Il
numero di «Bianco e Nero» che inaugura il 2016, il primo con la direzione di Maria Pia Comand, è dedicato al
montaggio in Italia nellepoca del digitale: un tema finora poco esplorato dai film studies. Se sono rare le analisi
storico-critiche riservate al montaggio digitale, ancor più lo sono quelle
limitate al contesto produttivo italiano. Scopo del curatore Federico Vitella e dei suoi collaboratori
è quello di colmare questa lacuna attraverso una raccolta di interventi che affrontano
il tema da molteplici prospettive.
Nel
pezzo di apertura della sezione Saggi,
Alberto Pezzotta analizza limpatto
del montaggio digitale sui film italiani contemporanei. Secondo Pezzotta, la
possibilità di eseguire lediting in
tempi più rapidi ha determinato in parte unaccelerazione del modo di narrare,
portando il cinema italiano ad adeguarsi, soprattutto nella commedia, alla
frenesia dei blockbusters
americani.
Edoardo
Becattini
sfrutta il concetto di “non linearità”, insito nelle possibilità di
manipolazione digitale, per analizzare le ultime opere di Marco Bellocchio,
dove le immagini e la storia dialogano attraverso soluzioni di montaggio
imprevedibili e potenti. Silvio
Grasselli ascrive il montaggio digitale a quellinsieme di innovazioni
tecnologiche che hanno fatto del cinema documentario un luogo privilegiato di
sperimentazioni in cui si sono distinti interpreti italiani di pregio quali
Daniele Vicari e Giovanni Cioni.
Chiara Grizzaffi affronta il
problema dello studio del cinema nellepoca del digitale, fornendo una
panoramica delle principali teorie e dei modelli di analisi dei film più
recenti. A proposito delle possibilità offerte dalla nuova tecnologia, Cecilia Penati sposta lattenzione sulla
televisione delineando un quadro dallenorme potenziale dove il montaggio
digitale è visto come strumento che va oltre la pratica tecnica per farsi mezzo
di riscrittura del testo televisivo. Raffaele
Pavoni si concentra sul cambiamento del panorama dellindustria musicale in
relazione al videoclip italiano
contemporaneo. Secondo Pavoni i video musicali rappresentano un ulteriore luogo
dove il montaggio digitale rielabora e trasforma le forme e i contenuti, sfruttando
lampia libertà di sperimentazione concessa dalle nuove tecnologie.
Nella
sezione Documenti, Francesco di Chiara e Paolo Noto approfondiscono la crisi scaturita
con il passaggio dal montaggio meccanico a quello digitale, attraverso lanalisi
della rivista «Tagli», fondata nel 2000 dallAssociazione dei Montatori
Cinematografici e Televisivi Italiani e chiusa dopo appena due numeri.
Vitella
rievoca il lancio italiano del programma statunitense Avid nel 1993, in un
momento pioneristico decisivo per laffermazione del montaggio digitale: unoccasione
per riflettere, a più di ventanni di distanza, sulla retorica promozionale del
più importante produttore mondiale di software
per il desktop editing. Gli stessi
anni cruciali figurano nel racconto di Ivan
Girina, che illustra la fase storica in cui i corsi di montaggio della Scuola
Nazionale di Cinema del Centro Sperimentale di Cinematografia dovettero fare i
conti con il cambiamento epocale apportato dal digitale, destinato a ridefinire
lattuale panorama professionale cinematografico e televisivo.
Nella
sezione Testimonianze, Diego Cassani sposta la prospettiva
dalle tecnologie digitali alle condizioni lavorative ad esse legate, cercando
di fissare le coordinate del nuovo ruolo del montatore. Questo artigiano armato
di forbici e pellicola si è reinventato esperto di software di editing,
dimostrando come lostinazione e la disponibilità al cambiamento siano fattori decisivi
per la sopravvivenza degli operatori della settima arte. La conversazione di Alessia Cervini con Pietro Montani, filosofo
e accademico italiano, pone laccento sugli aspetti teorici del tema, con
unimportante riflessione sulla digitalizzazione delle tecniche in relazione
alla pluralità dellofferta mediale contemporanea. Il dialogo intende
concentrare lattenzione sulle nuove potenzialità espressive e politiche del
montaggio e, in particolare, sulla possibilità di interazione offerta dalla
rete.
Infine
viene data la parola ai professionisti del settore in due interviste collettive
condotte rispettivamente da Sila Berruti
e Barbara Corsi. Nella prima i più
importanti montatori italiani (tra cui Walter
Fasano, Massimo Quaglia, Stefano Chierchiè, Simona Paggi, Marco
Spoletini) si chiedono quali nuove competenze siano state acquisite con
lavvento del digitale là dove alcune consuetudini di lavoro sono state abbandonate
definitivamente. Nella seconda intervista alcuni dei produttori italiani più
significativi (Angelo Barbagallo, Francesco Bonsembiante, Alessandro Borrelli, Valerio De Paolis, Luca Pancaldi) espongono i vantaggi economici apportati dalla
digitalizzazione della fase di post-produzione e si interrogano su quali
prospettive future abbia in serbo questo cambiamento.
Le
diverse voci presenti in questo numero offrono un panorama variegato e spesso
contraddittorio, ma sembrano concordare principalmente su un fatto: il
montaggio digitale, lungi da essere una semplice innovazione tecnologica, si
configura come una vera e propria rivoluzione ad ampio raggio destinata a
investire lintero processo di lavorazione dellindustria audiovisiva italiana.
di Nicola Stefani
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