero di «Theaterheute» trovano ampio spazio i Festivals estivi dell’area tedesca che si sono svolti secondo le restrizioni legate al Coronavirus. Nel cartellone dei Festspiele di Salisburgo, giunti alla centesima edizione, figurano debutti di opere in musica come Elektra di Strauss per la regia di Krzysztof Warlikowski nella sala della Felsenreitschule, Così fan tutte a cura di Christof Loy e Don Giovanni nella versione di Teodor Currentzis.

Per quanto riguarda la prosa, spiccano Jedermann affidato all’estro di Michael Sturminger che si avvale di attori di qualità come il protagonista Lars Eidinger affiancato, tra gli altri, da Edith Clever, Mirco Kreibich, Angela Winkler. Vicino alla rappresentazione di questo dramma, che da sempre apre la rassegna austriaca, si segnala Everywoman di Milo Rau: monologo in parte dissacrante che riscrive il testo di Hofmannsthal da un punto di vista femminile, consegnandolo alle pregevoli abilità espressive di Ursina Lardi. Non è priva di interesse la messinscena dello shakespeariano Richard III da parte di Karin Henkel: l’attualizzazione dell’intreccio narrativo, soprattutto nelle manifestazioni della violenza, è stata ben interpretata da attori di qualità quali Lina Beckmann a Kristof Van Boven, da Sachiko Hara a Michael Weber. L’allestimento di Maria Stuart, novella biografica di Stefan Zweig, porta la firma di Martin Kušej, che guida Hanna Schygulla in una performance caratterizzata da tante sfumature vocali e gestuali di certosina precisione. Non passa inosservata Das Bergwerk zu Falun, commedia giovanile di Hofmannsthal diretta da Jossi Wieler e interpretata da André Jung, Moritz Kienemann, Marcel Kohler, Lea Ruckpaul, Hildegard Schmahl.

 

Anna Mülter, neodirettrice artistica del Festival Theaterformen 2020 di Braunschweig, imposta la nuova edizione proponendo, in formato on line, spettacoli teatrali interdisciplinari e multimediali. Emergono, tra tanti, la video installazione Thirst del lettone Voldemārs Johansons, Wanaset Yodit di Laila Soliman e Salt di Eko Supriyanto.

 

Impulse Festival festeggia trent’anni di attività con un formato ridotto ma ricco di proposte interessanti come Stricken di Magda Korsinsky dedicato alle donne afro-tedesche, la performance digitale Lob des Vergessens Teil 2 di Oliver Zahn, Es ist zu spät di e con Arne Vogelgesang.

 

L’ultima rassegna presa in considerazione è il Kunstfest di Weimar il cui cartellone propone artisti di primo piano: Falk Richter con Five Deleted Messages, amara riflessione sulle condizioni dell’attore al tempo del Covid; Theresia Walser con Unendliche Aussicht, sulla stessa tematica; Sivan Ben Yishai con Ich bin nicht bereit gerettet zu werden interpretato da Niko Eleftheriadis.

 

Nella sezione Neue Stücke si leggono le recensioni di spettacoli ricavati da testi inediti di autore contemporaneo. Paul oder im Frühling ging die Erde unter di Sibylle Berg, in scena al Kunstfest di Weimar, è la storia di un uomo solitario che riscopre sé stesso attraverso i ricordi giovanili, con protagonista Benny Claessens guidato dalla rigorosa regia di Ersan Mondtag. Reich des Todes è la novità di Rainald Goetz in scena al Deutsches Schauspielhaus di Amburgo: affidato alla cura scenica di Karin Beier e interpretato da Sebastian Blomberg e Holger Stockhaus, affronta il tema della violazione dei diritti umani e civili nella società contemporanea.

 

Si prosegue con la messinscena di Ode an die Freiheit, assemblaggio di opere schilleriane (Kabale und Liebe, Maria Stuart, Wilhelm Tell) ad opera del regista Antù Romero Nunes. Sul palco del Thalia Theater di Amburgo si sono esibiti con successo Paul Schröder, Thomas Niehaus, Lisa Hagmeister, Karin Neuhäuser, Sebastian Zimmler. Lo stesso teatro ha prodotto paradies fluten / hungern / spielen di Thomas Köck, prima parte della trilogia dedicata al clima incentrata sulla storia del capitalismo e il suo eccessivo sfruttamento della natura. Tra gli interpreti del testo allestito da Christopher Rüping spiccano Maike Knirsch e Björn Meyer.

 

Altre novità di rilievo caratterizzano la programmazione del Berliner Ensemble, a partire da Gott ist nicht Schüchtern tratto dall’omonimo romanzo di Olga Grjasnowa per mano della regista Laura Linnenbaum, con interpreti Cynthia Micas e Armin Wahedi. Si prosegue con Gott di Ferdinand von Schirach, dramma incentrato sul rapporto tra etica ed eutanasia recitato da Judith Engel, Josefin Platt, Ingo Hülsmann, Martin Rentzsch e Veit Schubert.

 

Nella programmazione del viennese Burgtheater si incontrano allestimenti tratti da riscritture di opere classiche. Das Leben ein Traum di Caldéron de la Barca è trasferita da Martin Kušej in un contesto contemporaneo crudo e cupo; gli attori principali sono Roland Koch, Julia Riedler, Franz Pätzold e Julia Riedler. Thomas Köck consegna al regista Lars-Ole Walburg il testo di Antigone - Ein requiem da Sofocle. Sul palcoscenico dell’Akademietheater si sono esibiti nei ruoli principali Dorothee Hartinger, Branko Samarovski, Sara Viktoria Frick, Markus Scheumann.

 

La sezione Aufführungen si chiude con la recensione dello shakespeariano King Lear di Johan Simon per lo Schauspielhaus di Bochum. L’allestimento trasforma il dramma feudale in dramma borghese lungo un percorso di una resa contemporanea attenta alle sfaccettature interiori dei personaggi che competono a Pierre Bokma nel ruolo del titolo, Anna Drexel (Cordelia), Mourad Baaiz, Michael Lippold, Stefan Hunstein, Steven Scharf.

 

In Nachruf si legge il profilo artistico di Werner Düggelin, prestigioso regista svizzero recentemente scomparso, anche direttore del teatro di Basilea dal 1968 al 1975. Nel suo repertorio si registrano importanti allestimenti allo Schauspielhaus di Zurigo ricavati da opere di Ben Jonson (Volpone nel 2010), di Beckett (Glückliche Tage, 2015), di Büchner (Lenz, 2018).

 

Le pagine di Akteure sono dedicate a James Graham, sceneggiatore, drammaturgo e librettista britannico, classe 1982, rivelatosi nel 2012 quando il Royal National Theatre gli commissionò This House, dopo che si era fatto apprezzare da pubblico e critica con Eden’s Empire (2006), Little Madam (2007) e Sons of York (2008). Di rilievo è anche il libretto del musical Finding Neverland (2014) ricavato dall’omonimo film con Johnny Depp.

 

Tanztheater si occupa diffusamente dell’eredità artistica lasciata da Pina Bausch, come emerge dal libro di Gabriel Klein, Pina Bausch und das Tanztheater Wuppertal (Bielefeld, Iranscripf Verlag, 2019), recensito dalla redazione di «Theaterheute».

 

Infine il testo del mese (Das Stück), che si legge in versione integrale, è Und sicher ist mir die Welt verschwunden di Sybille Berg.



di Massimo Bertoldi


Theaterheute, Nr. 10, Oktober 2020

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