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Le Banquet. Manger, boire et parler ensemble (XIIe-XVIIe siècles)

A cura di Bruno Laurioux, Agostino Paravicini Baglioni, Eva Pibiri

Firenze, SISMEL-Galluzzo, 2018, XVI-342 pp., euro 65,00
ISBN 978-88-8450-871-3

Il volume raccoglie dodici contributi presentati al convegno internazionale di studi Le Banquet. Manger, boire et parler ensemble (XIIe-XVIIe siècles), svoltosi presso l’Università di Losanna tra il 23 e il 25 novembre 2015. Le ricerche si distinguono per l’analisi accurata delle modalità di produzione delle fonti riguardanti i ricevimenti che animarono le corti di Francia, Italia, Germania e Borgogna. Cronache, libri cerimoniali, trattati di medicina, ricettari, scritti encomiastici, corrispondenze epistolari, liste di spese per ingredienti, decorazioni e doni, testimonianze iconografiche – documenti spesso inediti – guidano gli studiosi intorno a due temi principali: con quale lessico e con quali artifici letterari si trattò dei lussuosi ricevimenti tra Medioevo e Rinascimento; e in che modo lo spettacolo del banchetto rappresentò l’ordine della società cortigiana d’Antico Regime.    

Del convito come occasione di dibattito su argomenti di filosofia e morale si occupa Jean-Yves Tilliette che, esaminando il Policraticus di Giovanni di Salisbury, si concentra sulle sue citazioni dal patrimonio letterario latino, sospese tra la riprovazione cristiana degli eccessi della tavola e l’apprezzamento per le discussioni edificanti dei convivia philosophorum.

Agostino Paravicini Bagliani analizza gli Ordines Romani XI (1140-1143), XII (1192), XIII (1273-1274) e le loro prescrizioni per il servizio della mensa papale in occasione delle maggiori feste dell’anno liturgico, fermando l’attenzione su due cerimonie che rimarcarono la preminenza del pontefice su ogni autorità ecclesiastica: il lavacro delle mani offerto durante il convito dai cardinali e il rituale delle probe, ossia l’assaggio delle pietanze destinate al papa per scongiurare il rischio di avvelenamenti.    

La tavola di Belzebù che nel Songe d’Enfer di Raoul de Houdenc (1165-1230) ciba i dannati delle carni di bambini morti e di vecchie prostitute è per Jean-Claude Mühlethaler oggetto di studio sui meccanismi di parodia e ironia che presiedono alla condanna letteraria degli eccessi delle feste cortigiane francesi. Dimenticato l’invito al sanctissimum convivium eucaristico, sciolto il freno all’istinto, anche il nobile cavaliere è preda degli appetiti più bassi, come i protagonisti del trecentesco Roman de Fauvel, che trasformano il pranzo nuziale di Vaine Gloire in un’orgia indemoniata. Inappellabile risuona allora la Condamnation de Banquet di Guillaume Flamang (1455-1520), moralité in cui Averroè, Avicenna e Galieno vietano la partecipazione ai banchetti, colpevoli di arrecare malattie orribili quanto le maschere e i costumi dei demoni chiamati a rappresentarle sulla scena.

All’opposto, Nicolas Bock indaga il rapporto tra la devozione dei sovrani angioini al SS. Sacramento, il cerimoniale della corte di Luigi di Taranto e l’iconografia del perduto sarcofago della regina Sancia di Maiorca la quale, rinnegati i beni terreni, sul fronte del monumento – un tempo collocato nella chiesa di Santa Croce a Napoli – siede alla tavola delle clarisse per gustare le primizie celesti.  

Bruno Laurioux esamina i documenti sul banchetto che il 6 gennaio 1378 Carlo V di Francia offrì per la visita a Parigi dell’imperatore Carlo IV, osservando come la descrizione ufficiale dell’evento non racconti che la versione idealizzata del ricevimento. Tale descrizione è messa a confronto con un manoscritto della British Library che riporta il resoconto della visita imperiale, nonché le liste dei doni diplomatici, delle vivande e degli entremés, al fine di meglio comprendere l’importanza diplomatica dei festeggiamenti.

Sulle orationes in convivio vertono le ricerche di Cécile Caby. Spogliando i manoscritti censiti dall’Iter Italicum di Kristeller e dagli Initia Humanistica Latina di Bertalot, è stato possibile verificare come i sei discorsi conviviali di Girolamo Aliotti non siano un unicum nel panorama della letteratura quattrocentesca, bensì il caso più ampio di un genere di composizioni di cui si fornisce qui un primo catalogo e si pubblicano tre esempi inediti: il discorso dell’Aliotti per Battista Catenacci, l’allocuzione di Girolamo Ronco ante conspectum Dominorum et Pieri Cosme de Medicis e l’Oratio in convivio agenda di Paolo Attavanti.

I rilievi lessicali condotti sui Mémoires di Olivier de La Marche e sulla Chronique di George Chastelain guidano le riflessioni di Yann Morel sul ruolo di festini, colazioni e conviti alla corte borgognona di Filippo il Buono e Carlo il Temerario: il termine banchetto designò un servizio di tavola capace (come si dimostra con opportuni esempi) di infrangere il consueto ordine temporale dei pasti, di allentare le rigide distinzioni di grado tra convitati e di oltrepassare l’abbondanza e la ricercatezza delle pietanze abitualmente imbandite.

Benjamin Müsegades raccoglie documenti di diversa natura intorno ai ricevimenti offerti dai duchi di Sassonia, di Cleves, di Brunsvick e dal langravio di Hasse tra il 1470 e il 1500, soffermandosi sui problemi dell’organizzazione materiale dei festini e sulla loro capacità di rappresentare le gerarchie cortigiane. 

Nelle terre dei duchi di Savoia conducono gli studi di Thalia Brero, attenti soprattutto a chiarire come i banchetti dell’età di Carlo II, con il loro cerimoniale e il sofisticato ordine delle precedenze, fossero solo una parte dell’articolato meccanismo di significazione della festa dinastica, rappresentazione perfetta della dignità della corte insieme ai solenni ingressi principeschi, alle danze, ai tornei, alle recite di orazioni ufficiali e alle rappresentazioni teatrali. Parimenti, Antonella Campanini ribadisce la continuità progettuale tra il banchetto e i momenti della festa nuziale bolognese di Annibale Bentivoglio e Lucrezia d’Este del 1487, inventariando le descrizioni dell’evento reperibili sia in scritti encomiastici e cronache cittadine coevi all’evento sia in opere di erudizione successive, alcune delle quali poco stimate dagli storici che si sono occupati di questi festeggiamenti.  

Di sofisticate composizioni di tovaglie e tovaglioli per mense regali si occupa François Quiviger, approfondendo l’arte di apparecchiare la tavola secondo le regole dei trattati di piegatura del Cinque e Seicento; mentre il contributo conclusivo, firmato da Florent Quellier, cerca le tracce del paesaggio sonoro dei ricevimenti dell’aristocrazia francese del secolo XVII nelle pagine del Mercure galant di Donneau de Visée, mettendo in risalto la difficoltà delle parole di rievocare emozioni e magnificenza dell’effimero delle feste d’Antico Regime.

Proprio il vigore filologico con cui ciascuno degli autori valuta l’uso e le occorrenze di tali parole è il punto di forza di questa pubblicazione, che invita a una rigorosa recensio dei documenti e a una loro accurata lettura per indagare in modo esaustivo e puntuale il ruolo del banchetto ufficiale principesco dell’età moderna.  


di Claudio Passera


La copertina

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