Il nuovo numero di «Hystrio» si apre con la
Vetrina
introdotta da
Sandro Avanzo con un contributo dedicato al rinnovato interesse
per il
musical,
dimostrato dalla assidua presenza di questo genere spettacolare su
molti palcoscenici italiani. In merito spiccano le programmazioni del Rossetti
di Trieste, del Teatro Regio di Torino, del Teatro Comunale di Bologna.
Lucia
Medri si occupa del
meeting organizzato
dal RisoNanze!, network per la diffusione e la tutela del teatro under 30,
tenutosi al Teatro India di Roma con la partecipazione di giovani compagnie e
l'intento di creare una rete operativa in sinergia.
Di
editoria e teatro parla Laura Bevione, offrendo un'esaustiva panoramica del
percorso inaugurato nel 1977 da Franco Quadri con Ubulibri e che oggi rimane un
settore di nicchia, in un quadro di generale e desolante
miseria di lettori italiani. Il libro Curare
il teatro. Il laboratorio permanente
di Nerval Teatro ad Armunia di Gerando
Guccini e Marco Menini (Pisa,
ETS, 2019) è oggetto della recensione di Diego
Vincenti che dà utili informazioni e propone interessanti riflessioni sulla
figura del fondatore Maurizio Lupinelli.
Il viaggio di Teatromondo inizia a Edimburgo dove si
sono svolti gli annuali Fringe e Edinburgh International Festival che, come
racconta Maggie Rose, hanno
condiviso l'attenzione verso i cambiamenti climatici e l'idea partecipativa del
pubblico alla realizzazione degli spettacoli, come in Morning Manifesto di David
Greig e Sara Saarawi oppure in Breaking Bread della compagnia del Royal
Court di Londra nel cartellone dell'Eif. Analogamente il Fringe ha proposto,
tra le tante e pregevoli rappresentazioni, Vigil
del collettivo teatrale Mechanimal e Islander
del gruppo guidato dal compositore Finn
Anderson. Si parla di identità britannica e scozzese sia in On the Radical Road, pièce musicale di Robert Ross interpretata dalla compagnia Theatre Objectiv, sia in Mouthpiece di Kieran Hurley.
Quanto sia consolidata nel
teatro tedesco la promozione della drammaturgia contemporanea lo dimostra il
festival organizzato dall'Hebbel Theater di Berlino al quale hanno aderito
artisti locali e internazionali, come emerge dalla dettagliata cronaca di Elena Basteri che ricorda la coreografa
Deborah Hay autrice di My Choreographed Body…Revisited e lo
spettacolo-concerto # Punk 100% Pop*
N!Gga di Nora Chipaumire. Al
Deutsches Theater si sono esibiti Jérôme Bel con la novità Isadora Duncan e il duo berlinese Deuflert und Plischke con Liebestod.
Con Franco Malcovati ci si trasferisce a Tbilisi dove lavora Rezo Gabriadze, regista, scenografo e
autore di un teatro di figura caratterizzato da effetti di magia e di
meraviglia poetica. Plovdiv, la prima città bulgara nominata, assieme a Matera,
Capitale della Cultura Europea 2019, ha ospitato Odyssée Karavana, un progetto
condiviso da tredici compagnie teatrali europee, tra le quali il Teatro Nucleo
di Ferrara che, come informa Vittoria
Lombardi, ha presentato lo spettacolo Domino
per la regia di Natasha Czertok. Della
99° edizione del Festival di Salisburgo si occupa Irina Wolf, ponendo in valore
gli allestimenti di Liliom di Ferenc Molnàr da parte di Kornél Mundruczò e di Die Empörten di Theresia Walser secondo la versione firmata da Burkhard C. Kosminski. Teatromondo
termina ad Almada, sede del principale festival portoghese, che ha visto la
presenza di registi di spessore internazionale e di gruppi indipendenti. Roberto Canziani menziona Mary Said What She Said di Darryl Pinckney allestito da Robert Wilson e interpretato da Isabelle Huppert e Saison sèche di sette stravaganti ballerine
In occasione della ricorrenza
trentennale della caduta del muro di Berlino la rivista milanese propone il Dossier 1989-2019: oltre i muri? a cura
di Laura Caretti e Roberto Rizzente. Giuseppe Montemagno intervista Jack
Lang, attuale Presidente dell'Institut du Monde Arabe di Parigi, che si
sofferma sull'Union des Théâtres de l'Europe
da lui fondata nel 1990 con Strehler,
sull'importanza del Premio Europa e sulla necessità di una maggiore
partecipazione della cultura al processo di unificazione europea.
Due teatri simbolo della
Berlino divisa, la Volksbühne e la Schaubühne, oggi appaiono destoricizzati e
deideologizzati pur mantenendo un alto livello artistico, come sottolinea Davide Carnevali. Lo stesso Carnevali
nel contributo successivo intervista Jens
Hillje, dramaturg con importanti
esperienze nei due teatri citati recentemente insignito del Leone d'Oro alla
Biennale Teatro di Venezia. Emerge il quadro di una ricostruzione complicata
dal neoliberismo e dalla paralisi culturale, poi animata dai progetti
innovativi di Thomas Langhoff,
direttore del Deutsches Theater e fondatore di una compagnia di attori dell'Est
e dell'Ovest. Le ripercussioni del crollo dell'Unione Sovietica nel mondo
teatrale sono un campo d'indagine di primaria importanza per il dossier.
Franco Malcovati affronta il caso della Russia rilevando negli anni
Novanta, malgrado la depressione economica, manifestazioni di vitalità creativa
per il ritorno in patria dei grandi maestri (Jurij Ljubimov, Lev Dodin,
Anatolij Vasile'ev) e la successiva
affermazione della nuova drammaturgia (Michail
Durnenkov, Ivan Vyrypaev). Lo
stesso Malcovati intervista Dodin che, oltre a sostenere la poca influenza
esercitata dalla perestroika nella
cultura teatrale, parla della funzione dello spettacolo contemporaneo, al quale
spetta il compito «non di
riflettere la crisi ma di anticiparla», perciò «l'artista deve riuscire a
estraniarsi dalla situazione esistente non solo fuori di lui ma anche dentro di
lui» (p. 37).
Portavoce della vicina Lituania è Oskaras Koršunovas. Nell'intervista concessa a Laura Caretti ripercorre i suoi
rapporti con l'Occidente avviati nel 1990 al Festival di Edimburgo, poi ricorda
la fondazione del suo teatro indipendente (Okt) e le sue regie di testi
classici e contemporanei. Dalla Lituania arriva la voce di Valters Sīlis in un dialogo con Roberto Rizzente incentrato sul rinnovamento della scena nazionale
avviato soprattutto dai teatri indipendenti. Si prosegue con lo sguardo rivolto
alla Bielorussia dove è attivo il Belanus Free Theatre fondato a Minsk nel 2005
da Nicolaj Khalezin e da Natalia Koliada, cassa di risonanza del
dissenso contro il regime repressivo di Lukashenko.
Il percorso del teatro polacco
si presenta piuttosto tormentato: come illustra Dariusz Kosiński, godeva di libertà al tempo del regime comunista,
ma dopo il 1989 perde la sua centralità culturale per essere ostacolato dalla
politica reazionaria dei partiti conservatori, ai quali si contrappone dal 2005
un teatro di opposizione sulla scorta delle esperienze avviate da importanti
registi quali Jan Klata e Michal Zadara. Dalla dissoluzione della
ex Jugoslavia si è sviluppata una realtà teatrale altrettanto disgregata e
tormentata, come bene spiega Franco
Ungaro, che risulta comunque capace di produrre scrittori di qualità come Borka Pavićević, il macedone Goran Stefanovski e Biljana Srbljanović, conosciuta
in Italia per La trilogia di Belgrado.
Irina
Wolf ci parla della nuova scena romena fiorita dopo la
fine della dittatura di Ceaușescu.
In merito diventa preziosa testimonianza quanto racconta la regista e
drammaturga Gianina Cărbunariu, ora
direttrice del Teatro dei Giovani di Piatra Neamt. La vicenda di Árpád Schilling, regista di punta
dichiarato nel 2017 «pericolo
per la sicurezza nazionale» (p. 50), perciò trasferitosi in Francia, è lo
specchio della situazione ungherese, come spiega lo stesso a Andrea Tompa avanzando
pesanti accuse alla società e al sistema teatrale corrotto del suo paese. Il
post 1989 nella Cecoslovacchia – sostiene Viliam Klimáček – ha prodotto un'iniziale stagione di libertà e di impulsi creativi che
hanno fatto nascere importanti teatri indipendenti fino alla cesura del 1992, con
la fondazione delle repubbliche Cecaui le Slovacca. A questi scenari nazionali
piuttosto frastagliati si contrappongono i festival internazionali, vere e
proprie fucine di idee e progetti di rilievo per la fondazione di un'identità
culturale europea.
Roberto Canziani orienta l'attenzione
sull'Italia privilegiando il Mitelfest di Cividale del Friuli; Gherardo Vitali
Rosari segue le vicende della rassegna di Avignone; Maggie Rose affronta l'Edinburgh
International Festival. A Franco Ungaro spetta il Bitef di Belgrado, a Laura
Bevione il Festival del Teatro Nazionale (Ntf) di Bucarest. Chiude Laura
Caretti con il Life e il festival internazionale Sirenos di Vilnius. Un
contributo importante a sostegno della promozione della drammaturgia
contemporanea è offerto dai progetti transnazionali promossi dall'Ue. Tra i
tanti e validi esempi Bevione e Canziani danno conto di Be SpectACTive! (network
di cui è membro per l'Italia il Kilowatt Festival) e Atlas
of Transitions. A conclusione di questo esaustivo dossier si legge l'approfondimento di Ira Rubini dedicato al Premio
Europa per il Teatro.
Le pagine di Nati Ieri curate da Claudia Cannella sono per la diciottesima
edizione di Scenario Festival 2019 tenutosi alla Manifattura delle Arti di
Bologna. I vincitori sono stati Edoardo Favero e Alessandro Bandini con Una vera tragedia, e il collettivo
lunAzione con Il colloquio. Hanno
ottenuto segnalazioni speciali i monologhi Bob
Raphsody di Carolina Cametti e Mezzo
chilo di Serena Guardone.
La consueta e corposa sezione
delle Critiche ordina le tante
recensioni degli spettacoli teatrali secondo criteri regionali. Seguono le
sezioni riservate a Lirica e Danza. Il nuovo testo teatrale pubblicato in questo fascicolo è Hospes, -ĭtis di Fabio
Pisano, vincitore del Premio Hystrio-Scritture di Scena 2019.
Nella ricca Biblioteca Ilaria Angelone e Albarosa Camaldo raccolgono le schede relative alle novità
editoriali italiane legate alla cultura dello spettacolo.
Le tante e utili informazioni de La società
teatrale sono offerte da Roberto
Rizzente.
di Massimo Bertoldi