Un lungo servizio dedicato al Musical
apre questo numero di «Theaterheute»: un genere spettacolare caratterizzato dal
rinnovamento del linguaggio in parallelo alla scelta dei repertori che si
dimostrano aperti alla rappresentazione di personaggi e situazioni dattualità.
Il “classico” Oklahoma di Richard
Rodgers e Oscar Hammerstein
(1943) allestito da Daniel Fish al
Circle in The Square Theater di New York è ricco di piccanti situazioni. Hadestown
di Anais Mitchell, moderna versione
del mito di Orfeo ambientato in una cantina jazz, presenta velati, polemici
riferimenti alla politica di Trump,
in particolare al muro lungo il confine messicano: in scena al Walter Kerr
Theatre, è diretto da Rachel Charkin
e interpretato da Eva Noblezada, André De Shields e Reeve Carney. Il bullismo nelle scuole è affrontato in Dear Evan
Hansen – musiche di Benj Pasek e
liriche di Justin Paul) – frutto della
limpida regia di Michael Greif e della
prova corale di una compagnia di giovani attori impegnati sul palco del Music
Box Theatre di New York. Problematiche legate allAids costituiscono il fulcro
narrativo di Inheritance di Matthew
Lopez di scena allEthel Barrymore Theatre per la regia di Stephen Daldry.
a ricca sezione di Aufführungen/Neue
Stücke, in cui sono
raccolte le recensioni delle principali produzioni dei teatri dellarea
tedesca, inizia ai Kammerspiele di Monaco dove Toshiki Okada ha allestito il suo The Vacuum Cleaner, cupa storia di isolamento relazionale
allinterno di un nucleo famigliare affidata alle competenze interpretative di Julia Windischbauer, Walter Hess, Damian Rebgetz, Annette
Paulmann e Thomas Hauser. Nella
programmazione del Residenztheater figura il molieriano Der eingebildete
Kranke (Le malade imaginaire)
affrontato dalla regia di Peter
Licht e Claudia Bauer che
declinano il testo nella parodia con sfumature talvolta macabre. Di rilievo è
risultata la prova della compagnia formata da Thomas Lettow, Pia Händler,
Max Rothbart, Myriam Schröder e Cornelius
Borgolte.
Scrittore e drammaturgo quasi dimenticato, Karl Schönherr è riabilitato dalla messinscena di Glaube und
Heimat, commedia da sempre considerata manifesto dellidentità spirituale e
politica della tradizione contadina tedesca proposta al Berliner Ensemble
secondo la lettura filologica di Michael
Thalheimer che si avvale del contributo di pregevoli attori quali Tilo Nest, Andreas Döhler, Martin Rentzsch,
Stefanie Reinsperger, Laura Balzer e Josefin Platt. La rappresentazione di Iphigenie in Aulis, progetto
che accorpa le versioni di Goethe e Schiller, presenta toni aspri e forti
tensioni tra i personaggi quale segno impresso dalla regia di Anne Lenk nello spettacolo in scena
allo Staatsschauspiel di Hannover e interpretato da Seyneb Saleh, Philippe Goos,
Sabine Orléans e Torben Kessler.
Secondo la riduzione drammaturgica operata dal regista Ersan Mondtag, Die Verdammten (La caduta degli dei) dallomonimo film di Luchino Visconti (produzione
Schauspielhaus di Colonia) diventa una amara riflessione sul crollo della
democrazia al tempo del fascismo capace di sviluppare incisive traiettorie che
si confondono nel nostro presente. Delirio e follia, violenza e intransigenza
costituiscono la cifra espressiva dei ruoli consegnati a Margot Gödrös, Yvon Jansen,
Merle Wasmuth, John Hoff.
Con Ode di Thomas Melle
si apre la sezione Neue Stücke
rivolta prevalentemente agli allestimenti di inediti testi contemporanei. Pubblicata
in versione integrale in Das Stück,
la commedia ha debuttato al Deutsches Theater di Berlino per la regia di Lilja Rupprecht e linterpretazione di Juliana Götze, Katrin Wichmann, Jonas
Sippel, Philipp Rohmer, Natali Seelig, alle prese con un testo
in cui un gruppo di attori anima discussioni sulla funzione politica del
teatro. Anche i teatri viennesi promuovono la nuova drammaturgia, come il
Burgtheater in cui Kay Voges ha
allestito Dies irae - Tag zum Zorn, immaginario viaggio intorno alla
terra alla ricerca delluomo. Il controverso spettacolo, dallimpostazione
molto tecnologica, è stato interpretato da Felix
Rech, Elma Stefanìa Ágústsdóttir e Markus
Meyer. Nella programmazione dellAkademietheater, Der Henkel della
viennese Maria Lazar, commedia ricca
di suggestioni espressionistiche, mette in scena il dialogo tra un assassino e
il suo boia, con Itay Tiran e Gunther Eckes e la regia di Mateja Koležnik. Infine cè 1994 – Futuro al dente di Nele Stuhler e Jan Koslowski allo
Schauspiel di Francoforte: una bizzarra avventura alla ricerca di umanità in
una dimensione proiettata nel futuro ripensando alle origini delluomo, con Fridolin Sandmeyer, Samuel Simon, Melanie Straub, Altine Emini
e Torsten Flassig.
Le pagine di Akteure sono dedicate
al profilo di Sebastian Zimmler,
attore del Thalia Theater di Amburgo allievo di Luk Perceval e al servizio di qualificati registi, da Stefan Pucher a Jonas Simon, da Lars-Ole
Walburg a Christopher Rüping.
Internationale offre una lunga, dettagliata intervista a Akira Takayama, regista e visual artist giapponese che si sofferma
sulla situazione del teatro dopo Fukushima (come esposto nel suo progetto Farm
der Hoffnung - Happy Island),
per poi presentare le caratteristiche di Call Center e di McDonalds
Radio University, in cui si denunciano le contraddizioni e le miserie
prodotte dal consumismo globalizzato. In un altro contributo ci si occupa della
protesta degli attori del Katona Jòzsef Theater di Budapest contro i
controlli-censura dello Stato. Contestazioni contro la politica culturale
neoliberista e nazionalista a scapito del teatro indipendente animano anche il
Belgio con ripetute manifestazioni a Bruxelles.
di Massimo Bertoldi
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