A tre anni dalla pubblicazione di
Non potho reposare. Il canto damore
della Sardegna (Udine, Nota, 2017), Marco Lutzu torna a indagare i processi
di diffusione e le dinamiche di attribuzione di senso relativi a un canto che, al pari di A Diosa,
ha assunto nel corso della sua storia una forte valenza identitaria.
Del Deus ti salvet Maria, antica pregadoria
ancora molto presente in ambito devozionale e diffusa in tutta la Sardegna,
esistono oggi numerose incisioni discografiche. La natura di questo oggetto
culturale, che dalla dimensione rituale liturgica e paraliturgica è approdato a
quella spettacolistica grazie allattività di coristi, musicisti e interpreti, ha
suggerito al curatore di questo volume di adottare un approccio teorico e
metodologico pluridisciplinare (p. 7). Lindagine è perciò stata portata avanti
attingendo al bagaglio etnomusicologico e a quello dei popular music studies e della musicologia storica, avvalendosi
della collaborazione di studiosi i cui contributi sono qui raccolti.
Ricostruire la storia di quello
che è diventato «il canto religioso della Sardegna per eccellenza» (p. 13)
significa tornare molto indietro nel tempo, almeno al XVII secolo, quando operò
il gesuita Innocenzo Innocenzi (1624-1697). A lui è difatti attribuita la
parafrasi mariana Dio ti salvi Maria
che, tradotta in sardo, si è poi diffusa in tutta lisola. Laffondo nei
documenti darchivio, soprattutto fonti a stampa e manoscritte, è stato
condotto da Roberto Milleddu, nel cui
saggio si rintracciano testimoni che datano almeno alla fine degli
anni Sessanta del Seicento la composizione del testo in volgare italiano (p.
20) e ai primi decenni del Settecento il suo transito in Sardegna e la sua
traduzione in logudorese a scopi devozionali (p. 39).
A seguire lo stesso Lutzu procede
con la ricostruzione storica del fenomeno a partire dal Pontificio Seminario
Regionale di Cuglieri, luogo di fissazione di un “modello” con melodia e
armonizzazione a tre voci del testo che si diffonderà in tutta lisola. Oltre
allazione dei seminaristi che, conclusi gli studi a Cuglieri, portavano poi il
canto nelle parrocchie dellisola, lo studioso approfondisce lacquisizione del
Deus nel repertorio del canto a
quattro: questo processo sembra rappresentare un importante snodo nel passaggio
del canto dallambito devozionale alla dimensione spettacolistica e a quella dellespressione
identitaria (p. 104) orbitando in una cornice di senso dinamica che Lutzu delinea
sin dalle prime pagine del testo e che permette di esplicitare la pluralità di
usi e di significati che il canto porta con sé (pp. 11-12). Dai protagonisti
della coralità di scuola nuorese alle interpreti sarde del folk music revival – Maria Carta su tutte – il Deus ti salvet Maria travalica i confini regionali e raggiunge un
pubblico più ampio, anche grazie al mercato discografico.
Una guida allascolto (pp. 235-271) di sedici tracce selezionate dalla
vasta discografia e raccolte allinterno del CD audio allegato al libro è curata
da Diego Pani e Luigi Oliva: essa consiste in altrettante schede tecniche che comprendono
da un lato lanalisi di alcuni elementi formali dei brani e dallaltro la
collocazione di questi ultimi allinterno della produzione musicale dei loro
interpreti, arricchendosi di volta in volta di stralci di interviste ai
protagonisti che lasciano ampio spazio alla riflessione. Una discografia generale (pp. 286-301)
contenente allincirca duecento voci è stata invece raccolta da Mauro Aresu a partire dalla prima
incisione del brano nel 1938.
Completano il volume le Brevi note teologiche (pp. 173-185) di Roberto Caria, che approfondiscono,
appunto, questioni teologiche più generali ma anche legate al particolare
carattere che la devozione mariana ha assunto in Sardegna, e i Percorsi storico-analitici (pp. 187-231)
ancora di Lutzu che presentano unanalisi formale – melodica, armonica e
testuale – delle diverse varianti della pregadoria
composta nella forma metrica della zingaresca.
Il volume, per meticolosità di
indagine storica ed etnografica e approfondita analisi formale delle numerose
versioni registrate e incise cui si rimanda nel testo, si iscrive a pieno
titolo in una produzione scientifica esemplare, in cui la coniugazione di
diversi approcci musicologici può divenire la lente con cui osservare la
produzione musicale umana, che sempre più necessita di uno sguardo
investigativo multidisciplinare. Dallaltro lato, lo stile divulgativo della
scrittura e i numerosi materiali audio-video presenti sul sito delleditore del
volume – ai quali è possibile accedere tramite scansione dei codici QR riportati
nel testo – permettono di godere sia della lettura che dellascolto senza rinunciare
a spessore di contenuti e profondità di riflessione.
di Antonella Dicuonzo
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