Già
nel 1999 Siro Ferrone nel saggio Drammaturgia e sport
(«Drammaturgia», VI, 1999, pp. 5-14) evidenziava lo stretto legame tra i due
ambiti. Non stupisca quindi che si continui a indagare una relazione di
primaria rilevanza, tanto più evidente nel mondo antico: si pensi alle
Olimpiadi greche ma anche al ricco palinsesto dei ludi romani.
La
mostra Paideia. Giovani e sport nellantichità (Museo archeologico
nazionale di Napoli, 1° luglio-2 dicembre 2019), a cura del direttore Mario
Grimaldi e con il coordinamento scientifico di Marialucia Giacco, propone
importanti fonti iconografiche dellatletica greca e romana quali ceramiche attiche
provenienti dal Getty Museum, affreschi pompeiani, copie romane del Doriforo e
del Diadumeno di Policleto, i corridori dalla ercolanense Villa dei Papiri.
Il
catalogo è un volume snello strutturato in due parti. Nella prima autorevoli
studiosi ripercorrono breviter la storia dei protagonisti e delle pratiche
atletiche. Il taglio è divulgativo, ma le note bibliografiche ne garantiscono la
scientificità. Nella seconda parte le schede dei molti capolavori presenti in
mostra sono suddivise in due sezioni tematiche: gli atleti e latletismo (pp.
48-58) e le discipline sportive (pp. 59-83).
In
merito agli atleti i contributi si concentrano sui giovani (Mario Grimaldi, Paideia:
giovani e sport nellantichità, pp. 9-12) e sulle donne (Rosaria
Ciardiello, Le donne e lo sport nel mondo antico, pp. 17-19). I giovani
erano, appunto, destinatari della παιδεία, leducazione greca al vivere civile
in cui la disciplina sportiva, oltre a quella filosofica, era fondamentale. Contrariamente
a quanto si pensa, le atlete non erano solo spartane. Apprezzabile il
riferimento alle cosiddette “orsette”, le fanciulle devote ad Artemide (cui era
sacra lorsa simbolo di forza e coraggio) che gareggiavano nella corsa attorno
allaltare della dea nel santuario attico di Artemide Brauronia.
Diva
Di Nanni Durante
approfondisce gli Italikà Rhomaia Sebastà Isolympia, i giochi istituiti
a Napoli nel 2 a.C. in onore di Augusto come ringraziamento per il sostegno
dato alla città dopo il terremoto (pp. 20-22). I Sebastà partenopei,
attestati da varie iscrizioni rinvenute a Neapolis, erano concorsi
isolimpici sia nelle specialità atletiche e ippiche, sia nella periodicità
quadriennale. La lastra sepolcrale dellatleta-lottatore Marcus Aurelius
Hermagoras (cat. n. 29, p. 82), originario della città lidica Magnesia sul
Sipilo, ne documenta il carattere internazionale.
Seguono
utili sintesi sulle discipline atletiche. La corsa dei carri (pp. 29-31) è attestata
da fonti di diverse tipologie: anfore attiche (cat. nn. 10-11, pp. 61-62),
modioli pompeiani dargento (cat. n. 12, p. 63), il celebre cavallo bronzeo
Mazzocchi, parte della quadriga posta nellarea del foro di Ercolano (cat. n.
9, p. 60). La lotta (pp. 33-35), spesso raffigurata in mosaici e affreschi
allingresso di luoghi deputati alla paideia, era la pratica iniziatica
dei fanciulli al ginnasio, come attesta laffresco del I sec. d.C. proveniente
da Scafati in cui due giovani con gambe aperte e braccia tese sono colti nel
primo atto della presa (cat. n. 22, pp. 74-75).
Si
segnala il contributo di Umberto Pappalardo sul nuoto, ritenuto da greci
e romani non unattività agonistica bensì un training per il
potenziamento muscolare e polmonare (pp. 37-40). La pratica sportiva dei tuffi
sembrerebbe invece attestata dalla celebre Tomba del tuffatore di
Paestum. Che si tratti di un tuffo reale o di un tuffo nellaldilà, come si è
supposto, lo stile è «inequivocabile attestazione di una pratica diffusa e
perfezionata con allenamenti» (p. 38). Pappalardo prende in considerazione
anche i tetimimi, i balletti acquatici che nellantichità rientravano
nella categoria degli spettacoli. Le colimbrete, ossia le piscine costruite
dietro la scena in alcuni teatri romani a partire dal III sec. d.C.,
testimoniano lapprezzamento del pubblico di allora per i lascivi balletti di
giovani donne discinte talvolta in veste di Nereidi. Celebre è il caso di Teodora
che ammaliò limperatore Giustiniano.
Lhoplitodromia
(cat. n. 15, p. 66), la lampadedromia panatenaica (cat. n. 16, p. 67), il
lancio del disco (cat. n. 18, p. 70) e del giavellotto (cat. n. 20, p. 72) sono
discipline documentate dalle anfore greche presenti in mostra introdotte da Floriana
Miele (p. 41). Gli atleti sono in genere raffigurati in nudità efebica per
esaltarne la perfezione dei corpi allenati. Lἀϑλητής vincitore presenta i
consueti tripode e corona.
Chiude
il volume la presentazione della mostra fotografica Io Penso Che di Emilio
Porcaro (pp. 84-85), in cui sportivi professionisti e persone comuni condividono
il loro pensiero e la loro passione per lo sport. Le foto, che mostrano anche squarci
di Napoli, creano un efficace connubio tra città e performance atletica.
«Diffondere
tra i giovani lidea che non tutti possono diventare campioni nello sport ma
che possono diventarlo in tanti altri campi a partire dalla disciplina mutuata
dallo sport, che insegna in primo luogo il sacrificio, è una prioritaria
necessità» (p. 7): un obiettivo che auspichiamo possa essere
raggiunto anche in piccola parte.
di Diana Perego
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