Martedì 15 maggio p.v. la “Sala Agnelli” della
Biblioteca Ariostea a Ferrara ospiterà la presentazione del volume Devota magnificenza. Lo spettacolo sacro a
Ferrara nel XV secolo (1428-1505) di Domenico
Giuseppe Lipani. Risultato di un percorso di ricerca quasi decennale
dedicato alla spettacolarità di ambito religioso nella capitale della signoria
estense, il saggio muove dalle premesse metodologiche della “nuova storia” del
teatro per strutturare unesaustiva indagine su un oggetto ingiustamente finito
troppo spesso ai margini del discorso critico.
Articolato in quattro macro-capitoli, il
volume si concentra su pratiche spettacolari riconducibili a culture subalterne
rispetto a quella dominante di corte. Da tali pratiche, di cui non restano che
labili tracce nelle testimonianze documentarie, non si può prescindere per
tracciare un perimetro attendibile del teatro religioso dellepoca. Lobiettivo
primario è quello di ricostruire i tratti costitutivi dei principali linguaggi
culturali attivi nella Ferrara cinquecentesca e le dinamiche attraverso cui
ciascuno di tali linguaggi, da solo o più spesso in combinazione con gli altri,
dà vita a una produzione spettacolare.
Il quadro dinsieme della civiltà teatrale
estense che ne risulta è dinamico e complesso, caratterizzato da unintima e
irriducibile pluralità linguistica. In questottica, lambito spettacolare
religioso è sicuramente il più vitale, oscillante tra le due coordinate
culturali e ideologiche della “devozione”, nei termini di espressione di un
legame intimo e personale con il divino, e della “magnificenza”, intesa come
sfarzosa manifestazione visiva dello splendore (e, quindi, del potere) della
corte.
Il punto di partenza nella costruzione degli ampi
modelli interpretativi proposti è studio delle fonti ricavate dallingente
lavoro di scavo documentario. Molti dei documenti discussi vengono raccolti in
utili appendici alla fine dei rispettivi capitoli in modo da permetterne al
lettore una consultazione agevole.
Dialogheranno con lautore Daniele Seragnoli, tutor della tesi di dottorato su cui si basa il presente lavoro, Gerardo Guccini e Stefano Mazzoni.
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