È
uscito il nuovo numero di «Biblioteca teatrale», dedicato ai diversi processi
creativi alla base dellopera coreografica. Numerosi i saggi presentati nel
volume che affrontano un arco cronologico molto ampio e ambiti di ricerca
scientifica diversificati, dal coreodramma preromantico alle sperimentazioni
coreutiche più recenti. In apertura
il curatore Vito Di Bernardi affronta il problema generale della natura
della danza e del suo processo creativo, identificandolo come “oggetto e
processo performativo estetico”; partendo da questo presupposto, lautore
ripercorre i principali fattori che, dallinizio del Novecento, hanno
rivoluzionato il concetto di creazione e di fruizione dellopera darte, intesa
non più come oggetto statico ma come processo estetico-concettuale in divenire.
Si continua con due saggi sul primo Ottocento: Anna Maria Corea
analizza il ballo eroico-pantomimo di Louis Henry Numa Pompilio, qui
presentato come esempio “sintetico” dellinterazione fra
la cultura coreutica francese e quella italiana, mentre Stefania Onesti si
concentra sul coreodramma La Vestale di Salvatore Viganò, che si
configura come un momento cruciale di svolta nel lungo processo della danza,
partito dal Settecento, alla conquista dellautonomia drammaturgica e
rappresentativa. Conclude sul tardo Ottocento il saggio di Valerio Basciano
focalizzato sul ballo Pietro Micca di Luigi Manzotti: unoccasione per
approfondire il panorama coreografico dellItalia post-unitaria e la prassi
della rielaborazione, ma di fatto ri-creazione, delle coreografie del tempo.
Elena
Randi
apre le riflessioni sul Novecento con lintervento dedicato a Marius Petipa e
alla sua Arlequinade, messa in scena allErmitage di San Pietroburgo nel
1900, soffermandosi sulle revisioni successive al debutto, per tracciare un
percorso critico sulla valenza filologica, più o meno accentuata, delle varie
riprese. Marta Mele si sposta dalla Russia di Petipa allUnione
Sovietica degli anni Trenta, con laffermazione del coreodramma e lanalisi di
una delle sue pietre miliari, La fontana di Bachčisaraj; del balletto si ripercorre il lavoro creativo
del coreografo Rostislav Zakharov particolarmente focalizzato sulla “danza del
personaggio”, ossia sulla resa in scena della psicologia interiore, in linea
con la fonte letteraria di Puskin.
Giulia Taddeo riflette sulla drammaturgia del balletto italiano nella
prima metà del Novecento, partendo dalleredità del “ballo grande” ottocentesco
e affrontando il ripensamento creativo dovuto alla ricezione dellesperienza
dei Ballets Russes e delle altre compagnie internazionali presenti in Italia.
Elena Cervellati sposta in avanti lindagine sulla
coreutica italiana occupandosi della sperimentazione della danzatrice e
coreografa Valeria Magli fra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta,
attraverso lanalisi degli spettacoli indicativi della sua idea di
multidisciplinarietà e del superamento dei confini fra le arti. Il processo
creativo contemporaneo, focalizzato sullosservazione del corpo umano e sulle
possibili interpretazioni del gesto, è lambito affrontato da Francesca
Magnini; la creazione intesa come alchimia determina un ripensamento del
linguaggio performativo e una riflessione sulla ricezione della visione. Maria
Grazia Berlangieri porta avanti questo tema affrontando la sperimentazione
del movimento tecnologico sulla scena in due recenti creazioni-produzioni di
Ariella Vidach/AiEP: unoccasione per comprendere e contestualizzare luso
della tecnologia robotica nello spettacolo e nelle arti in generale, da
considerare non solo come parti “anatomiche” artificiali ma come elementi di
relazione e comprensione dello spazio scenico. Conclude la panoramica sui
linguaggi sperimentali il saggio di Letizia Gioia Monda, che propone un
approccio scientifico e metodologico nei confronti del processo di
digitalizzazione del movimento, investigando la transcodificazione del pensiero
coreografico dal medium fisico a quello dei digital dance scores.
Scott deLahunta propone un approfondimento sul
linguaggio della danza e sulluso funzionale che di esso può essere fatto oggi,
in particolare nellinsegnamento specialistico della disciplina e nei processi
creativi coreografici incentrati sul dialogo fra danza e scienza, con particolare
riferimento al potenziale “comunicativo” e trasmissivo della registrazione
video. Noemi Massari ripercorre la storia delle ventidue edizioni del
festival internazionale Il Coreografo Elettronico, ideato a Napoli nel 1990 da
Marilena Riccio: evento unico nel suo genere in Italia, la manifestazione
contribuisce alla diffusione del linguaggio della videodanza, proponendosi come
un punto di riferimento per la riflessione sullevoluzione di questo nuovo
genere che mette in relazione la danza con le tecnologie elettroniche e
digitali.
Gli ultimi due saggi del
volume si concentrano su autori contemporanei extraeuropei, analizzandone le
più interessanti produzioni. Luca Ruzza affronta i temi ricorrenti nella
poetica coreutica di Lemi Ponifasio, strettamente legata alla cultura e alla
tradizione cerimoniale della sua terra di origine, Samoa: in particolare la sua
creazione Birds with Skymirrors, che affronta la crisi ecologica del
nostro pianeta. Vito di Bernardi si concentra invece sullopera del
coreografo indonesiano Sardono W. Kusumo e sul site-specific The
Family of Man and the Sea: unopera strettamente legata agli eventi
contemporanei e ispirata al tema del mare, inteso come elemento unificatore ma
anche distruttore, con particolare riferimento alle tragedie dei boat people
asiatici e dei migranti del Mediterraneo.
A concludere il numero
della rivista la sezione Miscellanea di
Studi, dove Vito Minoia propone un contributo dedicato a Claudio
Meldolesi a dieci anni dalla scomparsa, ricostruendo il suo pensiero come
fondamentale punto di riferimento nello studio fra le relazioni e le
interazioni tra teatro e società. di Caterina Pagnini
Trascriviamo
di seguito lIndice del volume:
Vito Di Bernardi, Lopera
coreografica e i suoi processi creativi. Alcune note
Annamaria Corea, “Numa
Pompilio” di Louis Henry (1809): lettura coreografica di un ballo “politico”
Stefania Onesti, «Coreografico
lavoro» e «tragici affetti». Sulla Vestale di Salvatore Viganò
Valerio Basciano, Il
ballo Pietro Micca di Luigi Manzotti (1871): la pratica della “ripresa”
al confine tra riproduzione e ricreazione
Elena Randi, LArlecchinata
di Petipa: fonte dispirazione o balletto da conservare
Marta Mele, La
codificazione dei processi compositivi del coreodramma sovietico. Il caso de La
fontana di
Bachčisaraj
Giulia Taddeo, Appunti
per una drammaturgia: principi, linguaggi e
formule del balletto italiano tra gli anni Venti e gli
anni Cinquanta
Elena Cervellati, Danza/poesia/voce.
La ricerca intercodice di Valeria Magli
Francesca Magnini,
Il corpo come laboratorio alchemico. Aporie del contemporaneo tra fisso e
volatile
Maria Grazia
Berlangieri, «Come se il robot fosse un danzatore». Movimento e ricerca
tecnologica in HABITdata e HU_robot di Ariella Vidach/AiEP
Letizia Gioia
Monda, Dalloggetto coreografico ai digital dance scores. Le metafore
della creatività per studiare lintelligenza coreografica
Scott deLahunta, Language-in-Use:
Practical Dance Vocabularies and Knowing
Noemi Massari,
Il Coreografo Elettronico. Uno spazio creativo per la videodanza in Italia
Luca Ruzza, Note
su Birds with Skymirrors di Lemi Ponifasio-MAU Company
Vito Di Bernardi, Sardono
W. Kusumo e The Family of Man and the Sea a Venezia
Miscellanea di
studi
Vito Minoia, Il
pensiero di Claudio Meldolesi, riferimento significativo per gli studi e le
ricerche sul teatro a vocazione sociale
Recensioni
Anna Sica, David Wiles, «The Players Advice to
Hamlet: the Rhetorical Acting Method from the Renaissance to the Enlightenment»
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