Bianco e nero, a. LXXVII, nn. 582-583, maggio-dicembre 2015
A cura di Federica Villa
pp. 208, euro 42,50
ISSN 0394-008X
Data di pubblicazione su web 31/05/2016
L'ultimo fascicolo della rivista «Bianco e nero» è un corposo doppio numero che mette a fuoco il genere e le forme dell'autobiografia. Nella premessa Federica Villa, la curatrice della consistente parte monografica, delinea il percorso teorico che fin dagli anni Settanta ha portato a riflettere sul «traboccante fenomeno della scrittura del sé» (p. 11) oltre il tradizionale ambito letterario, investendo il campo degli audiovisivi. La scrittura biografica diventa lo spazio di esercizio e il punto di partenza per diverse esperienze creative. Il panorama descritto è vasto e frammentato: si passa in rassegna il cinema, con il sottogenere del biopic, passando per le esperienze videoartistiche d'avanguardia e per i repertori fotografici d'autore, fino ad arrivare alle pratiche private degli home movies.
Sono quattro le sezioni che compongono questo numero, corrispondenti a quattro campi di ricerca diversi.
La prima presenta esempi dell'incontro tra il genere autobiografico e alcune esperienze cinematografiche e video-produttive. Il percorso artistico di Marco Bellocchio è al centro del saggio di Marina Pellanda, che si concentra sugli aspetti memoriali presenti nella filmografia del regista. Sulla stessa linea Laura Busetta analizza la scrittura soggettiva di Alina Marazzi, autrice di documentari incentrati sul riutilizzo di materiali d'archivio allo scopo di far dialogare le vicende personali con la storia collettiva. Luca Malavasi riflette invece sul rapporto tra performance, media e nuova tecnologia digitale, analizzando il caso dell'opera artistica di Cosimo Terlizzi. Glenda Franchin si confronta con due lavori molto lontani tra di loro per linguaggio e tecnica: Dieu sait quoi (1994) del regista Jean-Daniel Pollet e Atelier Cézanne (2013) del fotografo Joel Meyerowitz. L'obiettivo di Franchin è far emergere il rapporto tra lo spazio dell'intimità presente nel primo e la distanza con le cose nella serie fotografica del secondo. Il contributo di Claudia Barolo pone l'accento sulla produzione di Alain Cavalier dagli anni Novanta a oggi: «un cinema in prima persona che avvicina nei contenuti e nella forma il journal filmé, abbattendo i costi di produzione e aderendo a pieno alla novità introdotta dalla tecnologia digitale» (p. 77). Il saggio finale della prima sezione, firmato da Martina Panelli, pone il lavoro di Susan Stryker, studiosa e teorica nel campo dei gender studies e poi regista di documentari, al centro di una tendenza che vede nuova soggettività e tecnologia del montaggio inestricabilmente correlati.
La seconda sezione propone una galleria di ritratti sulle forme dell'autobiografia assunte dalle pratiche artistiche contemporanee e dagli altri media. Deborah Toschi prende in esame i self-portraits biologici nell'arte contemporanea occidentale: rielaborazioni artistiche e soggettive di immagini utilizzate per scopi scientifici, come le radiografie o le risonanze magnetiche. Nell'articolo successivo Paola Valenti analizza l'opera dell'artista visivo e performer Cesare Viel, da sempre impegnato a “narrarsi” attraverso il racconto, attingendo alla letteratura degli autori amati, tra i quali Cesare Pavese, Dino Campana, Ingeborg Bachman e Virginia Woolf. Gli autoscatti di Francesca Woodman sono al centro del contributo di Beatrice Buzzi, che ne esalta «la rigorosa costruzione di messa in presenza e di messa in scena del corpo e del soggetto» (p. 103). Simona Pezzano accosta l'uso delle tecnologie leggere al desiderio di raccontarsi più intimamente, come ad esempio nell'utilizzo degli smartphones in alcuni film di Pippo Delbono. Marta Perrotta si concentra invece sulle forme di storytelling radiofonico, partendo dal programma Voi siete qui di Radio 24 condotto da Matteo Caccia, che rielabora le storie autobiografiche degli ascoltatori.
La terza sezione è dedicata allo spazio autobiografico aperto dalle nuove tecnologie. Le forme dell'autoetnografia e le pratiche di archivio sono al centro del saggio firmato da Alice Cati e Francesca Piredda sul tema dei migranti e del loro modo di raccontarsi, e di quello di Francesca Scotto Lavina sulle possibilità tecnologiche offerte dalla rete. Entrambi affrontano le nuove forme di conservazione memoriale attraverso l'analisi di documenti presenti in archivi multimediali e sul web. Il caso dell'immagine di Osama Bin Laden è al centro del saggio di Lorenzo Donghi. La parabola del fondatore di Al-Qaeda è rievocata attraverso le sue video-apparizioni, che contribuiscono a costruire l'immagine del terrorista nemico dell'Occidente, ma delineano anche una sorta di autoritratto del personaggio. La sezione si conclude con la riflessione di Andreina Campagna su come lo storytelling digitale abbia influenzato le forme del racconto autobiografico.
Infine la quarta sezione si occupa della scrittura autobiografica per la storia del cinema. Il fandom autobiografico è al centro del saggio di Federico Vitella che rievoca la passione per il cinema di una ragazza degli anni Cinquanta attraverso la ricerca d'archivio e la consultazione dei suoi diari. Alberto Pezzotta descrive il suo lavoro di traduttore per le autobiografie e i libri-intervista ad alcuni grandi uomini di cinema, come Nicholas Ray, William Friedkin, Alfred Hitchcock e Martin Scorsese. Gabriella Greison, autrice del libro sulla vita di Giancarlo Giannini, riporta la curiosa esperienza di raccontare in prima persona gli eventi di un personaggio dello spettacolo.
Immancabili le rubriche anche
in questo doppio numero. Cineteca nazionale
dedica il proprio spazio a un autore marginale come Augusto Tretti, a firma di Domenico Monetti e Luca Pallanch. Come di consueto I
mestieri del Csc propone un approfondimento su alcune
personalità legate al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma:
l'intervista a Francesco Frigeri introduce
il lettore al lavoro dello scenografo; Stefano
Bises descrive il suo ruolo di showrunner
per Gomorra la serie (2014, in corso);
Ivan Cotroneo e Monica
Rametta evocano aneddoti sul Centro sperimentale; Gino Ventriglia presenta lo strumento del pitch cinematografico. L'altra
serialità conclude il volume con un pezzo di
Dom Holdaway sul successo globale
della serie TV britannica Black Mirror
(2011, in corso).
di Nicola Stefani
Bianco e nero, a. LXXVII, nn. 582-583, maggio-dicembre 2015
Indice
Indice
Editoriale
Alberto Crespi
Premessa
Federica Villa
Bob Robertson, chi era costui?
Steve Della Casa
Figlio del secolo. Ben Hecht e la scrittura del se
Giaime Alonge
Declinazioni autobiografiche nel cinema di Marco Bellocchio
Marina Pellanda
Tutto parla di te: tracce memoriali e scrittura soggettiva nel cinema di Alina Marazzi
Laura Busetta
Identità in transito: media e autoritratto nellopera di Cosimo Terlizzi
Luca Malavasi
Mi guardo e mi faccio paura
Nico Parente
“Nome proprio di cosa”. Figure del se in Jean-Daniel Pollet e Joel Meyerowitz
Glenda Franchin
Alain Cavalier, nellassenza del corpo, tradursi nellessenza delle cose
Claudia Barolo
Il corpo come confine. Cartografie sessuali dellOccidente a partire dallanalisi di Christine in the Cutting Room di Susan Stryker
Martina Panelli
Unautobiografia non autorizzata
Gianni Amelio
Lio segreto. Self-portraits biologici tra identità e intimità
Deborah Toschi
Identità plurali per la costruzione di un autoritratto: immagine, scrittura, corpo e voce come sistema relazionale nellopera di Cesare Viel
Paola Valenti
Il gesto fotografico di Francesca Woodman
Beatrice Bruzzi
Tecnologie leggere nei lavori di Pippo Delbono
Simona Pezzano
Trame immaginarie e frammenti di realtà nelle forme dellautobiografia radiofonica
Marta Perrotta
Fenomeni emergenti. Riflessioni dartista
Maggie Cardelús
Racconti dal mare. La difficile rappresentazione del Sé nelle testimonianze mediali dei migranti
Alice Cati, Maria Francesca Piredda
Memorie di massa: la rimediazione dellautoetnografia amatoriale
Francesca Scotto Lavina
Da icona epocale a salma invisibile: la traiettoria iconica di Osama bin Laden
Lorenzo Donghi
I paradossi delle forme autobiografiche digitali
Andreina Campagna
Il diario intimo come fonte per la storia del fandom. Ritratto di una Bobby-soxer di provincia
Federico Vitella
Opere e omissioni. Tradurre autobiografie di registi (e non solo)
Alberto Pezzotta
Le vite degli altri
Gabriella Greison
Je est un autre (Cero, dunque sono)
Ottavio Di Brizzi
Un marziano e sceso dal Veneto
Domenico Monetti, Luca Pallanch
Il bagaglio del passato per guardare al futuro
Intervista a Francesco Frigeri di Ottavia Madeddu
Quaranta ore di libertà
Stefano Bises
Il Centro Sperimentale e i sentimenti
Ivan Cotroneo, Monica Rametta
Il pitch: due o tre cose che so di lui
Gino Ventriglia
Ai confini della realtà. Il successo globale di Black Mirror
Dom Holdaway