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Lorenzo Galletti

Lo spettacolo senza riforma. La compagnia del San Samuele di Venezia (1726-1749)


Firenze, Firenze University Press, 2016, 296 pp., euro 12,90, Premio Ricerca “Città di Firenze” 50
ISBN 978-88-6453-360-5

Cambiare significa sperimentare, variare, innovare, ma non necessariamente riformare. È questo l’assunto alla base dell’accurato lavoro di ricerca sulla compagnia del teatro San Samuele di Venezia tra 1726 e 1749 che vede la luce per merito di Lorenzo Galletti. Uno spettacolo, quello di scena al San Samuele in quel giro d’anni, che l’autore nel suo titolo definisce appunto «senza riforma», pensato e realizzato come un’alternativa alle proposte dei concorrenti teatri veneziani. Mai, nel corso di circa un ventennio, le compagnie che calcarono il palco del teatro di proprietà della famiglia Grimani si videro imporre dall’alto canovacci e testi, ma al contrario pretesero dal poeta di compagnia di turno che il materiale drammaturgico si adattasse alle loro doti sceniche propiziando, di volta in volta, il successo.

Questa considerazione smentisce, come in parte hanno fatto i più recenti studi, le parole del più famoso tra gli scrittori che collaborarono con la compagnia del San Samuele in questi anni, quel Carlo Goldoni cui si deve, consuntivamente, l’idea di una riforma del teatro veneziano e italiano che sembrava essere già scritta prima ancora di avvenire.  

E se è certo che la compagnia di Giuseppe Imer è stata finora ricordata e studiata soprattutto per il periodo in cui Goldoni vi lavorò, è altrettanto vero che il teatro San Samuele e i suoi attori parteciparono a pieno al cambiamento dello spettacolo settecentesco «ed è pertanto immeritata l’oscurità nella quale oggi giacciono a vantaggio di pochi, i cui nomi riecheggiano sulle pagine della storia» (p. 12).

Questa, dunque, l’intuizione sviluppata da Galletti a conferma di una fase “di passaggio” del teatro veneziano – tra formazioni nomadi di stampo seicentesco e testi goldoniani – le cui caratteristiche meritavano di essere riscoperte.

La ricostruzione dell’organico delle varie compagnie che si alternarono al San Samuele (cap. II) e del repertorio da esse proposto (capp. III-V) non è soltanto un elenco ragionato di nomi, date e titoli; né lo sfoggio dei risultati di un’attenta indagine archivistica e bibliografica sugli attori, la loro vita, gli spostamenti, le capacità performative, i testi e il conseguente scrupoloso collegamento comici-personaggi. È, piuttosto, la lucida dimostrazione, documenti alla mano, di un mondo teatrale diverso da come Goldoni l’ha raccontato.

Emerge così un ritratto sorprendente delle compagnie del San Samuele. Si apprende che in certe stagioni il numero degli scritturati era sufficiente per due formazioni. Il pubblico di questo teatro era attirato da un’ampia varietà repertoriale: intermezzi comici, drammi musicali, commedie e tragedie. Gruppi attoriali che vivevano una felice contraddizione: i molti interpreti erano specializzati nelle loro parti e, contestualmente, «tutti capaci di destreggiarsi con ogni sorta di drammaturgia» (p. 158).

Lo studioso tesse notizie su comici quali Giuseppe Imer, attore mediocre, ma capocomico autorevole e rispettato. Al tempo stesso precisa e corregge il profilo degli interpreti “minori”, inclusi quelli che militarono in compagnia per neanche una stagione. Di questi ultimi Galletti segue le orme a Venezia e nelle altre città italiane. Si vedano il proficuo approfondimento sulla tournée del 1738-1739 al teatro del Cocomero di Firenze (pp. 70 e ss.), nonché l’affidabile “censimento” di attori, ruoli e spettacoli (Appendici, pp. 207 e ss.).

Un’attenzione particolare è dedicata alle proposte spettacolari che infoltirono il repertorio della compagnia. Non solo teatro comico: negli anni ’40, ad esempio, i testi tragici francesi e italiani furono sfruttati e acutamente modificati per il teatro veneziano. E non esclusivamente spettacoli in “prosa”: le rappresentazioni musicali restarono sempre in auge al San Samuele perché prediligevano soggetti parodici che divertivano il pubblico.

Dell’intermezzo comico il teatro dei Grimani fu un instancabile centro propulsore. Notevole la scoperta del libretto inedito del Pomponio affettato, opportunamente trascritto in appendice (pp. 243 e ss.), che potrebbe essere un’invenzione di Goldoni.

Un teatro polimorfo e versatile quello del San Samuele tra il 1726 e il 1749. Ricco e povero, serio e comico, virtuoso e volgare, a tratti noto a tratti sconosciuto e difficile da sondare. Un ritrovo di attori, cantanti, impresari, scrittori, scenografi, musicisti in continuo avvicendamento. Un teatro in ostinata reinvenzione e forse, in questo senso sì, in continua riforma.


Caterina Nencetti


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