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Theatre Research International, vol. 41, n. 2, luglio 2016
in association with the International Federation for Theatre Research

96 pp.
ISSN 0307-8833

Il secondo numero del 2016 si presenta con il consueto editoriale di Paul Rae (Behind the Scenes, pp. 101-105) che propone una riflessione sul “dietro le quinte” della ricerca teatrale internazionale. Partendo dalla sua esperienza presso alcune università del sud-est asiatico, Rae evidenzia come le strategie e gli obiettivi del fare ricerca siano condizionati, anche in questa parte del mondo, da criteri di sviluppo di tipo globale fondati sui concetti di velocità e di produttività; fattori che penalizzano maggiormente gli studi artistici e umanistici. Vanno così perdendosi quei valori sociali e quei vantaggi che una ricerca svolta a livello locale apporterebbe soprattutto grazie a discipline come gli studi sul teatro e sulla performance. L’ambizione è quella di proporsi come “un’arena internazionale” aperta al dibattito e al confronto sul tema del “fare ricerca”.

In apertura (The Rise and Fall of Modelbooks, Notate and Brechtian Method, pp. 106-121) David Barnett sottolinea, attraverso l’esempio del Berliner Ensemble, come una varietà di fattori, dal cambiamento dei gusti personali alle circostanze economico-politiche, possa avere un impatto concreto sul lavoro di una compagnia. Il discorso di Barnett prende spunto dalla sua ultima pubblicazione, History of Berliner Ensemble (Cambridge University Press, 2015), per esaminare la mole di appunti e di documenti prodotta da Brecht e dai suoi collaboratori al Berliner Ensemble mettendola in relazione con il processo creativo della compagnia per più di mezzo secolo.

In continuità tematica Ju Hyunshik (Becoming Hamlet for Only Nine Days, pp. 122-134) sposta l’attenzione dall’Europa all’Asia, analizzando lo spettacolo Hamlet for Only Nine Days rappresentato a Seoul nel 2013 dalla Vibrating Jelly Theatre Company con la collaborazione di alcuni lavoratori licenziati dalla Cort Cortec, una fabbrica di chitarre che ha delocalizzato la produzione in Cina e Indonesia per risparmiare sulla manodopera. Allo spettacolo, dai forti connotati politici, etici ed estetici, dell’Amleto dei lavoratori-attori si accompagna la proiezione di materiale documentario che testimonia la loro lunga protesta.

La dinamica politica è al centro anche del contributo di Catherine Diamond (Politicizing the Pastoral, pp. 135-150). Attraverso l’analisi delle performances e le interviste agli artisti, la studiosa si propone di indagare il “dietro le quinte” di due spettacoli incentrati sul tema ambientale e messi in scena nel 2014 dalla compagnia taiwanese Sun Son and Sanchueyi. Ispirati dalla protesta studentesca Sunflower Movement scoppiata a Taiwan nel 2014, i due allestimenti sollevano forti interrogativi sul problema del consumismo sfrenato e del degrado ambientale e riflettono sullo stereotipo di una terra idealmente rurale.

Awo Mana Asiedu intervista alcuni spettatori che hanno assistito agli spettacoli What’s My Name? e The Day Dad Came rappresentati dalla compagnia ghanese Roverman Productions al Ghana National Theatre in occasione del Roverman Festival of Plays 2013-2014 (The Money was real money, pp. 151-167). All’uscita dalla sala Asiedu ha coinvolto gruppi di spettatori volontari in conversazioni guidate sulle tematiche cardine affrontate in scena: la corruzione e la violenza domestica. Dalle interviste capiamo meglio come entrambe le performances facciano appello all’emergente classe media ghanese, promuovendo un messaggio di perfezionamento morale.

Lara Stevens (Sometimes Uncomfortable, Sometimes Arousing (pp. 168-180) intervista la performer Casey Jenkins su Casting off My Womb (2013). Nella performance, della durata di ventotto giorni, l’artista lavora ai ferri una lunga sciarpa di lana che poi inserisce nella propria vagina. L’intervistatrice analizza l’opera anche alla luce dei moralistici giudizi espressi dagli spettatori sui social networks.

Chiudono il fascicolo due utili strumenti: Book Reviews (pp. 181-193), con le recensioni dei principali studi in lingua inglese di argomento teatrale, e Book Received (pp. 194-196), con le segnalazioni delle ultime pubblicazioni di area anglosassone. 


di Andrea Simone


La copertina

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