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L’opera coreografica e i suoi processi creativi, a cura di Vito di Bernardi, «Biblioteca teatrale», n.s., 2020, n. 134 Riviste

È uscito il nuovo numero di «Biblioteca teatrale», dedicato ai diversi processi creativi alla base dell’opera coreografica. Numerosi i saggi presentati nel volume che affrontano un arco cronologico molto ampio e ambiti di ricerca scientifica diversificati, dal coreodramma preromantico alle sperimentazioni coreutiche più recenti. 

In apertura il curatore Vito Di Bernardi affronta il problema generale della natura della danza e del suo processo creativo, identificandolo come “oggetto e processo performativo estetico”; partendo da questo presupposto, l’autore ripercorre i principali fattori che, dall’inizio del Novecento, hanno rivoluzionato il concetto di creazione e di fruizione dell’opera d’arte, intesa non più come oggetto statico ma come processo estetico-concettuale in divenire. Si continua con due saggi sul primo Ottocento: Anna Maria Corea analizza il ballo eroico-pantomimo di Louis Henry Numa Pompilio, qui presentato come esempio “sintetico” dell’interazione fra la cultura coreutica francese e quella italiana, mentre Stefania Onesti si concentra sul coreodramma La Vestale di Salvatore Viganò, che si configura come un momento cruciale di svolta nel lungo processo della danza, partito dal Settecento, alla conquista dell’autonomia drammaturgica e rappresentativa. Conclude sul tardo Ottocento il saggio di Valerio Basciano focalizzato sul ballo Pietro Micca di Luigi Manzotti: un’occasione per approfondire il panorama coreografico dell’Italia post-unitaria e la prassi della rielaborazione, ma di fatto ri-creazione, delle coreografie del tempo. 

Elena Randi apre le riflessioni sul Novecento con l’intervento dedicato a Marius Petipa e alla sua Arlequinade, messa in scena all’Ermitage di San Pietroburgo nel 1900, soffermandosi sulle revisioni successive al debutto, per tracciare un percorso critico sulla valenza filologica, più o meno accentuata, delle varie riprese. Marta Mele si sposta dalla Russia di Petipa all’Unione Sovietica degli anni Trenta, con l’affermazione del coreodramma e l’analisi di una delle sue pietre miliari, La fontana di Bachčisaraj; del balletto si ripercorre il lavoro creativo del coreografo Rostislav Zakharov particolarmente focalizzato sulla “danza del personaggio”, ossia sulla resa in scena della psicologia interiore, in linea con la fonte letteraria di Puskin. Giulia Taddeo riflette sulla drammaturgia del balletto italiano nella prima metà del Novecento, partendo dall’eredità del “ballo grande” ottocentesco e affrontando il ripensamento creativo dovuto alla ricezione dell’esperienza dei Ballets Russes e delle altre compagnie internazionali presenti in Italia. 

Elena Cervellati sposta in avanti l’indagine sulla coreutica italiana occupandosi della sperimentazione della danzatrice e coreografa Valeria Magli fra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta, attraverso l’analisi degli spettacoli indicativi della sua idea di multidisciplinarietà e del superamento dei confini fra le arti. Il processo creativo contemporaneo, focalizzato sull’osservazione del corpo umano e sulle possibili interpretazioni del gesto, è l’ambito affrontato da Francesca Magnini; la creazione intesa come alchimia determina un ripensamento del linguaggio performativo e una riflessione sulla ricezione della visione. Maria Grazia Berlangieri porta avanti questo tema affrontando la sperimentazione del movimento tecnologico sulla scena in due recenti creazioni-produzioni di Ariella Vidach/AiEP: un’occasione per comprendere e contestualizzare l’uso della tecnologia robotica nello spettacolo e nelle arti in generale, da considerare non solo come parti “anatomiche” artificiali ma come elementi di relazione e comprensione dello spazio scenico. Conclude la panoramica sui linguaggi sperimentali il saggio di Letizia Gioia Monda, che propone un approccio scientifico e metodologico nei confronti del processo di digitalizzazione del movimento, investigando la transcodificazione del pensiero coreografico dal medium fisico a quello dei digital dance scores. 

Scott deLahunta propone un approfondimento sul linguaggio della danza e sull’uso funzionale che di esso può essere fatto oggi, in particolare nell’insegnamento specialistico della disciplina e nei processi creativi coreografici incentrati sul dialogo fra danza e scienza, con particolare riferimento al potenziale “comunicativo” e trasmissivo della registrazione video. Noemi Massari ripercorre la storia delle ventidue edizioni del festival internazionale Il Coreografo Elettronico, ideato a Napoli nel 1990 da Marilena Riccio: evento unico nel suo genere in Italia, la manifestazione contribuisce alla diffusione del linguaggio della videodanza, proponendosi come un punto di riferimento per la riflessione sull’evoluzione di questo nuovo genere che mette in relazione la danza con le tecnologie elettroniche e digitali. 

Gli ultimi due saggi del volume si concentrano su autori contemporanei extraeuropei, analizzandone le più interessanti produzioni. Luca Ruzza affronta i temi ricorrenti nella poetica coreutica di Lemi Ponifasio, strettamente legata alla cultura e alla tradizione cerimoniale della sua terra di origine, Samoa: in particolare la sua creazione Birds with Skymirrors, che affronta la crisi ecologica del nostro pianeta. Vito di Bernardi si concentra invece sull’opera del coreografo indonesiano Sardono W. Kusumo e sul site-specific The Family of Man and the Sea: un’opera strettamente legata agli eventi contemporanei e ispirata al tema del mare, inteso come elemento unificatore ma anche distruttore, con particolare riferimento alle tragedie dei boat people asiatici e dei migranti del Mediterraneo. 

A concludere il numero della rivista la sezione Miscellanea di Studi, dove Vito Minoia propone un contributo dedicato a Claudio Meldolesi a dieci anni dalla scomparsa, ricostruendo il suo pensiero come fondamentale punto di riferimento nello studio fra le relazioni e le interazioni tra teatro e società. 

                                                                   di Caterina Pagnini


                                                                                   

Trascriviamo di seguito l’Indice del volume:

  

Vito Di Bernardi, L’opera coreografica e i suoi processi creativi. Alcune note

Annamaria Corea, “Numa Pompilio” di Louis Henry (1809): lettura coreografica di un ballo “politico”

Stefania Onesti, «Coreografico lavoro» e «tragici affetti». Sulla Vestale di Salvatore Viganò

Valerio Basciano, Il ballo Pietro Micca di Luigi Manzotti (1871): la pratica della “ripresa” al confine tra riproduzione e ricreazione

Elena Randi, L’Arlecchinata di Petipa: fonte d’ispirazione o balletto da conservare

Marta Mele, La codificazione dei processi compositivi del coreodramma sovietico. Il caso de La fontana di

Bachčisaraj

Giulia Taddeo, Appunti per una drammaturgia: principi, linguaggi e formule del balletto italiano tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta

Elena Cervellati, Danza/poesia/voce. La ricerca intercodice di Valeria Magli

Francesca Magnini, Il corpo come laboratorio alchemico. Aporie del contemporaneo tra fisso e volatile

Maria Grazia Berlangieri, «Come se il robot fosse un danzatore». Movimento e ricerca tecnologica in HABITdata e HU_robot di Ariella Vidach/AiEP

Letizia Gioia Monda, Dall’oggetto coreografico ai digital dance scores. Le metafore della creatività per studiare l’intelligenza coreografica

Scott deLahunta, Language-in-Use: Practical Dance Vocabularies and Knowing

Noemi Massari, Il Coreografo Elettronico. Uno spazio creativo per la videodanza in Italia

Luca Ruzza, Note su Birds with Skymirrors di Lemi Ponifasio-MAU Company

Vito Di Bernardi, Sardono W. Kusumo e The Family of Man and the Sea a Venezia 

Miscellanea di studi

Vito Minoia, Il pensiero di Claudio Meldolesi, riferimento significativo per gli studi e le ricerche sul teatro a vocazione sociale

Recensioni

Anna Sica, David Wiles, «The Players’ Advice to Hamlet: the Rhetorical Acting Method from the Renaissance to the Enlightenment»



 
L’opera coreografica e i suoi processi creativi, a cura di Vito di Bernardi, «Biblioteca teatrale», n.s., 2020, n. 134

378 pp., euro 22,00

ISNN: 0045-1959

 
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