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Hystrio, a. XXXIII, n. 4, 2020


108 pp., euro 12,00

Il primo articolo contenuto ne La vetrina con cui si apre questo numero di «Hystrio» è firmato da Roberto Rizzente che affronta la spinosa questione legata alla possibile riapertura autunnale dei teatri, con la conseguente ridefinizione dei programmi che penalizza fortemente le piccole sale. Ricordando il successo dei tanti festival estivi, Elena Scolari sottolinea la loro importanza come momento di aggregazione sociale e di impulso allo sviluppo culturale ed economico del territorio. Valeria Brizzi e Arianna Lomolino denunciano i limiti e la poca chiarezza delle azioni governative in merito ai diritti del lavoro del comparto dello spettacolo al tempo del Coronavirus. Sara Chiappori ripercorre le tormentate e pasticciate vicende interne al Piccolo Teatro dopo le dimissioni di Sergio Escobar

La vetrina prosegue con un omaggio a più voci – di Letizia Russo con Jacopo Bicocchi, Valentina Brusaferro, Ilaria Costanzo, Matteo Cremon, Lorenzo De Moor, Mattia Fabris, Francesca Farcomeni, Carlo Orlando, Noemi Parroni ed Elena Vanni – a Cristina Pezzoli, regista scomparsa a maggio della quale sono messe in luce le capacità di esplorare le profondità del testo e di valorizzare le potenzialità dell’attore, lungo una luminosa carriera artistica in cui «ha caparbiamente continuato a cercare e costruire, fuori dalle istituzioni, strade nuove per ritrovare un senso al ruolo del teatro nella società» (p. 8). 

Festeggia venticinque anni di attività la compagnia toscana I Sacchi di Sabbia diretta da Giulia Gallo e Giovanni Guerrieri. Quest’ultima, nell’intervista rilasciata a Marco Menini, ricorda il cammino creativo da Essedice ai più recenti lavori realizzati con Massimiliano CivicaDialoghi degli Dei (2016) e Andromaca (2018) e l’inedito I sette contro Tebe – e la collaborazione avviata con Roberto Latini. È attiva dal 2009 la Piccola Compagnia Dammacco sottoposta all’attenzione di Alessandro Toppi che, sostenuto dalle dichiarazioni della cofondatrice Serena Balivo, ripercorre il repertorio fino a Spezzato è il cuore della bellezza, spettacolo presentato quest’estate all’Operaestate Festival di Bassano del Grappa. 

In Teatromondo si legge il resoconto di Irina Wolf in merito a due importanti manifestazioni austriache: l’annuale Festival di Salisburgo con un cartellone ricco di eventi, da cui emergono due prime mondiali: Zdenek Adamec di Peter Handke per la regia di Friederike Heller e Everywoman di Milo Rau e Ursina Lardi, riscrittura del celebre Jedermann di Hofmannsthal che dal 1920 inaugura la rassegna. Pur in formato ridotto, le Wiener Festwochen non sono state prive di interesse grazie alla partecipazione di artisti di spessore, come Anne Teresa de Keersmaeker con The Goldberg Variations, BMW 988, la danzatrice e coreografa Marlene Monteiro Freitas che firma Mal-Embriaguez Divina, l’autore-scenografo-costumista-regista Philippe Quesne con Farm Fatale. 

È suggerito dalla «recente solitudine che abbiamo vissuto» (p. 17) durante il lookdown primaverile il Dossier/Soli in scena a cura di Laura Bevione e Laura Caretti che, in apertura, raccolgono le testimonianze di Anna Caterina Antonacci, Marco Baliani e Cristina Morganti in merito alla scelta di essere attore solista, ai processi creativi e alle potenzialità del corpo e della voce. L’articolo successivo firmato dalla stessa Bevione e Caretti propone una rassegna accurata degli artisti più rappresentativi, tra i quali Stefania Rocca, Piera degli Esposti e Arianna Scommegna, che condividono l’interpretazione del personaggio joyceiano Molly-Penelope. Mentre da Berthe Bovy a Tilda Swinton si apre il confronto con il monologo La voix humaine di Cocteau. Il solitario protagonista del beckettiano Krapp’s Last Tape ha impegnato attori di riconosciuto valore come Patrick Magee, Glauco Mauri e Sergio Fantoni. Estratti da Giovanni Testori si prestano a recitazioni intense e originali come quelle esibite da Sandro Lombardi, Raffaella Boscolo, Maria Paiato e Federica Fracassi. È quindi la volta del monologo 4.48 Psychosis di Sarah Kane che ha ispirato le prove coinvolgenti di Micaela Esdra, Elisa Pol, Valentina Calvani

Autentico performer solista, Dario Fo si è dissociato dal tradizionale soliloquio drammatico modulato sull’interiorità del personaggio per proporre una struttura monologante basata su «un continuo gioco di coinvolgimento dello spettatore», come bene spiega Simone Soriano ripercorrendo i testi più significativi del comico lombardo, cui si affiancano Franca Rame, e le commedie di cui è protagonista. Analogo procedimento è seguito da Piergiorgio Giacché nel suo articolo dedicato a Carmelo Bene: a partire dal recital A se stesso emerge il suo essere uomo e poeta scisso nel testo e nella voce, nella parola e nella musica, lungo il percorso della sua carriera artistica. Il procedimento creativo di Leo de Berardinis affiora dagli scritti raccolti nell’omonimo archivio conservato al Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna. Ne deriva, osserva Stefano Casi, un metodo di raccolta di frammenti letterari, copiati, riscritti e assemblati come si nota, per esempio, in Dante Alighieri-Studi e variazioni, Lo spazio della memoria, fino all’ultimo Past Eve and Adamis

Il teatro di narrazione «che si configura come fenomeno per autori-attori solisti» (p. 30), osserva Claudia Cannella, si basa sulla solitudine fisica dell’interprete ma di fatto si appoggia alle voci di più personaggi, adottando tecniche narrative non troppo lontane da quelle riscontrabili nel romanzo. Non mancano gli esempi: Marco Paolini, Laura Curino, Ascanio Celestini, Mario Perrotta, Davide Enia. La figura dell’attore solista ricorre anche nel teatro ragazzi, al quale guarda con attenzione Mario Bianchi: la panoramica della realtà italiana disegna un quadro creativo di alto livello «che non ha niente da invidiare nella fantasia dei modi e delle forme, al collega apparentemente più grande e più evoluto» (p. 33). È soprattutto dal repertorio shakespeariano che l’attore monologante ricava preziosi materiali narrativi da adattare alla scena, come spiega Laura Caretti appoggiandosi ad una serie di qualificati esempi offerti, tra i tanti, da Bob Wilson, Robert Lepage, Roberto Latini, Alessandro Gassmann, Fabrizio Arcuri. Il percorso seguito da Valentina Valentini traccia un itinerario lungo le rotte dell’intreccio drammaturgico tra suono e voce secondo le soluzioni di scissione tra io monologante e persona propria di Carmelo Bene, nonché il taglio polifonico concepito da Latini in Iago (2017) e ne I giganti della montagna (2015). 

Il ricco Dossier/Soli in scena prosegue con le testimonianze raccolte da Lorenzo Conti relative ai motivi che hanno spinto sei coreografe italiane a declinare la danza nella performance solitaria: nello specifico Simona Bertozzi, Silvia Gribaudi, Annamaria Ajmone, Francesca Pennini, Chiara Bersani, Paola Bianchi. Con l’intervento di Giuseppe Montemagno ci si trasferisce nel melodramma tra Otto e Novecento per affrontare il tema della solitudine della donna come segno di isolamento dal mondo. Ne sono esempio le cosiddette “scene di prigione” presenti nel repertorio da Beethoven a Rossini, e quelle davanti allo specchio sviluppate da Massenet e Strauss. Sandro Avanzo spiega quanto sia rilevante la presenza del soliloquio nel musical, da Fred Astaire fino ai giorni nostri passando per Cameron Mitchell e Liza Minelli

Elena Bucci, Mariangela Gualtieri, Ermanna Montanari, Moni Ovadia e Marcello Sambati consegnano a Michele Pascarella brevi significative riflessioni sul loro rapporto performativo con la poesia. Il monologo satirico tipico del cabaret è analizzato nel suo percorso storico da Ira Rubini che ne segue lo sviluppo dal parigino Chat Noir alle esperienze milanesi dominate dal Derby Club, fino alla dimensione televisiva di Zelig. Di solisti della satira attivi prima nei locali notturni e ora nelle reti televisive e anche su Facebook, privilegiando la realtà americana, parla Laura Caparrotti. Diego Vincenti conclude il Dossier mettendo a confronto i linguaggi scenici di Antonio Rezza e di Alessandro Bergonzoni, l’uno essenziale nella complessità dei contenuti, l’altro strabordante nella verve comica. 

Le pagine di Nati ieri, a firma di Matteo Brighenti, sono dedicate a Kepler-452, giovane compagnia bolognese attiva dal 2015, anno in cui ha debuttato con La Rivoluzione è facile se sai COME farcela per poi collezionare una serie di successi, compresa l’ultima produzione Capitalismo magico

La consueta e corposa sezione delle Critiche ordina le tante recensioni degli spettacoli teatrali secondo criteri regionali. Seguono le sezioni riservate a Danza e Lirica

Nella sezione Testi è pubblicata Mario e Saleh di Saverio La Ruina che ha debuttato nel 2019 nell’ambito di Romaeuropa Festival. 

Nella ricca Biblioteca Ilaria Angelone e Albarosa Camaldo raccolgono le schede relative alle novità editoriali italiane legate alla cultura dello spettacolo. Le tante utili informazioni de la società teatrale sono offerte da Roberto Rizzente.


di Massimo Bertoldi


Hystrio, a. XXXIII, n. 4, 2020

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