Pubblichiamo di seguito un
estratto dell“Introduzione” dellautrice al volume.
Attiva per
più di cinquantanni, Paola Riccora diventa
nota in tutta Italia come commediografa affermandosi quale testimone di quel
teatro napoletano del XX secolo non solo dialettale. La sua produzione
drammaturgica è molto varia, attesta un percorso artistico ben preciso che
parte dal lavoro di traduzione e riduzione di commedie straniere, pochade dai temi peccaminosi, per poi
giungere a opere originali più romantiche e, infine, a una lucida e precisa
analisi della realtà familiare borghese. Testi scritti spesso in doppia lingua,
italiano e dialetto, messi in scena da attori di tutta la penisola. Testi forse
un po “datati”, fortemente legati al periodo della loro elaborazione ma,
proprio per questo, preziosi dal punto di vista documentale, perché capaci di
fotografare unepoca. Considerando poi la reputazione degli attori che nel
secolo scorso li hanno interpretati (Eduardo
De Filippo, Raffaele Viviani, Ettore Petrolini, Tina Pica, Dina Galli, Paola Borboni), i teatri italiani che
li hanno ospitati (Sannazzaro, Nuovo e Mercadante di Napoli, Quirino e Valle di
Roma, Manzoni, Olimpia e Odeon di Milano, Niccolini, Alfieri e Pergola di
Firenze, Alfieri e Carignano di Torino, Goldoni di Venezia) e i critici che li
hanno commentati (Roberto Bracco, Renato Simoni, Vittorio Viviani, Vittorio
Paliotti, Antonio Ravel), non
vè dubbio che recuperare la produzione letteraria dellautrice e ricostruirne
il percorso biografico e artistico sia un contributo significativo per la
storia del teatro.
Paola
Riccora si afferma in un secolo di grandi cambiamenti in cui, forse per la
prima volta in maniera tanto considerevole, va modificandosi anche la struttura
della famiglia, le dinamiche relazionali al suo interno e, di conseguenza, il
ruolo assunto dalle donne. Per secoli relegate ai margini della società secondo
un immaginario collettivo di tipo maschilista, in realtà le donne sono sempre
state presenti e attive nellambito artistico e culturale, soprattutto in
Italia: basti pensare alle prime scrittrici dellepoca rinascimentale o alle
magnifiche attrici della Commedia dellArte, artiste complete che sapevano
recitare, cantare, ballare e scrivere – unico caso, insieme a quello spagnolo,
rispetto ad altri paesi in cui larte scenica era loro preclusa. Solo
recentemente, con i nuovi studi storiografici, finalmente vengono recuperate
figure femminili che hanno segnato in modo indelebile la storia, ed Emilia Vaglio, alias Paola Riccora, è
sicuramente una di loro. Una femminista inconsapevole che con la sua prolifica
attività è diventata esempio per tante altre donne.
Riportare
alla luce la sua vicenda diventa necessario per impedirne la cancellazione e
loblio come è finora accaduto a causa della sua quasi totale assenza nei testi
di letteratura teatrale. Pochi anche gli studiosi che la conoscono perché
inedito è tutto il materiale che la riguarda, conservato in modo “artigianale”,
e quindi senza alcuna divulgazione, nellarchivio privato: commedie autografe e
idiografe, poesie manoscritte, ritagli di giornali in cui sono pubblicate
numerose recensioni, lettere personali, fotografie e alcuni riconoscimenti.
Questa
ricerca segue quel filone di studi che ha come scopo il recupero storico degli
autori minori, un lavoro che a Napoli riveste una funzione importantissima
perché di fronte allascesa di Eduardo, alla più recente rivalutazione di
Viviani e alla grande attenzione posta sulla Nuova Drammaturgia degli anni
Ottanta, molti altri drammaturghi locali sono stati a lungo trascurati. Per
quanto si voglia relegare Paola Riccora in un cantuccio, in uno scatolone
impolverato o in vecchi articoli di giornale ingialliti, bisogna sottolineare
che furono proprio personaggi come Viviani ed Eduardo a rivolgersi a lei per
allargare i confini della loro notorietà: il suo nome allora aveva già
risonanza nazionale, portare in scena unopera della Riccora costituì per
entrambi una grande occasione. E anche se oggi viene raccontata unaltra
storia, allinizio degli anni Quaranta fu proprio lei «la donna che lanciò
Eduardo».
di Mariagiovanna Grifi
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