A cura di Massimo Ciaravolo, alla guida di una squadra folta e agguerrita di
specialisti di età tendenzialmente giovane e rappresentativa quindi di risorse
fresche nel non verde panorama dellUniversità italiana, esce per i tipi di
Iperborea una monumentale Storia delle letterature
scandinave. Dalle origini a oggi: oltre mille pagine. Va da sé
che, a prescindere dalla mole, si tratta di una vera e propria impresa che – al
di là della screziata e indimenticata opera di Prampolini, sviluppata fra gli anni Trenta e Sessanta – ha in
realtà un unico specifico riscontro in Italia nelle Letterature
della Scandinavia di Mario
Gabrieli, la cui seconda edizione risale ormai al lontano 1969.
La Premessa
del curatore (che cita questi riferimenti) non nasconde che allora era più facile di oggi,
epoca della decostruzione e della globalizzazione, portare avanti unidea
unitaria di letteratura. Attualmente, prima dimpegnarsi nellopera faticosa di
narrare lattività di scrittori stratificati nel tempo, nello spazio e nei
generi (in questo caso, per di più, di varie nazioni, lingue e, in qualche
modo, civiltà sì affini, ma a tratti non sempre consonanti), ci si trova di
fronte alla domanda, per molti versi, terribile e ineludibile: che senso ha? o
ancora: ma si può farlo davvero in termini lineari?
Alla
fine, però, ciò che spaventa la teoria è come superato da unesigenza assai
generalizzata del pubblico dei lettori: cè una necessità, non solo didattica,
di qualche tipologia di mappa o di affresco che permetta di muoversi e di
orientarsi culturalmente tanto più in territori dai confini ambigui, nei quali
le lingue quasi sintrecciano e una sorta di protostoria pagana imponente
serpeggia e traluce in fenomeni contemporanei. È proprio il caso complesso
della Scandinavia, della cui sfaccettata civilizzazione – mi si permetta di
ricordare –, a suo tempo (2015), la compianta Gianna Chiesa Isnardi aveva reso un quadro articolato e sapiente;
ora, questa nuova storia letteraria viene quasi ad affiancare e a integrare
quellopera, restituendoci con completezza limpressione di un mondo peculiare
quanto essenziale per la definizione del Geist
europeo.
Certo
oggi siamo ben lontani dalle considerazioni del grande attore Ernesto Rossi che, nel 1887, di ritorno
dalla Scandinavia, scriveva: «Nella nostra ignoranza [i nordici] ce li
figuriamo barbari: e invece sono forse, e anche senza il forse, più civilizzati
di noi»; eppure non ha del tutto torto lassai più citato Borges quando ricorda che i destini e i libri scandinavi continuano
a esistere «come se si fossero verificati in sogno o in quelle sfere di cristallo
che scrutano gli indovini». Nonostante il trapasso delle epoche e la velocità
delle comunicazioni, lidea di una Scandinavia
avvertita quasi come isola più che penisola non si è del tutto estinta e
soprattutto perché la sua civilizzazione è certo connessa allOccidente, ma su
una linea di peculiari discrasie. La prima è cronologica rispetto a larga parte
del continente: per quel cosmo culturale, infatti, il medio evo vichingo è ciò
che la Grecia e Roma sono state per gli altri popoli; il Settecento
holberghiano appare il vero Rinascimento locale; Kierkegaard poi tenta di sbriciolare da Copenaghen il massiccio
idealismo tedesco e, dalla fine dellOttocento, si assiste – con Ibsen, Strindberg e il troppo dimenticato Bjørnson – allirradiazione di una profetica “luce dal Nord” sul
resto dellEuropa; seguono un Novecento ricchissimo di letteratura, ma anche di
cinema, dagli impulsi straordinari e pregni di originali acute istanze
esistenziali, sino a oggi. I nessi con il continente sono attivi, dicevamo, ma
spesso obliqui e, forse, appaiono più tenaci in relazione alla cultura francese
(e latina) che, paradossalmente, alla contigua germanica.
Partire
da queste eccentricità complica la già problematica questione della narrazione
letteraria contemporanea e investe gli autori di inedite responsabilità
divulgative. Per questa nuova Storia delle letterature
scandinave, si è prescelta in fondo la struttura dellenciclopedia
(e come non ricordare Claudio Magris che
afferma che da questo modello germoglia ogni ricerca!), quindi: quattro-cinque
pagine per i temi e gli autori forti, una dozzina di righi per i titoli
secondari. Può sembrare poco eppure, nella tessitura della trattazione, in
tanta concisione, non solo non manca nulla, ma si ha la sensazione di essere guidati
con mano sicura in un percorso che compatta il panorama in virtù di unassai
solida narrazione. Due paiono le carte vincenti: lo stile piano e immediato del
racconto, che deriva dallassoluta competenza selettiva degli studiosi in
campo, e soprattutto la possibilità dincrociare i percorsi, complicando (in
senso nobile) ciò che, a questo punto, potrebbe apparire piatto e scontato.
Vari rimandi consentono infatti di leggere e ricomporre questa storia da
angolazioni differenti e qui il libro rivela la sua originalità e il paradosso
della sua semplicità complessa: il lineare si
ristruttura su livelli differenti che sintersecano e la convenzione della
narrazione letteraria mostra lintreccio fitto di una storia labirintica,
consentendo tuttavia di dipanarla nellunico modo possibile: allinsegna delle
differenze e delle contraddizioni.
Per il resto, il lettore curioso troverà
una varietà di temi impossibile (anche per motivi culturali) da rinvenire nelle
pur ottime opere del genere degli scorsi decenni: unattenzione specifica, per
esempio, alla letteratura dimmigrazione, alle differenziazioni postmoderne, al
dilagante fenomeno dei gialli e ad aspetti culturali importanti quantunque
periferici (per esempio, le isole Fær Øer); in generale, si avvertirà una
sensibilità assolutamente contemporanea che inscrive infine la pseudo-isola
nordica nella prospettiva della globalizzazione.
Ne affiora un quadro altrimenti
caratterizzato; alla fine, originale, ma un po meno esotico e remoto e quasi
concepito in rete, prossimo
anche per il lettore italiano, che potrà godere di un altro pregio del volume:
le ampie bibliografie, acute nelle scelte e aggiornatissime, attente ai
contributi nella nostra lingua.
Per concludere, trattandosi di opera concertata,
non posso esimermi dal citare tutti gli autori, che si sono sottoposti
evidentemente a una sana disciplina di gruppo: Massimiliano Bampi, Bruno Berni,
Laura Cangemi, Gianfranco Contri, Silvia Cosimini, Sara Culeddu, Giuliano
DAmico, Fulvio Ferrari, Davide Finco, Maria Cristina Lombardi, Andrea
Meregalli, Camilla Storskog, Anna Wegener, Renato Zatti. Ognuno ha servito lorchestra
con la sua personalità di solista.
di Franco Perrelli
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