Scenografo, costumista e regista
teatrale, Pierluigi Samaritani è
considerato lultimo esponente della “scenografia pittorica” italiana. La
donazione della sua collezione di bozzetti e figurini teatrali, di fotografie,
di libri e altri materiali al Cento Studi Teatro della Fondazione Giorgio Cini,
per volontà della compagna Simona Marchini, è allorigine di questa monografia, in cui Maria Ida Biggi ripercorre la biografia e
la carriera teatrale del talentuoso professionista piemontese.
Nato
a Novara nel 1942, Samaritani si diploma allAccademia di Belle Arti di Brera e
poi si trasferisce a Parigi per seguire i corsi di scenografia e costume presso
lÉcole Nationale Supérieure des Arts et Techniques du Théâtre. Esordisce a
teatro nel 1963, curando lallestimento di Le fil rouge di Henry Denker, per
la regia di Raymond
Rouleau, al Théâtre du Gymnase. Nellestate dello
stesso anno inizia una prolungata e felice collaborazione con il Festival dei
Due Mondi di Spoleto. Lanno seguente è di nuovo a Parigi, dove collabora come
assistente alla scenografia con il Teatro dellOpéra Palais Garnier. Nel 1966 fa
il suo ingresso ufficiale nel teatro lirico italiano firmando le scene del Manfred di Lord Byron con
musiche di Schumann
allOpera di Roma. Da quel momento la sua carriera decolla: avvia un
continuativo e proficuo sodalizio artistico con il compositore e regista Gian Carlo Menotti; affianca
lattività registica a quella di scenografo e costumista (a partire da Il ladro e la zitella dello
stesso Menotti al Teatro Caio Melisso, 1975); collabora con i più grandi teatri
e festival italiani e internazionali.
In
un saggio denso (pp. 9-63), corredato da un ricco apparato iconografico, Biggi
ricostruisce con rigore storico-filologico queste fasi, mettendo a confronto interviste, articoli di giornale,
recensioni, programmi di sala. Ne emerge la figura prismatica di un artigiano
dello spettacolo, in bilico tra tradizione e innovazione. Un professionista
originale che ha saputo recuperare la tradizione italiana della scena dipinta, dando
vita a una scenografia insolita ed efficace, basata sullillusione pittorica e
sui grandi effetti spaziali e luministici. Una potente creatività figurativa che
ha trovato pieno compimento nella regia, in cui lartista ha saputo realizzare a
tuttotondo la propria visione scenica.
Bozzetto per l'atto I della Francesca da Rimini di G. D'Annunzio, musica di R. Zandonai. Verona, Teatro Filarmonico, 20 aprile 1980 © Fondazione Giorgio Cini La
vicenda umana e artistica di Samaritani, il suo carattere scontroso e il lavoro
pignolo e generoso sono restituiti attraverso le Testimonianze
(pp. 65-69) di chi lo ha conosciuto e di quanti hanno lavorato con lui, dallex
direttore del Teatro Comunale di Firenze Massimo Bogianckino al cineasta
Mauro
Bolognini (per il cui Metello realizzò
i costumi, 1970), dallimmancabile Menotti a Stefano Vizioli,
collaboratore di tanti spettacoli. Il cuore
pulsante del lavoro di Samaritani è condensato nel Catalogo iconografico
(pp. 71-168) che raccoglie circa duecento disegni teatrali della sua
collezione, tra bozzetti scenografici, figurini per costumi e acconciature di
scena. Le
riproduzioni a colori, corredate da puntuali didascalie, scandiscono le tappe professionali
dellartista: dal debutto alla scenografia nel citato
Manfredi ai
suoi ultimi spettacoli, Andrea Chénier di Giordano al
Comunale di Firenze e I maestri cantori di Norimberga,
per la regia di Menotti, in occasione del 35° Festival dei Due Mondi di
Norimberga (entrambi del 1992). Gli Apparati registrano
in
primis il Catalogo del
Fondo archivistico alla Cini a lui intitolato (pp. 170-175), organizzato cronologicamente
per spettacolo di riferimento, con la descrizione sintetica dei documenti corrispettivi:
locandine, manifesti, programmi di sala, foto di scena, copioni, scritti vari e
materiale audiovisivo, oltre naturalmente ai bozzetti e ai figurini. Completano il volume la Cronologia
degli spettacoli (pp.
176-185), con lindicazione del cast e le date della prima e delle riprese, e
gli Indici dei nomi, dei luoghi e dei titoli (pp. 186-191); apparati che confermano lottima fattura di un volume che
segna unaltra prestigiosa acquisizione da parte del Centro Studi Teatro diretto
da Maria Ida Biggi.
di Gianluca Stefani
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