La collana Il carro di Tespi diretta da Francesco Carpanelli, dedicata al teatro greco e latino, si arricchisce di un nuovo
volume sulla parodia in Aristofane.
Nella corposa bibliografia sulla comicità aristofanea stupiva la mancanza di
una monografia. In passato la parodia è stata
indagata in relazione a specifici drammi (si pensi ai numerosi studi di Giuseppe Mastromarco), ma mai era stato
delineato un quadro di sintesi.
Apprezzabile, dunque, la ricerca di Pietro De Sario su forme e contenuti della παρῳδία aristofanea. Il presupposto di metodo è la consapevolezza che le commedie
siano testi per la scena e pertanto pluridimensionali. Il poeta comico comunica
con il pubblico tramite una pluralità di linguaggi: apparato scenico, gesto,
costumi, maschere, musica, danza, in stretta simbiosi con la parola. Nel
tentativo di superare la concezione “testocentrica” anti-spettacolare, lautore
cerca di restaurare la complessa ineludibile relazione tra piano testuale e
piano scenico.
Il volume si compone di due parti. Nella prima è trattata
larte del parodiare. Nella seconda sono presi in considerazione casi
esemplari. Studio teorico e analisi empirica, senza la pretesa di esaustività,
si completano a vicenda in una ricerca che si presenta in fieri fin dal titolo.
Lirriverente verve parodica
è elemento peculiare delle commedie di Aristofane. Nel più autorevole esponente
della commedia archaia la detorsio in comicum è «trans-generica»
(p. IX) poiché investe diversi generi della letteratura greca: epico (in primis omerico), lirico, storiografico,
oratorio e, come è noto, tragico. Non solo. Tutto può essere oggetto di
parodia: usi e costumi, leggi, fraseologie, invocazioni agli dèi.
Nel primo capitolo (Larte
allusiva, pp. 1-18) è focalizzata la condicio
sine qua non della parodia: la complicità del pubblico ateniese del V sec.
a.C. Affinché il gioco parodico riesca è necessario che gli spettatori
recepiscano e decodifichino il modello letterario di riferimento. Un patrimonio
culturale condiviso che unisce pubblico e poeta. Non si tratta di
commemorazione sterile bensì di variatio
in imitando, da cui scaturisce il riso.
È verosimile una ricezione non omogenea da parte del
pubblico attico composto dai σοφοί (i colti) e dai γελῶντες ἡδέως (coloro che
ridono volentieri). Così lo stesso Aristofane (Eccl. 1154-1156). De Sario considera un elemento finora trascurato:
«leffetto di risonanza, per cui linsorgere del piacere comico negli
spettatori “rozzi” sarà stato incoraggiato dal riso consapevole della parte
colta del pubblico di Aristofane» (p. 127).
Nel secondo capitolo (Commedia
e parodia, pp. 19-28) è riproposta linterpretazione della commedia
aristofanea esemplata sullermeneutica di Michail
Bachtin. Più precisamente: la degradazione comica del modello parodiato sarebbe
caratteristica “carnevalesca”.
Nei cinque capitoli seguenti sono esaminati casi parodici di
diversi generi letterari: storico, tragico, oratorio, lirico ed epico. Puntuale
lanalisi della detorsio Homeri distinta
in citazioni esplicite, parodie minimali, parodie di situazioni omeriche.
Degna di nota la ricerca sulla paratragodia, fondata su due
drammi esemplari. Nella parodia dei Persiani
di Eschilo nelle Vespe (vv.
1085-1088) è evidenziato luso dellaprosdoketon,
cioè «linserimento a sorpresa di un elemento che collide, verticalmente, con
il modello letterario evocato e, orizzontalmente, con le aspettative del
pubblico» (p. 39). Nellincipit di Ecclesiazuse si legge la nota parodia
dellinvocazione tragica al Sole, sostituito dalla lucerna (λύχνος). Nelle due
commedie è colta la «comicità della degradazione, il piacere comico che
scaturisce dal contrasto quantitativo di un confronto tra grande e piccolo» (p.
46). Il poeta orienta lattesa del pubblico in una certa direzione
sollecitandone determinate aspettative che poi a sorpresa elude. Gli spettatori
ridono di sé e della propria ingenuità.
Competente analisi filologica e sensibilità performativa si
fondono in un testo schematico di facile lettura. Chiudono
il volume una ricca bibliografia sugli studi aristofanei e lutile indice dei
luoghi citati.