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Mariagiovanna Grifi

Chiamatemi Paola Riccora. Come una signora dell’alta borghesia napoletana diventò commediografa di successo


Napoli, Ilmondodisuk, 2016, 120 pp., euro 10.00
ISBN 978-88-96158-11-1


Pubblichiamo di seguito un estratto dell’“Introduzione” dell’autrice al volume.

Attiva per più di cinquant’anni, Paola Riccora diventa nota in tutta Italia come commediografa affermandosi quale testimone di quel teatro napoletano del XX secolo non solo dialettale. La sua produzione drammaturgica è molto varia, attesta un percorso artistico ben preciso che parte dal lavoro di traduzione e riduzione di commedie straniere, pochade dai temi peccaminosi, per poi giungere a opere originali più romantiche e, infine, a una lucida e precisa analisi della realtà familiare borghese. Testi scritti spesso in doppia lingua, italiano e dialetto, messi in scena da attori di tutta la penisola. Testi forse un po’ “datati”, fortemente legati al periodo della loro elaborazione ma, proprio per questo, preziosi dal punto di vista documentale, perché capaci di fotografare un’epoca. Considerando poi la reputazione degli attori che nel secolo scorso li hanno interpretati (Eduardo De Filippo, Raffaele Viviani, Ettore Petrolini, Tina Pica, Dina Galli, Paola Borboni), i teatri italiani che li hanno ospitati (Sannazzaro, Nuovo e Mercadante di Napoli, Quirino e Valle di Roma, Manzoni, Olimpia e Odeon di Milano, Niccolini, Alfieri e Pergola di Firenze, Alfieri e Carignano di Torino, Goldoni di Venezia) e i critici che li hanno commentati (Roberto Bracco, Renato Simoni, Vittorio Viviani, Vittorio Paliotti, Antonio Ravel), non v’è dubbio che recuperare la produzione letteraria dell’autrice e ricostruirne il percorso biografico e artistico sia un contributo significativo per la storia del teatro.

Paola Riccora si afferma in un secolo di grandi cambiamenti in cui, forse per la prima volta in maniera tanto considerevole, va modificandosi anche la struttura della famiglia, le dinamiche relazionali al suo interno e, di conseguenza, il ruolo assunto dalle donne. Per secoli relegate ai margini della società secondo un immaginario collettivo di tipo maschilista, in realtà le donne sono sempre state presenti e attive nell’ambito artistico e culturale, soprattutto in Italia: basti pensare alle prime scrittrici dell’epoca rinascimentale o alle magnifiche attrici della Commedia dell’Arte, artiste complete che sapevano recitare, cantare, ballare e scrivere – unico caso, insieme a quello spagnolo, rispetto ad altri paesi in cui l’arte scenica era loro preclusa. Solo recentemente, con i nuovi studi storiografici, finalmente vengono recuperate figure femminili che hanno segnato in modo indelebile la storia, ed Emilia Vaglio, alias Paola Riccora, è sicuramente una di loro. Una femminista inconsapevole che con la sua prolifica attività è diventata esempio per tante altre donne.

Riportare alla luce la sua vicenda diventa necessario per impedirne la cancellazione e l’oblio come è finora accaduto a causa della sua quasi totale assenza nei testi di letteratura teatrale. Pochi anche gli studiosi che la conoscono perché inedito è tutto il materiale che la riguarda, conservato in modo “artigianale”, e quindi senza alcuna divulgazione, nell’archivio privato: commedie autografe e idiografe, poesie manoscritte, ritagli di giornali in cui sono pubblicate numerose recensioni, lettere personali, fotografie e alcuni riconoscimenti.

Questa ricerca segue quel filone di studi che ha come scopo il recupero storico degli autori minori, un lavoro che a Napoli riveste una funzione importantissima perché di fronte all’ascesa di Eduardo, alla più recente rivalutazione di Viviani e alla grande attenzione posta sulla Nuova Drammaturgia degli anni Ottanta, molti altri drammaturghi locali sono stati a lungo trascurati. Per quanto si voglia relegare Paola Riccora in un cantuccio, in uno scatolone impolverato o in vecchi articoli di giornale ingialliti, bisogna sottolineare che furono proprio personaggi come Viviani ed Eduardo a rivolgersi a lei per allargare i confini della loro notorietà: il suo nome allora aveva già risonanza nazionale, portare in scena un’opera della Riccora costituì per entrambi una grande occasione. E anche se oggi viene raccontata un’altra storia, all’inizio degli anni Quaranta fu proprio lei «la donna che lanciò Eduardo».


di Mariagiovanna Grifi


La copertina

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