Il volume di Elena Randi, fra i vari studi dedicati allargomento, ha il merito di affrontare con obiettivi più sostanziali che ideologici il fenomeno della modern dance, inquadrandolo in una precisa chiave di lettura che ne ricerca le motivazioni originarie e la conseguente prassi coreutica nella riflessione comune a un gruppo di artisti della prima metà del Novecento. Ripercorrendo le acquisizioni di John Martin, che negli anni 30 definiva pionieristicamente il termine modern come non riconducibile alla mera accezione di “contemporaneo”, includendovi quindi i coreografi americani della generazione successiva alle “romantiche” Ruth St. Denis e Isadora Duncan, lautrice avanza una definizione più ampia della tipologia della modern dance, cercando di decifrare in modo concreto le istanze alla base della “rivoluzione” di quegli artisti, non solo americani, che furono gli artefici di un nuovo modo di intendere la creazione coreutica e il ruolo del danzatore. Partendo dal presupposto che la cultura degli Stati Uniti fosse profondamente ancorata a quella dellEuropa e che lunica forma di danza colta ai primi dellOttocento si identificasse nel balletto di stampo accademico di provenienza prevalentemente francese e italiana, si arriva a inquadrare la modern dance come un fenomeno di avanguardia storica, nato in opposizione alla danza “tradizionale” e alla ricerca di una collocazione autoctona, pur nelle contaminazioni europee. Una riflessione che permette di reintegrare a pieno titolo nel novero degli artisti modern anche la Duncan e la St. Denis, ferma restando lesclusione della “simbolista” Loie Fuller, decisamente più estranea alle istanze caratteristiche del movimento. Il primo capitolo del volume è dedicato alla genesi del fenomeno: la citata Ruth St. Denis, Ted Shawn e la scuola da loro fondata; la Denishawn, che di fatto getta le basi della codificazione della danza americana colta non ballettistica e nella quale si formano Martha Graham, Doris Humphrey, Charles Weidman, protagonisti dei capitoli successivi. Una trattazione particolare, affidata a Margherita Pirotto, è riservata al caso di Hanya Holm, che vive e si forma in Germania presso Mary Wigman per poi trasferirsi nel 1931 a New York, dove fonda una scuola che contribuisce largamente alla diffusione negli Stati Uniti dei principi coreutici dellavanguardia tedesca, grazie anche agli stretti rapporti con i colleghi usciti dalla Denishawn. Conclude la trattazione un capitolo dedicato alla terza generazione della modern dance, che lautrice restringe alle esperienze di José Limón ed Erick Hawkins. Essi, con le loro creazioni e con le loro riflessioni (Hawkins dedicherà un intero saggio al movimento: Modern Dance as a Voyage of Discovery, 1992), traghettano oltre la metà del secolo i principi fondanti dei loro maestri, sedimentandoli e configurando definitivamente un movimento che non è da considerarsi un mero fenomeno “terminologico” ma una vera e propria prassi coreutica che mette al centro il movimento armonico, riflesso dellunità inscindibile fra corpo e anima. di Caterina Pagnini Trascriviamo di seguito lIndice del volume:
Avvertenza Introduzione. La modern dance: un problema terminologico Ringraziamenti I. La Denishawn e i suoi fondatori I.1. Una scuola che fa scuola I.2. Il pensiero pedagogico I.3. Il magistero di Delsarte si trapianta nella teoria e nella pratica di Ted Shawn
II. La prima definizione della Denishawn: Martha Graham II.1. Il corpo come espressione degli archetipi dellinconscio collettivo II.2. La concezione della danza rivelata da uno spettacolo: Errand into the Maze
III. Doris Humphrey e Charles Weidman III.1. Lastrattismo espressivo di Doris Humphrey III.2. La tecnica comeespressione della dimensione teorica III.3. Charles Weidman: la creazione passa dal coreografo al danzatore III.4. Si comincia dal reale e lo si supera
IV. Poetica, pedagogia e coreografia in Hanya Holm di Margherita Pirotto IV.1. Una questione di trascendenza IV.1. Una questione di trascendenza IV.2. La pedagogia IV.3. City Nocturne: un manifesto di estetica travestito
V. La terza generazione: José Limón ed Erick Hawkins V.1. José Limón: il movimento organico si tinge dellintenzione V.2. Un capolavoro: The Moor's Pavane V.3. Abbasso lo psicologismo, legotismo e lo sforzo: Erick Hawkins tra Oriente e Occidente
|