Il primo articolo contenuto ne La
vetrina con cui si apre questo numero di «Hystrio» è firmato da Roberto
Rizzente che affronta la spinosa questione legata alla possibile riapertura
autunnale dei teatri, con la conseguente ridefinizione dei programmi che
penalizza fortemente le piccole sale. Ricordando il successo dei tanti festival
estivi, Elena Scolari sottolinea la loro importanza come momento di
aggregazione sociale e di impulso allo sviluppo culturale ed economico del
territorio. Valeria Brizzi e Arianna Lomolino denunciano i limiti
e la poca chiarezza delle azioni governative in merito ai diritti del lavoro
del comparto dello spettacolo al tempo del Coronavirus. Sara Chiappori
ripercorre le tormentate e pasticciate vicende interne al Piccolo Teatro dopo
le dimissioni di Sergio Escobar.
La vetrina prosegue con un
omaggio a più voci – di Letizia Russo con Jacopo Bicocchi, Valentina
Brusaferro, Ilaria Costanzo, Matteo Cremon, Lorenzo De
Moor, Mattia Fabris, Francesca Farcomeni, Carlo Orlando,
Noemi Parroni ed Elena Vanni – a Cristina Pezzoli, regista
scomparsa a maggio della quale sono messe in luce le capacità di esplorare le
profondità del testo e di valorizzare le potenzialità dellattore, lungo una
luminosa carriera artistica in cui «ha caparbiamente continuato a cercare e
costruire, fuori dalle istituzioni, strade nuove per ritrovare un senso al
ruolo del teatro nella società» (p. 8).
Festeggia venticinque anni di attività la
compagnia toscana I Sacchi di Sabbia diretta da Giulia Gallo e Giovanni
Guerrieri. Questultima, nellintervista
rilasciata a Marco Menini,
ricorda il cammino creativo da Essedice ai più recenti lavori realizzati
con Massimiliano Civica – Dialoghi degli Dei (2016) e Andromaca
(2018) e linedito I sette contro Tebe – e la
collaborazione avviata con Roberto Latini. È attiva dal 2009 la Piccola
Compagnia Dammacco sottoposta allattenzione di Alessandro Toppi che,
sostenuto dalle dichiarazioni della cofondatrice Serena Balivo,
ripercorre il repertorio fino a Spezzato è il cuore della bellezza,
spettacolo presentato questestate allOperaestate Festival di Bassano del
Grappa.
In Teatromondo si legge il
resoconto di Irina Wolf in merito a due importanti manifestazioni
austriache: lannuale Festival di Salisburgo con un cartellone ricco di eventi,
da cui emergono due prime mondiali: Zdenek Adamec di Peter Handke
per la regia di Friederike Heller e Everywoman
di Milo Rau e Ursina Lardi, riscrittura del celebre Jedermann
di Hofmannsthal che dal 1920 inaugura la rassegna. Pur in formato
ridotto, le Wiener Festwochen non sono state prive di interesse grazie alla
partecipazione di artisti di spessore, come Anne Teresa de Keersmaeker
con The Goldberg Variations, BMW 988, la danzatrice e coreografa Marlene
Monteiro Freitas che firma Mal-Embriaguez Divina,
lautore-scenografo-costumista-regista Philippe Quesne con Farm
Fatale.
È suggerito dalla «recente
solitudine che abbiamo vissuto» (p. 17) durante il lookdown primaverile il Dossier/Soli in scena a cura di Laura
Bevione e Laura Caretti che, in apertura, raccolgono le
testimonianze di Anna Caterina Antonacci, Marco Baliani e Cristina
Morganti in merito alla scelta di essere attore solista, ai processi
creativi e alle potenzialità del corpo e della voce. Larticolo successivo firmato
dalla stessa Bevione e Caretti propone una rassegna accurata
degli artisti più rappresentativi, tra i quali Stefania Rocca, Piera
degli Esposti e Arianna Scommegna, che condividono linterpretazione
del personaggio joyceiano
Molly-Penelope. Mentre da Berthe Bovy a Tilda Swinton si apre il
confronto con il monologo La voix humaine di Cocteau. Il
solitario protagonista del beckettiano Krapps Last Tape ha impegnato
attori di riconosciuto valore come Patrick Magee, Glauco Mauri e Sergio
Fantoni. Estratti da Giovanni Testori si prestano a recitazioni
intense e originali come quelle esibite da Sandro Lombardi, Raffaella
Boscolo, Maria Paiato e Federica Fracassi. È quindi la volta
del monologo 4.48 Psychosis di Sarah Kane che ha ispirato le
prove coinvolgenti di Micaela Esdra, Elisa Pol, Valentina
Calvani.
Autentico performer solista, Dario Fo
si è dissociato dal tradizionale soliloquio drammatico modulato sullinteriorità
del personaggio per proporre una struttura monologante basata su «un continuo
gioco di coinvolgimento dello spettatore», come bene spiega Simone Soriano
ripercorrendo i testi più significativi del comico lombardo, cui si affiancano Franca
Rame, e le commedie di cui è
protagonista. Analogo procedimento è seguito da Piergiorgio Giacché nel
suo articolo dedicato a Carmelo Bene: a partire dal recital A se
stesso emerge il suo essere uomo e poeta scisso nel testo e nella voce,
nella parola e nella musica, lungo il percorso della sua carriera artistica. Il
procedimento creativo di Leo de Berardinis affiora dagli scritti raccolti
nellomonimo archivio conservato al Dipartimento delle Arti dellUniversità di
Bologna. Ne deriva, osserva Stefano Casi, un metodo di raccolta di
frammenti letterari, copiati, riscritti e assemblati come si nota, per esempio,
in Dante Alighieri-Studi e variazioni, Lo spazio della memoria,
fino allultimo Past Eve and Adamis.
Il teatro di narrazione «che si
configura come fenomeno per autori-attori solisti» (p. 30), osserva Claudia
Cannella, si basa sulla solitudine fisica dellinterprete ma di fatto si
appoggia alle voci di più personaggi, adottando tecniche narrative non troppo
lontane da quelle riscontrabili nel romanzo. Non mancano gli esempi: Marco
Paolini, Laura Curino, Ascanio Celestini, Mario Perrotta,
Davide Enia. La figura dellattore solista ricorre anche nel teatro
ragazzi, al quale guarda con attenzione Mario Bianchi: la panoramica
della realtà italiana disegna un quadro creativo di alto livello «che non ha
niente da invidiare nella fantasia dei modi e delle forme, al collega
apparentemente più grande e più evoluto» (p. 33). È soprattutto dal repertorio
shakespeariano che lattore monologante ricava preziosi materiali narrativi da
adattare alla scena, come spiega Laura Caretti appoggiandosi ad una
serie di qualificati esempi offerti, tra i tanti, da Bob Wilson, Robert
Lepage, Roberto Latini, Alessandro Gassmann, Fabrizio
Arcuri. Il percorso seguito da Valentina Valentini traccia un
itinerario lungo le rotte dellintreccio drammaturgico tra suono e voce secondo
le soluzioni di scissione tra io monologante e persona propria di Carmelo Bene,
nonché il taglio polifonico concepito da Latini in Iago (2017) e ne I giganti
della montagna (2015).
Il ricco Dossier/Soli in scena
prosegue con le testimonianze raccolte da Lorenzo Conti relative ai
motivi che hanno spinto sei coreografe italiane a declinare la danza nella
performance solitaria: nello specifico Simona Bertozzi, Silvia
Gribaudi, Annamaria Ajmone, Francesca Pennini, Chiara
Bersani, Paola Bianchi. Con lintervento di Giuseppe Montemagno
ci si trasferisce nel melodramma tra Otto e Novecento per affrontare il tema
della solitudine della donna come segno di isolamento dal mondo. Ne sono
esempio le cosiddette “scene di prigione” presenti nel repertorio da
Beethoven a Rossini, e quelle davanti allo specchio sviluppate da Massenet
e Strauss. Sandro Avanzo spiega quanto sia rilevante la presenza
del soliloquio nel musical, da Fred Astaire fino ai giorni nostri passando
per Cameron Mitchell e Liza Minelli.
Elena Bucci, Mariangela
Gualtieri, Ermanna Montanari, Moni Ovadia e Marcello
Sambati consegnano a Michele Pascarella brevi significative
riflessioni sul loro rapporto performativo con la poesia. Il monologo satirico
tipico del cabaret è analizzato nel suo percorso storico da Ira Rubini
che ne segue lo sviluppo dal parigino Chat Noir alle esperienze milanesi
dominate dal Derby Club, fino alla dimensione televisiva di Zelig. Di solisti
della satira attivi prima nei locali notturni e ora nelle reti televisive e
anche su Facebook, privilegiando la realtà americana, parla Laura Caparrotti.
Diego Vincenti conclude il Dossier mettendo a confronto i linguaggi scenici di Antonio Rezza e di Alessandro Bergonzoni,
luno essenziale nella complessità dei contenuti, laltro strabordante nella verve
comica.
Le pagine di Nati ieri, a firma di Matteo Brighenti, sono dedicate a Kepler-452, giovane
compagnia bolognese attiva dal 2015, anno in cui ha debuttato con La Rivoluzione è facile se sai COME farcela
per poi collezionare una serie di successi, compresa lultima produzione Capitalismo magico.
La consueta e corposa sezione
delle Critiche ordina le tante recensioni degli spettacoli teatrali
secondo criteri regionali. Seguono le sezioni riservate a Danza e Lirica.
Nella sezione Testi è
pubblicata Mario e Saleh di Saverio
La Ruina che ha debuttato nel 2019 nellambito di Romaeuropa Festival.
Nella ricca Biblioteca Ilaria
Angelone e Albarosa Camaldo raccolgono le schede relative alle
novità editoriali italiane legate alla cultura dello spettacolo. Le tante utili
informazioni de la società teatrale
sono offerte da Roberto Rizzente.
di Massimo Bertoldi
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