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Canadian Theatre Review, vol. 169, Winter 2017
Theatre and Sports

92 pp., $15.00
ISSN 0315-0836

Questo numero speciale della rivista canadese è dedicato alle relazioni tra teatro e sport. Nel suo ampio e ricco EditorialePeter Kuling imposta piani molteplici di discussione. Le discipline agonistiche, apparentemente basate solo sul condizionamento fisico e sulle abilità atletiche, coinvolgono giocatori e tifosi in una vasta gamma di livelli di significato e di impegno “teatrali”. Tutti i partecipanti all’evento sportivo, dagli atleti, agli allenatori, agli arbitri, ai commentatori fino ai tifosi, attivano scambi tra la dimensione della esibizione e quella dell’evento, tra quella reale e quella rappresentata, impiegando diversi tipi di strategie performative.

La sezione Features è aperta da Natalie Alvarez (Being John McEnroe) che riflette sulle modalità con cui gli sport hanno potuto influenzare le nostre storie personali. Si pensi al “potere” che John McEnroe, il “cattivo ragazzo” del tennis mondiale, ha esercitato sulla sua generazione e su quelle successive. McEnroe è divenuto un personaggio iconico, celebre anche per aver tenuto testa agli arbitri e per aver opposto resistenza all’establishment.

Riflessioni autobiografiche sullo sport ritroviamo nel contributo di Kelsey Blair (Screen and Roll: Transmissions of Embodied Knowledge through Canadian Women’s Basketball History). La partecipazione femminile al basket sfida l’opinione convenzionale secondo cui la maggior parte degli sport popolari sarebbe a netta predominanza maschile, mentre donne, bambini e disabili dovrebbero essere relegati a livelli di competizione più bassi.

Christine Mazumdar (Off-Script: a Formulaic “Freedom” in Rhytmic Gymnastics’ Code of Points) analizza il ruolo della valutazione tecnica nella ginnastica ritmica. Se in altri sport agonistici, come il calcio o l’hockey, la componente del rischio e dell’improvvisazione è fondamentale per vincere le partite, nella ginnastica ogni deviazione dalla prassi può risolversi in un disastro.

Ric Knowles (A Pedagogical Trip to the Field of Dreams) riflette sulle implicazioni pedagogiche della “testimonianza collettiva” nelle principali arene sportive. Come nel teatro greco del V a.C., le attuali competizioni atletiche si configurano quali esperienze collettive nella fruizione visiva, nella dimensione dell’intrattenimento e in quella della celebrazione. Knowles illustra come gli sport attivino determinate strategie nella relazione con lo spettatore in modo simile a quanto avveniva nel teatro classico.

James McKinnon (The Rules of [Dis]Engagement: Exploiting the Formal Characteristics and Reception Etiquette of Team Sports in Binge Culture’s “Break Up [We Need to Talk]”) analizza le produzioni neozelandesi di Binge Culture. Il resoconto di McKinnon è filtrato da una sua particolare esperienza percettiva mentre cerca di osservare simultaneamente, attraverso i social, uno spettacolo di oltre cinque ore e una partita degli All Black Seven.

Ci sono poi sport che hanno avuto, fin dalle origini, un forte legame con il teatro. Si pensi al mondo del wrestling professionista. Wai Ting (Fake It ᾿Til You Make It: A Conversation with the Performers of Smash Wrestling) intervista tre wrestlers per capire come lo sviluppo del personaggio e il ruolo dell’improvvisazione influenzino il loro approccio allo sport.

Reina Green (Scott Moir’s “Funny Face”: Make Belief, Camp, and Masculine Performance) parla degli elementi intertestuali, di genere e collegati alla sessualità analizzando il lavoro della coppia di danzatori su ghiaccio canadesi Scott Moir e Tessa Virtue.

Daniel Evans (In the Zone: Performing Fandom and Branding in Toronto’ Jurassic Park) evidenzia come l’esperienza dello spettatore negli spazi deputati alle tifoserie determini la performance del mondo dei fan. Performance che può essere utilizzata quale strumento di marketing da parte delle squadre. Lo studioso esamina gli aspetti del brandscape dei Raptors, nel Jurassic Park di Toronto, una piccola piazza all’esterno del Air Canada Center, divenuta luogo simbolo della celebrazione della squadra canadese durante i playoff NBA del 2016.

Conclude la sezione un contributo di Heather Fitzsimmons Frey (Deking Out Reality: The Challenges of Staging Hockey) sulla sfida di mettere in scena uno degli sport canadesi più iconici e ancora stereotipati, l’hockey sul ghiaccio.

A seguire la rivista accoglie il testo RiderGirl di Colleen Sutton, rappresentato per la prima volta al Winnipeg Fringe e poi riproposto in occasione delle partite e degli eventi del Canadian Football League fin dal 2012.

La sezione finale (Views and Reviews), introdotta da un secondo Editoriale a firma di J. Paul Halferty, ospita alcuni interventi (Martin Julien, Community, viability: theatre past and presentJacob ZimmerWriting for listeningRosamund SmallTen things about being an artista in the near future) nati dalla tavola rotonda A Conversation on the State of Canadian Theatre: Redux, organizzata da Martin Julien nel 2015 presso il Centre for Drama, Theatre, and Performance Sudies dell’Università di Toronto (nuova edizione del precedente omonimo workshop del 1973).

Chiude il fascicolo la recensione di TBerto allo spettacolo di Andrew Kushnir Small Axe.

L’Indice registra la sezione Online Feature, con un link a una pagina web creata da Laura NeilVisual perfomances in contemporary sports, in cui viene offerto uno sguardo sulle variazioni delle arti visive teatrali negli sport contemporanei.


di Fiora Scopece


La copertina

cast indice del volume


 



 
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