Le specificità, le metodologie, i meriti e le
possibilità di ulteriori approfondimenti che contraddistinguono questo volume,
tratto dalla tesi dottorale di Ludmila Acone, ricercatrice associata del
LaMOP (Laboratoire de médiévistique occidentale de Paris),
sono illustrati e opportunamente posti in risalto da Jean-Philippe Genet nella sua prefazione (pp. 7-11).
Il
lettore rimane positivamente colpito dalla metodologia di ricerca impiegata. Se
linquadramento della danza in una considerazione più ampia del mondo cortese e
dellapporto dellUmanesimo alla discussione quattrocentesca sul posto
delluomo nel cosmo risulta perfettamente funzionale alla definizione
delloggetto di studio, ossia il corpo danzante nei contesti fisici e sociali
delluniverso aristocratico italiano del primo Rinascimento, alcuni
approfondimenti sui temi trattati sarebbero stati però graditi. È
poco chiaro, ad esempio, come lanalisi dei cenni alle danze nei manoscritti
delle sacre rappresentazioni fiorentine possa ampliare le conoscenze sul ballo
nelle corti italiane, visto che tali spettacoli erano generalmente prodotti in
contesti differenti da quelli delle residenze principesche e per finalità
pedagogiche lontane dalle esigenze dintrattenimento dei cortigiani. Le
considerazioni sulle fonti iconografiche – Acone ne riunisce ben settantasei,
fornendone sempre accuratamente lindirizzo on line di riferimento – sembrano più descrittive che esplicative, talora poco
propense a considerare il loro abito duso e di produzione. Anche il legame tra
danza ed esibizioni di abilità cavalleresche, come giostre e tornei, sarebbe
stato da indagare più puntualmente, magari in relazione alle contemporanee
produzioni di trattati sulle arti militari, cui giustamente Acone fa
riferimento. Si notano anche talune imprecisioni nellanalisi di alcune feste
in cui la danza ebbe un ruolo eminente, come la mascherata mitologica ferrarese
voluta da Leonello III dEste nel 1433, analizzata nelle sue modalità
esecutive da Domenico Giuseppe Lipani (Devota magnificenza. Lo spettacolo sacro a Ferrara nel secolo XV [1428-1505], Roma, Bulzoni, 2017) o la celebre Festa
del Paradiso di Leonardo da Vinci, inscenata a Milano il 13 gennaio
1490, della quale Paola Ventrone (Modelli
ideologici e culturali nel teatro milanese di età viscontea e sforzesca, in
Prima di Carlo Borromeo. Lettere e arti a
Milano nel primo Cinquecento, a cura di E. Bellini e A. Rovetta, Roma, Bulzoni, 2013, pp. 247-282) ha
finemente analizzato gli interventi danzati, orchestrati per rappresentare
unambasceria diplomatica. Lassenza delle informazioni
segnalate è, però, probabile indizio di una diversità di approccio storiografico
allarte coreutica, qui studiata maggiormente nelle sue valenze sociali e come oggetto
di riflessione trattatistica. Il volume offre, pertanto, una lettura essenziale
per comprendere il ruolo e la funzione sociale della danza e dei suoi maestri
nellItalia del Quattrocento.
di Claudio Passera
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