Matteo Citrini
Studi di cultura visuale
In
Emotional Technologies l'attenzione passa ai dispositivi e alle tecniche
ideate, più o meno consapevolmente, per sfruttare il portato emotivo della
guerra. Si passa dall'analisi sulle mappe e i primi “wargames” condotta da
Anders Engberg-Pedersen alle riflessioni di Kathrin Maurer sul panorama
ottocentesco e su quello che definisce «the paradox of total immersion» (p. 78):
la restituzione al tempo stesso di una visione anacronistica della guerra unita
a uno slancio propagandistico per future conquiste.
L'ultima sezione, Building Emotional Communities, si concentra sulle forme di visualizzazione e sulle tecnologie emozionali che si sono dimostrate capaci di costruire comunità. Sia nell'ambito artistico, come esemplifica Hermann Kappelhoff nel suo studio su film di propaganda legati al contesto della seconda guerra mondiale e che seppero mobilitare gruppi politici (emblematico il caso di Leni Riefenstahl); sia sui social media, nei quali, osserva Jan Mieszkowski, l'apparente novità del mezzo si riallaccia a una ben più radicata eredità di spettacolarizzazione della battaglia.
Anche nel panorama accademico italiano sono recentemente apparsi contributi dedicati ai visual studies. Il volume La cultura visuale del Ventunesimo secolo (Milano, Meltemi, 2018), curato da Andrea Rabbito, si concentra sull'analisi dei più recenti fenomeni visuali in una prospettiva interdisciplinare e prelude a una serie espressamente dedicata agli studi di questa nuova disciplina.
Nel saggio di apertura, Vito Zagarrio identifica sei tendenze che si muovono a cavallo tra cinema d'autore e cinema mainstream, «entrambi caratterizzati da un'implosione del sistema narrativo e da un […] desiderio di sperimentazione» (p. 14): dalle influenze delle logiche da videogame alla nostalgia per l'analogico; tendenze che in ultima analisi mettono in crisi il concetto stesso di “corpo” filmico.
In Temporalità sovrapposte, Ruggero Eugeni si interroga sul concetto di “presenza” e tenta di «definire diversi modelli e gradi di presenza dell'utente nel passaggio dai media astantivi ai media immersivi» (p. 34), per poi concludere con una profonda riflessione sulla temporalità di quest'ultimi e di come essa si possa riallacciare a esperienze astantive precedenti, secondo una logica di continuità.
Nel suo approfondimento attorno alle più recenti rappresentazioni della shoah, Michele Guerra riprende le riflessioni di Didi-Huberman e Agamben per esplorare il concetto di invisibilità legato alle fotografie dello sterminio. Dario Tomasello si pone invece l'obiettivo di «esaminare in modo diacronico il problema delle immagini nell'ambito della tradizione islamica» (p. 187) partendo dall'insegnamento coranico e concentrandosi sul potere sinestetico della parola. Mentre Rino Schembri apre a un'analisi sull'immagine fotografica di Instagram cercando di trovarne una definizione a partire dal dualismo realtà-messinscena.
Il volume propone un ricco, polifonico carnet di voci, alcune delle quali tuttavia sembrano rientrare a fatica nell'ambito della cultura visuale e che forse dilatano troppo il campo di studi, cadendo in quel quantity problem riproposto di recente da Michele Cometa nella sua prefazione all'edizione italiana di Pictorial Turn di Mitchell (Milano, Raffaello Cortina, 2017, p. 12): il rischio cioè di trasformare il concetto di cultura visuale in un termine-ombrello sotto cui far convergere lo studio di ogni fenomeno legato alla visualità, smussando così inevitabilmente l'affilatezza dei suoi strumenti metodologici.
di Matteo Citrini
Studi di cultura visuale
Indice
Part I. Equivocal Emotions
1. Cropped Vision: Photography and Complicity in Womens World War II Memoirs (Elisabeth Krimmer)
2. Horsemeat with Cucumber Salad: Laughing at the Images of War in Alexander Kluges Films (Andrea Schutte)
3. Max Beckmanns Revenants and Ernst Jüngers Drones: Vision and Coolness in the Interwar Period (Christine Kanz)
Part II. Emotional Technologies
4. Flat Emotions: Maps and Wargames as Emotional Technologies (Anders Engberg-Pedersen)
5. The Paradox of Total Immersion: Watching War in Nineteenth-Century Panoramas (Kathrin Maurer)
6. Post-Traumatic Stress Disorder in Drone Operators: Relying on Uncertainty in Omer Fasts 5,000 Feet is the Best (2011) (Svea Braeunert)
7. Towards a Poor Cinema: The Performativity of Mobile Cameras in New Image Wars (Katarzyna Ruchel-Stockmans)
Part III. Building Emotional Communities
8. Visualizing Community: A Look at World War II Propaganda Films (Hermann Kappelhoff)
9. From Warrior Heroes to Vulnerable Boys: Debunking “Soldierly Masculinity” in Tim Hetheringtons Infidel Photos (Thomas Aervold Bjerre)
10. Visualizing War in the Museum: Esperiental Spaces, Emotions, and Memory Politics (Stephan Jaeger)