Bianco e nero, a. LXXVIII, n. 586, settembre-dicembre 2016

Rivista quadrimestrale del Centro Sperimentale di Cinematografia


A cura di Mariapia Comand e Stephen Gundle

159 pp., euro 22,00
ISSN 0394-008X

Data di pubblicazione su web 29/05/2017

La copertina

A undici anni dalla sua scomparsa, la storica rivista del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma dedica l'ultimo numero del 2016 ad Alida Valli, grande interprete che ha attraversato le alterne fasi della storia sociale e culturale italiana. Il presente volume esce in occasione della donazione del Fondo Alida Valli al CSC, un'acquisizione importante per studiosi e storici del cinema in grado di offrire numerosi spunti per ricerche future.

Marcello Seregni ripercorre, con riferimento a documenti scritti e a fonti promozionali dell'epoca, la vicenda produttiva e la ricezione de Il feroce Saladino (Mario Bonnard, 1937), il primo film in cui l'attrice ha recitato abbandonando il proprio nome nobiliare e riscuotendo un largo successo di pubblico e di critica.

Raffaele De Berti analizza l'immagine dell'attrice promossa dalle riviste di cinema e in generale dalla stampa tra gli anni Trenta e l'immediato dopoguerra, quando numerosi servizi fotografici, approfondimenti biografici e interviste istituiscono una relazione tra il personaggio cinematografico e la nascente figura divistica. Secondo De Berti, nelle pagine illustrate «la rappresentazione della Valli […] riassume in sé le contraddizioni del tempo rispetto al fenomeno divistico» (p. 31), in bilico tra la fascinazione per il modello estero di diva all'americana e l'identificazione dell'attrice con l'immaginario femminile nazionale mediante i ruoli di moglie e madre.

Francesco Pitassio, focalizzandosi sul contesto della cultura cinematografica del secondo dopoguerra, rileva significative divergenze tra la rappresentazione visiva della Valli nelle riviste e il suo effettivo impiego sulle scene. Se nell'ultima fase del fascismo la diva è promotrice di un tipo di bellezza italiana lontana dai caratteri mediterranei, nel mutato panorama del secondo dopoguerra Valli pare collocarsi ai margini delle principali tendenze volte da un lato alla «ridefinizione delle tipologie divistiche» e dall'altro alla «valorizzazione dell'autenticità» (p. 45) (si pensi alla Magnani).

Lola Breaux si concentra sul periodo hollywoodiano dell'attrice segnato dalla collaborazione con il produttore Selznick, dedicando un'analisi testuale ai ruoli della Valli ne Il caso Paradine (Alfred Hitchcock, 1947) e ne Il terzo uomo (Carol Reed, 1949) in rapporto all'immaginario divistico creato intorno a lei.

Mariapaola Pierini propone di considerare il periodo americano della diva (e la sua ricezione nel contesto italiano) a partire dal modo in cui questo viene raccontato e interpretato nella rubrica curata dal marito dell'attrice Oscar de Mejo per la rivista «Fotogrammi» tra il gennaio 1947 e il marzo 1949.

Giovanna Maina delinea la fase più matura della carriera dell'attrice quando, come avviene per altre colleghe italiane, prende parte a produzioni di genere horror e thriller in grado di riconfigurarne il corpo «alla luce di determinati immaginari culturali e rapporti di genere» (p. 80). Da Occhi senza volto (Georges Franju, 1959) al caso emblematico di Suspiria (Dario Argento, 1977), la studiosa evidenzia una non comune inclinazione della Valli a mettersi alla prova, accettando di interpretare figure controverse e problematiche.

La sezione dedicata ai saggi si chiude con il contributo di Federico Vitella che approfondisce i caratteri del fandom italiano nell'ambito del vasto culto divistico della Valli sviluppatosi durante il fascismo. Lo studioso esamina un cospicuo corpus di lettere di suoi ammiratori risalenti al quinquennio 1937-1941, registrando espressioni di ammirazione, proposte di amicizia, richieste di fotografie autografate e, addirittura, domande di donazioni caritatevoli.

Nella sezione Focus, Cristina Colet prende in esame alcune interpretazioni che hanno segnato la carriera dell'attrice, dimostrandone le doti recitative, la notevole capacità di immedesimarsi nei propri personaggi e di lavorare in sinergia con partner maschili quali Amedeo Nazzari, Carlo Ninchi e Fosco Giachetti.

Meris Nicoletto si occupa del caso Valli nel contesto della promozione di una moda nazionale attuata dagli anni Trenta anche dall'industria cinematografica: sebbene inizialmente l'abbigliamento dell'attrice non sia stato gradito dal pubblico e dalla critica, in seguito il suo look viene a tal punto valorizzato dai costumisti da diventare un modello di riferimento per nuove tendenze.

Lucia Cardone, a partire da lettere e documenti privati, dà conto dei rapporti di amicizia e di affettuosa collaborazione tra la Valli e un gruppo di donne (su tutte la sua ammiratrice Bibi Campanella) che la sostennero negli anni dando vita a una importante rete di relazioni femminili.

In Appendice, Laura Pompei si occupa di illustrare il contenuto del Fondo Alida Valli per tipologie documentali, mentre Mariana Cipriani presenta il relativo corpus fotografico, contenente anche numerosi scatti della sfera privata dell'attrice, che la raffigurano con familiari e amici.

Chiude il corposo volume un excursus di Gian Piero Brunetta incentrato sul modo in cui le riviste illustrate hanno rappresentato la Valli nelle loro copertine. Si individua un «processo di divinizzazione […] continuamente interrotto» (p. 154) nell'alternanza di raffigurazioni che ne esaltano la fotogenia e che la ritraggono in contesti quotidiani.



di Eleonora Sforzi

Bianco e nero, a. LXXVIII, n. 586, settembre-dicembre 2016

Indice




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INDICE



Alida valli, volto d’Europa
(Alida Valli, Visage d’Europe)
Mariapia Comand, Stephen Gundle

La vita è una gara: chi ha la polvere spara. Sulamita alla conquista del cinematografo
(Life Is a Game: Those Who Have Gunpowder Will Fire. Shulamite Conquers the Movie Theatre)
Marcello Seregni

Biografie di una “stella di casa nostra”: Alida Valli da giovinetta a mamma
(Biographies of One of Our Home-Made Stars: Alida Valli from Girlhood to Motherhood)
Raffaele De Berti

Sfasature, deviazioni e ritorni. Alida Valli nella cultura cinematografica italiana del secondo dopoguerra
(Discrepancies, Departures and Returns. Alida Valli in Italian Post-WW2 Film Culture)
Francesco Pitassio

Le interpretazioni in Il caso Paradine e Il terzo uomo
(The Performances in The Paradine Case and The Third Man)
Lola Breaux

Lettere dall’America: Alida raccontata da Oscar de Mejo
(Letters from America: Alida Recounted by Oscar De Mejo)
Mariapaola Pierini

Vallinferno. Interpretazioni di genere di una diva “del passato”
(Vallinferno. Genre Performances of a “Past” Star)
Giovanna Maina

«Mia carissima Alida». Le lettere degli ammiratori nell’Italia mussoliniana
(“My dearest Alida”. Fan Mail in Mussolini’s Italy)
Federico Vitella


FOCUS

La “fidanzata degli italiani” e i suoi partner cinematografici
Cristina Colet

A lezione di stile. Divismo e moda negli anni Trenta e Quaranta
Meris Nicoletto

Essere (almeno) due. Bibi Campanella e le altre donne di Alida Valli
Lucia Cardone


IL FONDO ALIDA VALLI

La documentazione
Laura Pompei

Le foto
Marina Cipriani

Una divinizzazione continuamente interrotta
Gian Piero Brunetta