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Pietro De Sario

L’arte del parodiare. Ricerche sulla parodia in Aristofane


Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2017, pp. 144, euro 16,00
ISBN 978-88-6274-744-8

La collana Il carro di Tespi diretta da Francesco Carpanelli, dedicata al teatro greco e latino, si arricchisce di un nuovo volume sulla parodia in Aristofane. Nella corposa bibliografia sulla comicità aristofanea stupiva la mancanza di una monografia. In passato la parodia è stata indagata in relazione a specifici drammi (si pensi ai numerosi studi di Giuseppe Mastromarco), ma mai era stato delineato  un quadro di sintesi.

Apprezzabile, dunque, la ricerca di Pietro De Sario su forme e contenuti della παρῳδία aristofanea. Il presupposto di metodo è la consapevolezza che le commedie siano testi per la scena e pertanto pluridimensionali. Il poeta comico comunica con il pubblico tramite una pluralità di linguaggi: apparato scenico, gesto, costumi, maschere, musica, danza, in stretta simbiosi con la parola. Nel tentativo di superare la concezione “testocentrica” anti-spettacolare, l’autore cerca di restaurare la complessa ineludibile relazione tra piano testuale e piano scenico.

Il volume si compone di due parti. Nella prima è trattata l’arte del parodiare. Nella seconda sono presi in considerazione casi esemplari. Studio teorico e analisi empirica, senza la pretesa di esaustività, si completano a vicenda in una ricerca che si presenta in fieri fin dal titolo.

L’irriverente verve parodica è elemento peculiare delle commedie di Aristofane. Nel più autorevole esponente della commedia archaia la detorsio in comicum è «trans-generica» (p. IX) poiché investe diversi generi della letteratura greca: epico (in primis omerico), lirico, storiografico, oratorio e, come è noto, tragico. Non solo. Tutto può essere oggetto di parodia: usi e costumi, leggi, fraseologie, invocazioni agli dèi.

Nel primo capitolo (L’arte allusiva, pp. 1-18) è focalizzata la condicio sine qua non della parodia: la complicità del pubblico ateniese del V sec. a.C. Affinché il gioco parodico riesca è necessario che gli spettatori recepiscano e decodifichino il modello letterario di riferimento. Un patrimonio culturale condiviso che unisce pubblico e poeta. Non si tratta di commemorazione sterile bensì di variatio in imitando, da cui scaturisce il riso.

È verosimile una ricezione non omogenea da parte del pubblico attico composto dai σοφοί (i colti) e dai γελῶντες ἡδέως (coloro che ridono volentieri). Così lo stesso Aristofane (Eccl. 1154-1156). De Sario considera un elemento finora trascurato: «l’effetto di risonanza, per cui l’insorgere del piacere comico negli spettatori “rozzi” sarà stato incoraggiato dal riso consapevole della parte colta del pubblico di Aristofane» (p. 127).

Nel secondo capitolo (Commedia e parodia, pp. 19-28) è riproposta l’interpretazione della commedia aristofanea esemplata sull’ermeneutica di Michail Bachtin. Più precisamente: la degradazione comica del modello parodiato sarebbe caratteristica “carnevalesca”.

Nei cinque capitoli seguenti sono esaminati casi parodici di diversi generi letterari: storico, tragico, oratorio, lirico ed epico. Puntuale l’analisi della detorsio Homeri distinta in citazioni esplicite, parodie minimali, parodie di situazioni omeriche.

Degna di nota la ricerca sulla paratragodia, fondata su due drammi esemplari. Nella parodia dei Persiani di Eschilo nelle Vespe (vv. 1085-1088) è evidenziato l’uso dell’aprosdoketon, cioè «l’inserimento a sorpresa di un elemento che collide, verticalmente, con il modello letterario evocato e, orizzontalmente, con le aspettative del pubblico» (p. 39). Nell’incipit di Ecclesiazuse si legge la nota parodia dell’invocazione tragica al Sole, sostituito dalla lucerna (λύχνος). Nelle due commedie è colta la «comicità della degradazione, il piacere comico che scaturisce dal contrasto quantitativo di un confronto tra grande e piccolo» (p. 46). Il poeta orienta l’attesa del pubblico in una certa direzione sollecitandone determinate aspettative che poi a sorpresa elude. Gli spettatori ridono di sé e della propria ingenuità.

Competente analisi filologica e sensibilità performativa si fondono in un testo schematico di facile lettura. Chiudono il volume una ricca bibliografia sugli studi aristofanei e l’utile indice dei luoghi citati. 


di Diana Perego


La copertina

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