Il volume raccoglie dodici contributi presentati al convegno
internazionale di studi Le Banquet. Manger, boire et parler ensemble (XIIe-XVIIe siècles), svoltosi presso lUniversità di
Losanna tra il 23 e il 25 novembre 2015. Le ricerche si distinguono per
lanalisi accurata delle modalità di produzione delle fonti riguardanti i
ricevimenti che animarono le corti di Francia, Italia, Germania e Borgogna.
Cronache, libri cerimoniali, trattati di medicina, ricettari, scritti
encomiastici, corrispondenze epistolari, liste di spese per ingredienti,
decorazioni e doni, testimonianze iconografiche – documenti spesso inediti –
guidano gli studiosi intorno a due temi principali: con quale lessico e con
quali artifici letterari si trattò dei lussuosi ricevimenti tra Medioevo e
Rinascimento; e in che modo lo spettacolo del banchetto rappresentò lordine della società cortigiana dAntico Regime.
Del
convito come occasione di dibattito su argomenti di filosofia e morale si
occupa Jean-Yves Tilliette che,
esaminando il Policraticus di Giovanni di Salisbury, si
concentra sulle sue citazioni dal patrimonio letterario latino, sospese tra la riprovazione
cristiana degli eccessi della tavola e lapprezzamento per le discussioni
edificanti dei convivia philosophorum.
Agostino
Paravicini Bagliani
analizza gli Ordines Romani XI (1140-1143), XII (1192), XIII (1273-1274)
e le loro prescrizioni per il servizio della mensa papale in
occasione delle maggiori feste dellanno liturgico, fermando lattenzione su
due cerimonie che rimarcarono la preminenza del pontefice su ogni autorità
ecclesiastica: il lavacro delle mani offerto durante il convito dai cardinali e
il rituale delle probe, ossia lassaggio delle pietanze destinate al papa per
scongiurare il rischio di avvelenamenti.
La
tavola di Belzebù che nel Songe
dEnfer di Raoul de Houdenc (1165-1230) ciba i dannati delle
carni di bambini morti e di vecchie prostitute è per Jean-Claude Mühlethaler
oggetto di studio sui meccanismi di parodia e ironia che presiedono alla
condanna letteraria degli eccessi delle feste cortigiane francesi. Dimenticato
linvito al sanctissimum convivium eucaristico, sciolto il freno
allistinto, anche il nobile cavaliere è preda degli appetiti più bassi, come i
protagonisti del trecentesco Roman de Fauvel, che trasformano il pranzo
nuziale di Vaine Gloire in unorgia indemoniata. Inappellabile risuona allora
la Condamnation de Banquet di Guillaume Flamang (1455-1520),
moralité in cui Averroè, Avicenna e Galieno vietano la partecipazione ai
banchetti, colpevoli di arrecare malattie orribili quanto le maschere e i
costumi dei demoni chiamati a rappresentarle sulla scena.
Allopposto, Nicolas Bock indaga il rapporto tra la
devozione dei sovrani angioini al SS. Sacramento, il cerimoniale della corte di
Luigi di Taranto e liconografia del
perduto sarcofago della regina Sancia di Maiorca la quale, rinnegati i
beni terreni, sul fronte del monumento – un tempo collocato nella chiesa di
Santa Croce a Napoli – siede alla tavola delle clarisse per gustare le primizie
celesti.
Bruno
Laurioux
esamina i documenti sul banchetto che il 6 gennaio 1378 Carlo V di
Francia offrì per la visita a Parigi dellimperatore Carlo IV, osservando come
la descrizione ufficiale dellevento non racconti che la versione idealizzata
del ricevimento. Tale descrizione è messa a confronto con un manoscritto della
British Library che riporta il resoconto della visita imperiale, nonché le
liste dei doni diplomatici, delle vivande e degli entremés, al fine di
meglio comprendere limportanza diplomatica dei festeggiamenti.
Sulle
orationes in convivio vertono le ricerche di Cécile Caby.
Spogliando i manoscritti censiti dallIter Italicum di Kristeller
e dagli Initia Humanistica Latina di Bertalot, è stato possibile
verificare come i sei discorsi conviviali di Girolamo Aliotti non siano
un unicum nel panorama della letteratura quattrocentesca, bensì il caso
più ampio di un genere di composizioni di cui si fornisce qui un primo catalogo
e si pubblicano tre esempi inediti: il discorso dellAliotti per Battista
Catenacci, lallocuzione di Girolamo Ronco ante conspectum
Dominorum et Pieri Cosme de Medicis e lOratio in convivio agenda
di Paolo Attavanti.
I
rilievi lessicali condotti sui Mémoires di Olivier de La Marche e
sulla Chronique di George Chastelain guidano le riflessioni di Yann
Morel sul ruolo di festini, colazioni e conviti alla corte borgognona di Filippo
il Buono e Carlo il Temerario: il termine banchetto designò un
servizio di tavola capace (come si dimostra con opportuni esempi) di infrangere
il consueto ordine temporale dei pasti, di allentare le rigide distinzioni di
grado tra convitati e di oltrepassare labbondanza e la ricercatezza delle
pietanze abitualmente imbandite.
Benjamin
Müsegades
raccoglie documenti di diversa natura intorno ai ricevimenti offerti dai duchi
di Sassonia, di Cleves, di Brunsvick e dal langravio di Hasse tra il 1470 e il
1500, soffermandosi sui problemi dellorganizzazione materiale dei festini e
sulla loro capacità di rappresentare le gerarchie cortigiane.
Nelle
terre dei duchi di Savoia conducono gli studi di Thalia Brero, attenti
soprattutto a chiarire come i banchetti delletà di Carlo II, con il
loro cerimoniale e il sofisticato ordine delle precedenze, fossero solo una
parte dellarticolato meccanismo di significazione della festa dinastica,
rappresentazione perfetta della dignità della corte insieme ai solenni ingressi
principeschi, alle danze, ai tornei, alle recite di orazioni ufficiali e alle
rappresentazioni teatrali. Parimenti, Antonella Campanini ribadisce la
continuità progettuale tra il banchetto e i momenti della festa nuziale
bolognese di Annibale Bentivoglio e Lucrezia dEste del 1487,
inventariando le descrizioni dellevento reperibili sia in scritti encomiastici
e cronache cittadine coevi allevento sia in opere di erudizione successive,
alcune delle quali poco stimate dagli storici che si sono occupati di questi
festeggiamenti.
Di
sofisticate composizioni di tovaglie e tovaglioli per mense regali si occupa François
Quiviger, approfondendo larte di apparecchiare la tavola secondo le regole
dei trattati di piegatura del Cinque e Seicento; mentre il contributo
conclusivo, firmato da Florent Quellier, cerca le tracce del paesaggio
sonoro dei ricevimenti dellaristocrazia francese del secolo XVII nelle pagine del Mercure galant
di Donneau de Visée, mettendo in risalto la difficoltà delle parole di
rievocare emozioni e magnificenza delleffimero delle feste dAntico Regime.
Proprio
il vigore filologico con cui ciascuno degli autori valuta luso e le occorrenze
di tali parole è il punto di forza di questa pubblicazione, che invita a una
rigorosa recensio dei documenti e a una loro accurata lettura per
indagare in modo esaustivo e puntuale il ruolo del banchetto ufficiale
principesco delletà moderna.
di Claudio Passera
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