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Jean-Pierre Thiercelin

Dall’inferno alla luna. Puzzle memoria

Traduzione di Gianni Poli

Perugia, Morlacchi, 2016, 206 pp., euro 9,00
ISBN 978-88-6074-781-5

Nella bella collana dell’editore Morlacchi dedicata ai testi teatrali, diretta da Giovanni Falaschi e Alessandro Tinterri, appaiono due testi teatrali di un autore caratterizzato da un forte impegno nella testimonianza morale così come da uno stile essenziale che non sacrifica mai il contenuto alla forma. I lavori proposti risalgono rispettivamente al 2005 e al 2011; entrambi sono stati tradotti, per la prima volta in italiano, da Gianni Poli, collaudato e competente conoscitore del linguaggio teatrale francese. Nel primo di questi copioni (Dall’inferno alla luna) l’azione si svolge sul finire del secolo scorso e vede il confronto tra due generazioni: da una parte, i quattro genitori che hanno alle spalle una storia vissuta nel corso della seconda guerra mondiale tra deportazione e prigionia nei campi di concentramento; dall’altra parte del confronto stanno invece i loro figli, François e Françoise, testimoni di un’altra generazione e di un’altra storia.

Il secondo lavoro (Puzzle memoria) – come precisa lo stesso autore nella Premessa (p. 111) – «è composto da cinque testi brevi e da un preludio che potranno, all’occasione, vivere di vita propria in completa autonomia: oltre al preludio, Bella ciao, E la notte sola…, Il Teatro della Luna, Cabina fotoautomatica, Residenza coatta». Come annuncia il titolo, anche qui siamo davanti agli interrogativi che il passato pone al presente ed ancora per il tramite di una rammemorazione che ora appare lucida e ora offuscata, comunque sempre messa in scena sul filo di una frammentazione dei diversi punti di vista. Il “dramma” è costituito dalla lotta fra due contrari: lo smarrimento del ricordo ferito dal dolore interferisce con la volontà di un esercizio di storicizzazione, sottraendola alla sopraffazione del presente sul passato.

Nella forma di un teatro sostanzialmente etico, l’autore resta fedele ad una personale cultura della drammaturgia fondata proprio su questa interrogazione memoriale, già collaudata in precedenti testi messi in scena. Il linguaggio adoperato viene talvolta (ad esempio in Puzzle memoria) stemperato dal ricorso alla tecnica del “teatro nel teatro”: come se fosse urgente il bisogno di allontanare i temi più brucianti e drammatici per fare prevalere la ragione piuttosto che l’emozione.


di Siro Ferrone


La copertina

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