A
febbraio il teatro ubicato allinterno del Gogol Center di Mosca è stato
riaperto ed è diventato punto di incontro per gli artisti e il pubblico della
giovane scena locale. Tre mesi dopo per ordine di Putin è stato sottoposto a perquisizione. È intorno a tali fatti
che ruota la sezione International
con cui si apre questo numero di «Theaterheute».
Il
regista Kirill Serebrennikov, responsabile
della struttura, rilascia unintervista in cui spiega il contesto politico e
culturale che muove la ricerca di un nuovo linguaggio teatrale, segnatamente in
relazione agli spettacoli da lui curati quali Wer ist glücklich (ispirato alla poesia Wer lebt glücklich in Russland? di Nikolaj Nekrasov) e ladattamento di Die toten Seelen di Nikolaj
Gogol. Ne emerge un netto contrasto con la volontà conservatrice del
governo, alla base della quale stanno i motivi dellintervento repressivo. La
censura di stato è dattualità anche in Ungheria, come si apprende dal secondo
articolo di International che offre
in merito una serie di esempi soprattutto legati ai social quali la chiusura di
pagine Facebook e YouTube curate da artisti cosiddetti “alternativi”.
La
consueta sezione Aufführungen, che
raccoglie le recensioni delle principali produzioni teatrali dellarea tedesca,
si apre con Phädras Nacht di Albert Ostermaier in scena al
Residenztheater di Monaco. La regia di Martin
Kuej attualizza
il mito e trasferisce la vicenda sul palcoscenico cosparso di lastre di
ghiaccio, dove agiscono gli attori che articolano la loro recita con toni duri
e severi. Protagonisti sono Bibiana
Beglau (nel ruolo del titolo), Gunther
Eckes e Thomas Grässle. Nello
stesso teatro di Monaco Alvis Hermanis
si è occupato della regia di Insgeheim
Lohengrin, che il dramaturg Götz Leineweber ha ricavato dallopera
di Wagner, consegnando il
testo a cinque attori di qualità quali Wolfram
Rupperti, Charlotte Schwab, Ulrike Willenbacher, Paul Wolff-Plottegg e Manfred Zapatka.
Spettacoli
piuttosto interessanti emergono anche da Amburgo: al Thalia Theater Kornél Mundruczó firma la regia di Die Weber di Gerhart Hauptmann, capolavoro del naturalismo tedesco letto con il
filtro della globalizzazione che porta a una critica del capitalismo
contemporaneo. Tra gli interpreti si sono distinti Marie Löcker, Oliver
Mallison e Matthias Leja. La
produzione dello Schauspielhaus è Valentin
di Herbert Fritsch, collage di divertenti
sketches, poesie a sfondo filosofico
e morale, monologhi che ruotano intorno al concetto di arte come ricerca di
bellezza e nel contempo come percorso faticoso e tortuoso a livello
professionale. Con pregevole leggerezza ed estro creativo si sono esibiti Bastian Reiber, Hubertus Wild, Ruth
Rosenfeld e Gala Othero Winter.
Con Kampf des Nigers und der Hunde di Bernard-Marie Koltès ci si sposta allo Schauspielhaus di Bochum. Lallestimento
firmato da Roger Vontobel diventa argomento
di riflessione sullo sfruttamento del continente africano da parte del mondo
occidentale ma anche metafora delle difficoltà nei rapporti interpersonali,
come hanno espresso sul palcoscenico Werner
Wölbern, Max Mayer, Luana Velis. Lo stesso teatro ha
prodotto Alle meine Söhne di Arthur Miller secondo la versione
scenica ideata da Anselm Weber, che
adotta un linguaggio marcatamente realistico. Tra gli attori spiccano Torsten Flassig, Sarah Grunert e Nils
Kreutinger.
Completa
la rassegna di Aufführungen la programmazione
dello Schauspielhaus di Düsseldorf, dome primeggia Der Sandmann di Robert
Wilson ricavato dallomonimo romanzo di Hoffmann e interpretato in chiave pop con la musica della cantante Anna Calvi che bene si integra nellestetica scenica proposta dal
regista. I ruoli principali sono stati assunti da Christian Friedel, Rainer
Philippi, Alexej Lochmann, Andreas Grothgar e Konstantin Lindhorst. Altrettanto coinvolgente è risultato lo
sperimentale Farm der Tiere (“La
fattoria degli animali”) dal celebre romanzo di Orwell per la regia di Daniela
Löffner e linterpretazione di Alessa
Kordeck, Torben Kessler, Kilian Ponert e Hanna Werth.
Le
pagine di Neue Stücke dimostrano quanto
sia prolifica la creatività tedesca e la tempestività con cui i principali
teatri nazionali assumono le novità nei loro repertori. È il caso dello
Schauspiel di Colonia, che ha prodotto Istanbul
dello scrittore turco Doğan Akhanli
per la regia di Nuran David Calis e Get deutsch or die tryin di Necati
Öziri in scena al Maxim Gorki Theater di Berlino. Il protagonista è un
giovane turco che, a contatto con il mondo tedesco, diventa simbolo del dramma
sociale dellextracomunitario. La regia di Sebastian
Nübling si caratterizza per lucidità e tensione comunicativa trasmessa dai
vari personaggi che Pinar Erincin, Taner Sahintürk e Dimitrij Schaad hanno reso sul palco con
efficacia espressiva. Liracheno Said e la moglie Ghazala sono due figure di
migranti che, pur integrati nel sistema produttivo occidentale, vivono
conflitti etici e religiosi, come raccontato dal drammaturgo Ibrahim Amir in Homohalal
allestito dallo Staatsschauspiel di Dresda per la regia di Laura Linnenbaum con i bravi Thomas
Kitsche, Matthias Luckey, Anna-Katharina Muck. Il testo di Amir si
può leggere in versione integrale nelle pagine di Das Stück di questo numero.
Docente
di Storia e Politica presso lUniversità di Johannesburg, Achille Mbembe ha presentato una relazione, nellambito del
festival Theater der Welt di Amburgo, in cui analizza il postcolonialismo, la
globalizzazione, la tecnologia digitale e la crisi delle democrazie liberali.
Lo scritto è pubblicato nella sezione Theater
der Welt.
Cè
spazio anche per lannuale Kunstenfestival des Arts di Bruxelles. Temi
trasversali della programmazione festivaliera sono lidentità europea e la
ricerca delle sue radici storiche, messi in scena in Bacante (da Euripide) della
coreografa portoghese Marlene Monteiro Freitas.
Di rilievo artistico sono risultati Die
unbedeutende Geste del duo tunisino formato da Selma e Sofiana Ouissi, Gerhard Richter, ein Theaterstück del performer Mårten Spångberg e Feeling
Dubbing di Monira Al Qadiri.
Le
pagine di Nachruf sono dedicate a Tankred Dorst, drammaturgo influente
nel panorama del teatro tedesco del secondo Novecento, al quale competono testi
di valore come Toller (1968), Herr Paul (1994) e Merlin oder Das wüste Land (1999).
Il
linguaggio dellattore e lincidenza dei media doggi nella sua formazione
costituiscono il tema portante di Essay,
le cui argomentazioni sono ricavate da alcuni spettacoli esibiti nellambito
della recente rassegna berlinese Theatertreffen.
di Massimo Bertoldi
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