Theaterheute, Nr. 4, April 2020
Heiner Müller trasformato in una sorta di rivista: è questo il progetto seguito da Anja Quickert con il collettivo sloveno Laibach in merito alla rappresentazione di Wir sind das Volk – ein Musical presso HAU Hebbel am Ufer.
Da Berlino ci si sposta a Monaco per andare al Residenztheater, dove Karin Henkel rilegge Medea euripidea in chiave femminista disegnando l'eroina greca (Caron Conrad, Giasone è Aurel Manthei) come figura rigenerata dopo la catena delittuosa da lei orchestrata. Étude for an emergency. Composition for the Bodies and a Car è uno spettacolo di Florentia Holzinger ai Kammerspiele che celebra la forza e la determinazione femminile contemporanea, seguendo un registro linguistico basato sulla commistione di canto e parola.
Di rilievo risultano le proposte viennesi, come dimostrato dalle due produzioni del Burgtheater. In This is Venice Stefan Nübling assembla scene dagli shakespeariani Othello e Der Kaufmann von Venedig (Il mercante di Venezia), utili per affrontare il tema del razzismo, con una pregevole compagnia di interpreti formata da Mehmet Atesci, Stefanie Dvorak, Stacyan Jackson. Martin Kušej firma la regia di Das Interview, adattamento teatrale dell'omonimo film di Theo van Gogh che diventa uno psicodramma di cui è protagonista un importante giornalista politico e corrispondente di guerra (Oliver Nägele) costretto a intervistare una precoce e popolare star televisiva (Birgit Minichmayr), per poi degenerare in un violento corpo a corpo.
Un re cieco governa improvvisamente gli Stati Uniti e incanta il mondo; un politico austriaco promette a una ricca donna russa di acquisire i media nazionali: sono questi i due personaggi principali di Schwarzwasser, novità di Elfriede Jelinek in scena all'Akademietheater di Vienna. Il testo, che denuncia la diffusione planetaria del populismo di destra, è affidato alla regia di Robert Borgmann e all'interpretazione di Felix Kammer, Christoph Luser, Caroline Peters, Safira Robens e Martin Wuttke. Chiude la sezione Aufführungen la recensione di Das Schloss, spettacolo tratto da Viktor Bodò dall'omonimo romanzo di Franz Kafka per lo Schauspielhaus con Carlo Ljubek nelle vesti del protagonista.
In Nachruf si legge un dettagliato profilo artistico di Volker Spengler (attore recentemente scomparso noto per aver lavorato con Fassbinder), Peter Palitzsch e Frank Castorf alla Volksbühne di Berlino.
L'articolo Berlinale 2020 mette in evidenza la presenza di attori teatrali in molti film della rassegna berlinese, secondo la linea culturale voluta dal direttore Carlo Chatrian. Tra gli esempi spiccano Benjamin Radjapour nel cast di Futur Drei di Faraz Shariat, Nina Hoss e Lars Eidinger in Schwesterlein di Stéphanie Chuat e Véronique Reymond, Misel Maticevic in Exil di Visar Morina.
Stefan Smidtke e Wilfried Schulz, rispettivamente direttore e intendente del Festival Theater der Welt di Düsseldorf, rilasciano una lunga e articolata intervista in cui parlano dell'importanza pedagogica del linguaggio teatrale, nonché della crescita della rassegna da loro curata, che nelle ultime edizioni ha aumentato la presenza di artisti internazionali, nella danza e nel teatro.
In International si ricostruisce il percorso, dalle prove al debutto, di Winter/Interior/A Doll's House libero adattamento di Pegah Tabassinejad di Nora di Ibsen allestito a Teheran nel rispetto delle regole del distanziamento sociale sia in senso sanitario sia per assunto poetico-metaforico.
Il testo del mese (Das Stück) è Der Fiskus di Felicia Zeller che ha debuttato allo Stadttheater di Braunschweig per la regia di Christoph Diem e l'interpretazione di Larissa Semke, Saskia Petzold, Tobias Beyer, Gertrud Kohl.
di Massimo Bertoldi
Theaterheute, Nr. 4, April 2020
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