Lapertura di questo numero di «Theaterheute» spetta a
unintervista (Das Gespräch) rilasciata da Helgard Haug, Stefan Kaegi e Daniel Wetzel dei Rimini Protokoll. Si parla di teatro indipendente
e della collaborazione con i teatri istituzionali; ampio spazio trova
lapprofondimento degli spettacoli cult
di questo importante gruppo attivo dal 2000: da Wallenstein (2006) a 100%
Stadt (2008), da Mein Kampf a Chinchilla Arschloch, was was
(2019).
Molteplici gli allestimenti recensiti nella sezione Aufführungen, a partire da Der Mensch
erscheint im Holozän che Alexander
Giesche ha ricavato dallomonimo testo di Max Frisch e che ha messo in scena allo Schauspielhaus di Zurigo.
Definito visual poem, lo spettacolo
propone lo sviluppo di un pensiero, puro e poetico, di contatto con la natura
senza mediazioni tecnologiche, portato sul palco da Karin Pfammatter e Maximilian
Reichert. Nello stesso teatro svizzero Nicolas
Stemann firma la regia di Der Streik, commedia tratta dallomonimo
romanzo di Ayn Rand che denuncia le
ipocrisie e le debolezze del pensiero liberale maturato nellambito del
capitalismo globalizzato. Di qualità la compagnia degli interpreti formata, tra
gli altri, da Sebastian Rudolph, Thelma Buabeng, Felix Loycke, Daniel
Lommatzsch, Sachiko Hara. È più
urlato che declamato un testo crudo e tormentato come 4.48 Psychose,
ultimo monologo di Sarah Kane
trasformato da Ulrich Rasche in
dialoghi frammentari distribuiti tra otto attori impegnati sul palcoscenico del
Deutsches Theater.
Nella programmazione della Volksbühne di Berlino spicca
Ultraworld, che nellaffrontare il tema delle catastrofi climatiche in
rapporto allavvento dellera digitale fa risuonare sul palcoscenico le voci fredde
e metalliche, filtrate dalluso del microfono, degli interpreti: Kate Strong, Suzan Boogaerdt, Frank
Willens, Bianca Van der Schoot, Malick Bauer, Vanessa Loibl. Due chiavi di lettura opposte offrono due distinti
allestimenti del cechoviano Ivanov: il primo, prodotto dallo Schauspielhaus
di Bochum per la regia di John Simon,
avvolge il protagonista (Jens Harzer)
in atteggiamenti dimessi a sostegno del lento ritmo della messinscena; il
secondo, realizzato dal Deutsches Schauspielhaus di Amburgo, prevede un Ivanov
energico e dinamico (Devid Striesow),
esaltato dalla regia di Karin Beier.
Aufführungen prosegue puntando lobiettivo sulla scena di Monaco.
Il Residenztheater ha proposto Der starke Stamm, dramma popolare di Marieluise Fleißer (1923) incentrato su
complessi contrasti interni a una famiglia destinata a un miserabile declino.
La regia di Julia Hölscher
attualizza la vicenda interpretata da Luana
Velis, Robert Dölle, Arnulf Schumacher, Katja Jung e Thomas Reisinger.
Nelle locandine dei Kammerspiele primeggia il brechtiano Im Dickicht der
Städte curato da Christopher Ruping
con soluzioni in grado di mantenere viva e attuale la denuncia delle
contraddizioni del capitalismo su cui si basa il testo recitato da Majd Feddah, Gro Swantje Kohlhof, Jelena
Kuljic, Christian Löber, Julia Riedler. È una sottile e divertente satira della
mentalità e dello stile di vita dei bavaresi, anche in riferimento
allOktoberfest, Am Wiesnrand della viennese Stefanie Sargnagel. Lallestimento prodotto dal Volkstheater si
avvale della creativa regia di Christina
Tscharyiski.
Frank Castorf affronta Aus dem burgerlichen Heldenleben,
titolo che assembla la riduzione drammaturgica del romanzo Europa ed
estratti da commedie di Carl Sternheim,
importante scrittore tedesco attivo tra le due guerre. Nella produzione dello
Schauspiel di Colonia dominano visioni ironiche e graffianti sul Vecchio
Continente di ieri e di oggi. Peter Miklautz,
Bruno Cathomas e Lilith Stangenberg sono i protagonisti
di uno spettacolo molto applaudito da pubblico e critica: Hamlet in
versione pop-thriller, ideato da Jette Steckel per il Thalia Theater di
Amburgo, con Björn Meyer, Julian Greis, Mirco Kreibich, Sandra Flubacher.
Wolfram Koch è il protagonista di Jedermann
(stirbt) dallomonimo dramma di Hugo
von Hofmannsthal in scena allo Schauspielhaus di Francoforte. La regia di Ferdinand Schmalz disegna un
personaggio narcisista e arrogante, affiancato da Monja Kohl e Peter Schröder.
Le pagine di Akteure
sono occupate dal profilo di Bastian
Reiber, regista e attore di punta della scena berlinese: emerso alla Volksbühne
segnatamente in Die (s)panische Fliege di Franz Arnold e Ernst Bach
per la regia di Herbert Fritsch, si
è successivamente consacrato alla Schaubühne distinguendosi in importanti
allestimenti come Amphitryon di Molière,
il progetto Prometheus di Bastian
Reiber, fino al recente Ivanov firmato da Karin Beier.
International si occupa di teatri londinesi dove si rappresentano
commedie dedicate a storie regionali tendenzialmente antitetiche al
nazionalismo diffuso. Al National Theatre è stato allestito The Antipodes
di Annie Baker. Orange Tree Theatre
ha concesso spazio a Little baby Jesus di Arinzé Kene con Rachel
Nwokoro pregevole interprete. Fairview di Jackie Sibblie è la produzione dello Young Vic. Due sono i titoli
iscritti nelle locandine del Royal Court: A History of Water in the
Middle East di Sabrina Mahfouz e Kind
of People di Gurpreet Kaur Bhatti.
Spettacoli strettamente connessi a tematiche relative alla guerra e alla
democrazia emergono dai teatri greci, come la messinscena dello shakespeariano Richard
III interpretato da Dimitris
Lignadis, nuovo direttore del Teatro Nazionale di Atene dove si è tenuta la
rappresentazione molto sperimentale di Das Ende von Eddy del regista Édouard Louis.
Il testo del mese scelto dalla redazione di «Theaterheute» è Bookpink di Caren Jeß che si può
leggere in versione integrale nella sezione Das
Stück. La commedia ha debuttato allo Schauspiel di Graz per la regia di Michaela Wohlfart e la partecipazione
di Mathias Lodd, Frieder Langenberger, Clemens Maria Riegler e Anna Szandtner.
di Massimo Bertoldi
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