La pubblicazione si colloca nel quadro del progetto di ricerca La Musique et les Lettres: contaminations entre la musique, la poésie, la prose et le théâtre diretto da Michela Landi e Marco Lombardi nellambito del Dipartimento di Lingue, Letterature e Studi interculturali dellUniversità di Firenze. Il volume raccoglie riflessioni di specialisti di diverse discipline sui processi di ibridazione tra musica, teatro e letteratura indagati per via di esempi in un arco temporale di lunga durata: dai trattati di retorica del Quattrocento francese fino alle sperimentazioni letterarie degli anni Ottanta del Novecento.
Il saggio introduttivo della curatrice chiarisce le coordinate filosofiche ed ermeneutiche entro cui si colloca il progetto. Nella prospettiva di Landi musica, teatro e letteratura sono concepite come sistemi di segni in costante “attraversamento” reciproco, distinti concettualmente dalle loro realizzazioni concrete: lazione scenica, lesecuzione musicale, la scrittura. La “scena” è intesa come metafora dello sguardo riflessivo predominante nelle espressioni artistiche dellOccidente moderno, in cui il soggetto si pone dentro lopera con un atto di natura performativa che problematizza le nozioni di “presente”, “presenza” e “rappresentazione”. Alcune tappe essenziali nello sviluppo di questa coscienza critica sono individuate nel dramma musicale wagneriano e nella pratica poetica di Baudelaire e Mallarmé che apriranno la strada alle più importanti elaborazioni teoriche dellarte del XX secolo.
Anne Schoysman individua rapporti di parziale continuità fra i trattati di Arts de Rhétorique della fine del Medioevo e la nuova, rivoluzionaria “prospettiva” inaugurata dalla pubblicazione nel 1548 dellArt poétique français di Thomas Sébillet, consolidatasi con il gruppo della Pléiade.
Caterina Pagnini rivaluta Gasparo Angiolini: ballerino, coreografo e teorico fiorentino della seconda metà del Settecento, il cui ruolo è stato oscurato dalla preminenza attribuita dalla storiografia al collega Jean-George Noverre. La studiosa mette in valore il contributo fondamentale di Angiolini nel processo di riforma della danza avviato in età illuministica tra Francia e Italia sul modello della antica pantomima, unione di poesia, musica e gesto.
Al poco frequentato teatro delle marionette di contesto forain è dedicato il contributo di Françoise Rubellin che attraverso fonti darchivio e letterarie mette in luce il peculiare uso della musica in questo repertorio nel quadro della politica dei monopoli che caratterizza il teatro francese dellepoca. Le strategie parodiche sperimentate negli spettacoli di marionette contribuiscono al definirsi dellopéra-comique nel corso del Settecento e al suo enorme successo.
Ancora alla Francia del XVIII secolo e allambito comico si rivolge Pierre Frantz analizzando lintegrazione della musica nelle opere di Beaumarchais in relazione alle sue teorie drammatiche. Puntando lattenzione sulle scene musicali del Barbier de Séville e del Mariage de Figaro, Frantz mostra come il pensiero del commediografo, influenzato tanto dal Diderot dellEntretiens sur le fils naturel quanto dalla riforma di Gluck, si declini nella pratica scenica: la nozione di intérêt, in una dinamica complessa tra adesione e distanza, si rivela centrale per illuminare le scelte di Beaumarchais.
Patrick Taïeb e Fernando Morrison presentano il progetto per una nuova edizione del dramma di Hugo Lucrèce Borgia sulla base del ritrovamento recente (2012) delle musiche di scena originali, composte da Louis-Alexandre Piccinni (figlio illegittimo del ben più noto Niccolò), negli archivi pubblici della città di Montpellier. Attraverso lanalisi dettagliata di queste partiture, incrociate con altri documenti (soprattutto iconografici), il progetto intende ricondurre il testo alla sua dimensione scenica nellambito metodologico della dialettica tra texte monument e text événement elaborata da Florence Dupont [Lacteur-roi ou le théâtre dans la Rome antique, Paris, Les Belles Lettres, 1986; Linvention de la littérature. De livresse grecque au livre latin, Paris, La Découverte, 1994]. Lappendice registra un campione commentato delledizione.
Se Barbara Innocenti analizza il trattato del medico ottocentesco Giuseppe Ferrario sugli effetti fisici e psicofisici della musica e della declamazione e sulle conseguenti possibilità terapeutiche offerte dalle arti, Matthieu Cailliez si pone nellalveo degli studi di ricezione e della storia delle idee dimostrando come «la nozione di esprit venga associata in modo permanente al genere dellopéra-comique nellOttocento» (p. 171), sulla scia della diffusione europea dei lavori di Scribe e Auber.
Marie-Hélène Rybicki studia la figura di Paganini riflessa nelle parole di cronisti musicali e romanzieri del XIX secolo, che del grande violinista e compositore restituiscono unimmagine ambigua e paradossale. Stéphane Lelièvre si concentra sulle cronache degli spettacoli musicali in Francia tra il 1830 e il 1835 individuandovi lemergere di un peculiare genere letterario: la cronaca musicale romanzata.
Vincent Vivès discute linfluenza della musica sulla poesia francese dellOttocento come modello metaforico per la declinazione del rapporto col divino in una serie di autori, da Lamartine a Rimbaud. Intervenendo sulla dibattuta questione dellantisemitismo di Wagner, Jean-Jacques Nattiez si oppone alla corrente che vorrebbe decontestualizzare la musica del compositore per “redimerla”, esaminando la Tetralogia, I maestri cantori di Norimberga e Parsifal alla luce degli scritti antisemiti che ne accompagnano la gestazione e la rappresentazione.
Marco Lombardi analizza Jean-Christophe, romanzo musicale di Romain Rolland, in relazione al ruolo di direttore della sezione di Storia della musica dellInstitut Français de Florence che lo scrittore ricoprì nel primo Novecento. La prospettiva pacifista e universalista di Rolland è anticipata nel modello di armonia di stampo beethoveniano che informa lopera.
Sébastien Arfouilloux ritorna sulla questione del rapporto tra surrealismo e musica, esplorando il rifiuto di Breton nei confronti dellarte sonora, per dimostrare come questa lavori nella «coscienza poetica» (p. 284) del movimento. Catherine Steinegger rivolge lattenzione al versante letterario di Pierre Boulez, ripercorrendo linteresse del compositore nei confronti di poeti e narratori molto diversi tra loro come Char, Mallarmé, Cummings, Proust, Kafka e Joyce.
Allanalisi di Orpheus, balletto “neoclassico” su musica di Igor Stravinskij, coreografia di George Balanchine e scenografie di Isamu Noguchi, si dedica Silvia Lombardi-François. Ricorrendo al concetto cinematografico di montaggio, la studiosa individua i rapporti fra i tre elementi della creazione così come si configuravano nella prima realizzazione dellopera. Chiude il volume un contributo di Michèle Finck sulla dimensione musico-teatrale dei Récits en rêve di Yves Bonnefoy.