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Theatre Research International, vol. 41, n. 3, ottobre 2016
in association with the International Federation for Theatre Research

91 pp.
ISSN 0307-8833

L’editoriale di Paul Rae (Joining the Conversation, pp. 197-201) per questo terzo numero del 2016 si ricollega al precedente continuando la riflessione sui diversi modi di produzione della ricerca universitaria. La proposta di Rae, elaborata insieme con Aoife Monks («Contemporary Theatre Review»), prevede nell’ambito dell’annuale conferenza International Federation for Theatre Research (San Paolo del Brasile, 10-14 giugno 2017) una nuova sessione di studio incentrata sulle modalità della pubblicazione accademica. L’obiettivo è quello di ripensare lo sviluppo della conoscenza scientifica avvalendosi della combinazione di tre fondamentali modalità comunicative: la socializzazione, la “presentazione” e il dibattito.

In apertura Partha Chatterjee (Theatre and the Publics of Democracy, pp. 202-217) prende spunto dal suo intervento alla conferenza International Federation for Theatre Research tenutasi nel 2015 a Hyderabad in India. In uno stile saggistico in linea con le “qualità orali” sottolineate da Rae nell’editoriale, Chatterjee descrive i momenti chiave della storia del teatro indiano nel Novecento. Il tentativo è quello di mettere in luce il modo in cui la formazione sociale del teatro e le sue forme estetiche si siano sviluppate all’interno delle strutture democratiche e degli interessi capitalistici del paese.

Kelvin Chikonzo (From panic to Reconcilation: Protest Theatre and the State in Zimbabwe, 1999-2012, pp. 218-230) affronta la tematica del dissenso che anima le contemporanee pratiche teatrali zimbabwesi nella promozione dell’impegno politico dei cittadini contro il monopolio mediatico statale. Chikonzo analizza le diverse forme che il teatro di protesta ha assunto in risposta ai profondi sconvolgimenti politici che il paese ha subito dall’inizio del secolo in corso. Si pone in valore come tale teatro sia nato con l’obiettivo di fornire al pubblico una prospettiva politica alternativa al monopolio massmediatico e alla deriva totalitaristica verificatasi con l’insediamento della presidenza di Robert Mugabe nel 1987.

Anche Hyunjung Lee (An Eternal Parting. Staging Internal Diaspora, Performing South Korean Nationalism, pp. 231-244) affronta il tema della libera espressione artistica di esperienze e visioni del mondo. Il contesto storico-politico è quello della Corea del Sud e l’analisi proposta riguarda la performance di An Eternal Parting della compagnia sudcoreana di danza-teatro Movement Dang-Dang, nelle due rappresentazioni del 2011 e del 2013. Lo spettacolo mette in scena la triste eredità di violenze che per tutto il ventesimo secolo ha costretto il popolo coreano ad una “eterna diaspora”: dal colonialismo alle purghe etniche, fino alla guerra.

Suzanne Little (Dramaturgies of the Left-Behind: Mobility and Stickness inThe Disappearances Project”, pp. 245-257) prende in esame The Disappearances Project, messo in scena dalla compagnia australiana Version 1.0 tra il 2011 e il 2013, per riflettere sul ruolo della performance spettacolare nella rappresentazione dell’esperienza della “rimozione” e del “distacco”. Oggetto di indagine sono le famiglie e gli amici delle persone scomparse per i più svariati motivi, che si ritrovano di colpo “estranei” nelle proprie case.

Felipe Cervera (Astroaesthetics: Performance and the Rise of Interplanetary Culture, pp. 258-275) approfondisce quello che viene sempre più spesso chiamato “Nuovo Spazio”. Storicamente le azioni performative sono state un fondamentale strumento per la rappresentazione e per la politicizzazione della scoperta dell’universo. Cervera ripercorre questa particolare storia attraverso alcune tappe significative: dallo spettacolo del 2012 del messicano Alberto Villareal Desierto Bajo la Escenografía Lunar (TeatroSinParedes, Mexico City) sul primo bambino nato sulla luna; al progetto MarsOne (2014) per un reality show sui primi uomini su Marte; fino all’installazione sonora Radio Astronomy realizzata nel 2004 dal collettivo artistico neozelandese Radioqualia.

Chiudono il fascicolo due utili strumenti di lavoro: Book Reviews (pp. 276-288), con le recensioni dei principali studi in lingua inglese di argomento teatrale, e Book Received (p. 289), con le segnalazioni delle ultime pubblicazioni di area anglosassone. 




di Andrea Simone


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