Questo numero di «Theaterheute» si apre con una serie
di articoli di approfondimento dedicati agli annuali Theatertreffen di Berlino,
la prestigiosa manifestazione dedicata ai dieci spettacoli riconosciuti come i
più importanti prodotti in lingua tedesca nel corso della recente stagione.
Il criterio adottato per la selezione, spiegato in
unintervista a due giurati (Shirin Sojitrawalla e Christian Rakow), sembra privilegiare
lattore-performer piuttosto che
larte attorica intesa quale possesso di
un ricco repertorio verbale e gestuale, come emerge del resto dagli
allestimenti in questione: Five Easy
Pieces di Milo Rau, Real Magic del
gruppo Forced Entertainment, Pfusch
di Herbert Fritsch, Traurige Zauberer
di Thomas Luz, Die Borderline Prozession
di Kay Voges, Die Räuber di Schiller,
Die Vernichtung di Ersan Mondtag e Olga
Bach, 89/90 di Claudia Bauer e Matthias
Huber, Der Schimmelreiter di Theodor
Storm e Drei Schwestern di Simon
Stone da Čechov. Come prevedibile non mancano i nomi dei grandi esclusi: Bekannte Gefühle, gemischte Gesichter di Christoph Marthalers, Wir Hunde di Signa e Arthur Köstler e Nicht schlafen di Alain Platel.
Una delle rivelazioni della manifestazione berlinese è
stata Birte Schnöink, coprotagonista di Der
Schimmelreiter per la regia di Johan Simons. Allattrice del Thalia Theater
di Amburgo è dedicato un bel profilo in cui si ripercorrono le tappe cruciali
della sua carriera, da Ophelia in Hamlet
– Inszenierung di Luk Perceval al ruolo eponimo di Käthchen von Heilbronn di Kleist (regia di Bastian Kraft) e a Romeo and Juliet (regia di Jette Steckel).
La ricorrente e delicata questione relativa alla diversificazione tra teatri
maggiori e minori, con conseguente esclusione dei secondi dai Theatertreffen, è
discussa e approfondita in unintervista rilasciata dalla regista Claudia
Bauer.
Il ricco cartellone dellannuale rassegna di Mühlheim
si caratterizza per un taglio marcatamente politico incentrato sulla crisi e
sulle contraddizioni delle democrazie liberali contemporanee. Tra i titoli
figurano Empire di Milo Rau, Wut di Elfriede Jelinek, Europa Verteidigen di Konstantin Küspert
e la novità Die Vernichtung di Olga
Bach. Il testo di questultimo, che si può leggere in versione integrale nelle
pagine di Das Stück, è dedicato al
terrorismo odierno, come spiega lautrice nellintervista concessa alla
redazione di «Theaterheute».
La ricca e documentata sezione di Aufführungen, in cui si raccolgono le recensioni dei principali
allestimenti realizzati in area tedesca, inizia con due produzioni del viennese
Burgtheater. Die Welt im Rücken di Thomas
Melle è la riduzione drammaturgica del suo quarto romanzo che tratta il tema
della malattia con pungenti discorsi rivolti alla consolazione religiosa.
Incisiva e moderna la regia di Jan Bosse, con Joachim Meyerhoff applaudito
protagonista. Antù Romero Nunes si affida a un cast interamente femminile per
la rappresentazione di Orestea di Eschilo
confezionando uno spettacolo tenebroso con taglio horror cinematografico, come bene hanno espresso Andrea Wenzl, Barbara
Petritsch, Sarah Viktoria Frick, Caroline Peters, Irina Sulaver, Aenne Schwarz
e Maria Happel.
Si passa alla scena di Monaco, dove Lena Newton ha
proposto Die Selbstmord – Schwestern
dallomonimo romanzo di Jeffrey Eugenides (1933), che la regia di Susanne
Kennedy adatta sul palcoscenico dei Kammerspiele con unambientazione ricca di
citazioni figurative tratte dalla cultura tibetana, con
gli attori che dialogano con le marionette.
Al Residenztheater è stato applaudito In einem Jahr mit 13 Monden, che il
polacco Aureliusz Śmigiel ha elaborato dallomonima opera di Fassbinder affidandone
a Thomas Loibl e Mathilde Bundschuh i ruoli principali. Di un certo rilievo
sono risultate le produzioni dello Schauspielhaus di Amburgo, a partire dal
dramma Der zerbrochne Krug di Kleist
allestito da Michael Thalheimer in chiave moderna, attento a cogliere le
tensioni sociali connesse alle relazioni tra i vari personaggi affidati
allestro di Josefine Israel, Christoph Luser, Markus John e Carlo Ljubek. Luci
e musiche tenebrose hanno accompagnato Julia Wieninger impegnata nel monologo Psychose 4.48 di Sarah Kane per la regia
di Katie Mitchell.
Anche nella programmazione dello Schauspiel di
Stoccarda spiccano titoli importanti: Ehen
in Philippsburg, rielaborazione dellomonimo e primo romanzo di Martin
Walser da parte di Stephan Kimmig, che affianca a Felix Klare un gruppo di
apprezzati attori formato da Michael Stiller, Verena Wilhelm, Horst Kotterba, Sandra
Gerling e Matti Krause. Il beckettiano Glückliche
Tage (Happy Days) compete alla
regia di Armin Petras, che si è dimostrato molto attento alla psicologia dei
personaggi, assunti con adeguati mezzi espressivi da Franziska Walser e Oscar
Musinowski.
Allo Schauspiel di Lipsia Enrico Lübbe ha intrecciato Brecht
con Eschilo nella drammaturgia di Die
Maßnahme/Die Perser, per dimostrare in modo molto efficace la continuità
storica delle dinamiche belliche attraverso il ricorso a un linguaggio scenico
violento e demoniaco. Geister sind auch
nur Menschen di Katja Brunner è una riflessione in chiave umoristica sui
valori universali della democrazia. Affidato alla regia attenta e funzionale di
Claudia Bauer, il testo ha impegnato, tra gli altri, Andreas Dyszewski, Julia
Preuss, Katharina Schmidt e Timo Fakhravar. Lespressionismo del giovane Brecht
costituisce la leva creativa dellallestimento di Sebastian Baumgarten di Im Dickicht der Städte in scena al Gorki
Theater di Berlino e recitato con convinzione da Dimitrij Schaad e Aleksandar
Radenković.
In Kunstpolitik
si legge unintervista al senatore Klaus Lederer che parla della scena teatrale
con particolare attenzione ai contributi statali accresciuti a favore del
potenziamento delle compagnie indipendenti.
Le pagine di Essay
sono occupate dalla pubblicazione di estratti dal recente libro di Ilija Trojanow,
Nach der Flucht (Frankfurt, Fischer,
128 pp.). Largomento dominante è il fenomeno migratorio contemporaneo.
di Massimo Bertoldi
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