Il
volume di Giulia Tozzi traccia la
storia dellutilizzo politico del teatro di Atene e del Pireo-Munichia dalletà
classica allepoca romana, argomento finora studiato solo parzialmente. Per
“utilizzo politico” si intende la destinazione ekklesiale delledificio teatrale documentata da testimonianze
letterarie ed epigrafiche qui raccolte per la prima volta e commentate con
rigore filologico. Lo scopo dellindagine è «giungere a conclusioni valide sui
periodi, sulle modalità e sui motivi che determinarono luso del teatro come
sede assembleare» (p. 10).
Approfondita
lIntroduzione (pp. 11-33), dove la
studiosa ripercorre i contributi scientifici che hanno affrontato, seppur
limitatamente, la questione. Si tratta di testi fondamentali. Basti qui citare Political Meeting Places of the Greeks
di William Andrew Mac Donald
(Baltimora, Hopkins, 1943), in cui sono raccolte puntualmente le iscrizioni con
riferimenti ad assemblee nel teatro quali ἐκκλησία ἐν Διονύσου e ἐκκλησία ἐν τῶι θεάτρωι. Si aggiunga Agora und Theater, Volks - und Festversammlungen di Franz Kolb (Berlino, Mann, 1981), con
importanti osservazioni sui teatri dei demi attici dove lo stretto legame tra
sfera politica, religiosa e performativa è comprovato. Senza dimenticare gli
studi di Oddone Longo che teorizzò
il concetto di polypragmosyne
(polifunzionalità) del θεάτρον: uno spazio, come suggerisce letimologia
della parola, destinato ad accogliere spettatori riuniti per “vedere” una
qualsiasi adunanza.
Complessa
la questione se lutilizzo del teatro di Atene come luogo di riunione dipenda
da ragioni politiche, legate forse ai regimi oligarchici, o da ragioni
pratiche, quali la maggiore ampiezza e comodità delledificio in seguito alla nota
ristrutturazione licurghea. Tozzi riconsidera la vexata quaestio a partire dai dati archeologici. Chiaro ed
esaustivo il riassunto della storia del teatro di Dioniso Eleutereo dalletà
arcaica al periodo romano (pp. 48-70). Segue una riflessione sulla
partecipazione assembleare al fine di accertare la capienza dei luoghi di
adunanza politica (pp. 73-81). Dai dati si evince che la capienza degli ekklesiasteria e dei theatra e il numero di convenuti abbiano
influenzato, se non determinato, la scelta del luogo per lo svolgimento delle
riunioni della polis.
Nel
cap. II sono registrate le testimonianze letterarie di storici, oratori e
lessicografi antichi in un arco cronologico di lunga durata: dalla fine del V a.C. al I d.C. I documenti vengono
proposti in lingua originale con traduzione e commento critico. Nel caso del
teatro di Dioniso, le fonti vanno dalla notizia fornita da Tucidide, secondo cui i Quattrocento si riunirono insieme agli
opliti nel teatro (411 a.C.), sino alla
lettera di Filostrato (I sec. d.C.),
in cui Apollonio rifiutò linvito degli ateniesi di partecipare allassemblea
poiché essa si svolgeva in un «luogo impuro e contaminato, utilizzato per
sordide lotte tra gladiatori» (p. 156); passando per Demostene (p. 100), Eschine
(p. 109), Aristotele (p. 113), Plutarco (p. 133), Flavio Giuseppe (pp. 140-141) e Polluce (p. 149). Seguono le testimonianze relative al teatro del
Pireo.
Nel
III cap. si legge il regesto delle epigrafi sui due teatri: un corpus di centocinquantasei iscrizioni,
comprese tra la seconda metà del IV sec. a.C. e la prima metà del I sec. d.C., che
contiene notizie preziose sia sui luoghi assembleari sia sugli argomenti lì
discussi. Le epigrafi sono raccolte in tabelle corredate da un commento
esplicativo sul contenuto del testo, il contesto storico e nel caso di editti
sulla motivazione della loro promulgazione.
Nelle
considerazioni conclusive (pp. 279-287) lautrice afferma, a ragione, che
lanalisi diacronica delle diverse fonti dimostra che il teatro di Dioniso ad
Atene e quello di Munichia al Pireo furono utilizzati per lo svolgimento delle ekklesiai già in epoca classica e
che diventarono i principali spazi di riunione del demos in età ellenistica, mantenendo questa funzione finché non
caddero in disuso.
Una
ricca bibliografia aggiornata e utili indici (delle fonti, dei nomi e dei
luoghi) chiudono il volume che ha il merito di unire un metodo rigoroso a un
linguaggio limpido. Un testo destinato a diventare un importante punto di
riferimento per lo studio sul rapporto tra vita politica e vita performativa
nei theatra greci.
Diana Perego
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