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Theaterheute, Nr. 8-9, August-September 2016


64 pp., euro 14,00
ISSN 0040 5507

Il numero estivo della rivista berlinese si apre con la consueta rassegna di Aufführungen, lo spazio dedicato alle recensioni degli spettacoli più importanti di recente produzione in area tedesca.

Si inizia con la messinscena di Nase nasilje i vase nasilje (Unsere Gewalt und eure Gewalt) di Oliver Frljic. La commedia, incentrata sul conflitto sessuale tra le donne, è stata inserita nella programmazione della rassegna Wiener Festwochen per la regia dello stesso autore. Un tema analogo ricorre in Eiswind di Eva Zabezsinszkij nell’adattamento firmato da Arpad Schilling per il Burgtheater, con l’interpretazione di Zsolt Nagy e Lilla Sarosdi. Il berlinese Maxim Gorki ha prodotto l’allestimento di Mephistoland, testo ricavato dal romanzo Mephisto di Klaus Mann da parte di Kornel Laboda, Albert Benedek e Andras Dömötör anche regista molto attento a cogliere gli aspetti politici del dramma affidato alle competenze di Tim Porath, Bettina Hoppe, Aram Tafreshian e Mareike Beykirch.

Ci si trasferisce al Thalia Theater di Amburgo per la messinscena di Das Schloss tratta dall’omonimo romanzo di Franz Kafka. La regia di Antù Romero porta alla luce la satira piuttosto pungente indirizzata al mondo della burocrazia alimentando prevedibili richiami alla nostra contemporaneità. Tra gli attori spiccano Jörg Pohl, Thomas Niehaus, Lisa Hagmeister.

Spettacoli piuttosto interessanti emergono dal cartellone dello Schauspielhaus di Stoccarda. La rappresentazione di Tote Seelen da Nikolaj Gogol porta la firma di Sebastian Baumgarten che denuncia la brutalità del capitalismo e avanza audaci critiche alla politica economica di Putin. Eccellente è risultata la prova degli attori tra i quali Hanna Plass, Paul Grill, Wolfgang Michalek, Michael Stiller, Svenja Liesau, Horst Kotterba. Consensi di pubblico e di critica hanno accompagnato la messinscena di Stadion der Weltjugend.

La sezione Neue Stücke della rivista berlinese si occupa dell’allestimento di tre novità premiate da un’apposita giuria e in visione al Deutsches Volkstheater di Berlino. Si tratta di Über meine Leiche di Stefan Hornbach (regia di Nicolas Charaux; con Merlin Sandmeyer, Tino Hillebrand, Marie-Luise Stockinger), di Das Gelübde di Dominik Busch (regia di Lily Sykes; con Christian Baumbach, Milian Zerzawy, Henrike Johanna Jörissen, Miriam Maertens) e di Gespräch wegen der Kürbisse di Jakob Nolte (regia di Tom Kühnel; con Natali Seelig e Maren Eggert).

I contributi statali elargiti alle compagnie indipendenti costituisce il tema di un interessante dibattito pubblicato nelle pagine di Freie Szene, al quale partecipano personaggi attivi nel settore quali Amelie Deuflhard, Stefan Hilterhaus e Annemie Vanackere.

Lo spessore artistico del teatro indipendente emerge dagli spettacoli inseriti nel programma del Festival Impulse. Tra le tante proposte è doveroso segnalare Der Botschafter di Monika Mertensdorfer e Knut Klasser che mettono in contatto cultura africana e tedesca per auspicare un rapporto libero e continuo; The Empire Strikes Back: Kingdom of the Synthetic di Christine Gaigg; e Situation mit Doppelgänger con Julian Warner e Oliver Zahn protagonisti di una performance di alto livello. 

Questo numero di Theaterheute segue con particolare attenzione i principali festival che si sono recentemente tenuti in area tedesca. Si inizia con il programma delle Wiener Festwochen impaginato con maestria da Marina Davydova che, per effetto delle sue origini russe, concede molto spazio agli artisti dell’est, a partire da Konstantin Bogomolov che firma l’adattamento di Ein idealer Gatte di Oscar Wilde per proseguire con il cechoviano Drei Schwestern curato da Timofei Kuljabin. Si rimane in area russa con la messinscena di Tschewengur, adattamento della stessa Davydova, e con Nachtasyl di Maxim Gorkj firmato da Oskaras Korsunova e interpretato da Darius Meskauskas e Giedrius Savickas.

Tra le altre venticinque produzioni della rassegna viennese non mancano altre proposte assai pregevoli sotto il profilo artistico, come Gewöhnliche Menschen di Gianina Cărbunariu affidato alle competenze attoriali di Mariana Mihu, Ofelia Popii, Marius Turdeanu e Dana Talos.

Esempi di arte minimale, caratterizzata da una maggiore esposizione scenica del corpo rispetto alla forza della parola, sono risultati Città del Vaticano di Falk Richter e Scheinleben di Kornel Mundruczo. Grandi consensi di pubblico e di critica ha ottenuto Pippo Delbono con Orchidee. Un altro artista italiano, Romeo Castellucci, si è distinto con la sua Orestie al Ruhrfestival, in cui ha trovato spazio la riduzione teatrale del film Rocco e i suoi fratelli di Visconti. Ne è autore Lars-Ole Walburg che si è dimostrato molto attento alle sfumature psicologiche dei personaggi affidati alle competenze di Henning Hartmann, Jonas Steglich, Jakob Benkhofer, Sarah Sandeh, Marcel Zuschlag e Gabriel Schlager.

Apokalypse di Herbert Fritsch è uno spettacolo satirico che parla di catastrofi cosmiche, come hanno raccontato Elisabeth Zumpe, Wolfram Koch e Ingo Günther. Si passa all’esame del Festival Theaterformen di Braunschweig in cui assume un certo rilievo la presenza di talentuosi artisti asiatici come Ho Tzu Nyen con Ten Thousand Tigers e Toshiki Okada con God Bless Baseball. Infine incontriamo il Malta Festival di Stettino e Posen dominato da spettacoli incentrati su tematiche legate alla storia del Novecento polacco.

In Akteure si legge il profilo artistico di Franz Pätzold, giovane attore del Residenztheater di Monaco, che ha esibito il suo talento in Philoktet di Brecht e Die Abenteuer des guten Soldaten Svejk im Weltkrieg (regia di Krank Castorf). Nell’intervista rilasciata alla rivista berlinese, Tena Stivicic, giovane scrittrice croata scoperta dal National Theatre di Londra, illustra il suo percorso creativo e spiega le caratteristiche di Drei Winter. Il testo, intensa e appassionante storia di tre generazioni di donne, si legge in versione integrale nella sezione Das Stück.


di Massimo Bertoldi


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