È
stato presentato a Firenze, allAuditorium Stensen, il primo numero della
rivista «Lavventura. International Journal of Italian Film and Media Landscapes» edita da il Mulino. Come
si legge nelleditoriale, la pubblicazione vuole «colmare lassenza nel
panorama delle riviste di uno strumento di analisi del cinema italiano che sia
espressione diretta dellattività di ricerca promossa dalle università italiane
e aperta al dialogo con sguardi che giungono da altri contesti e culture» (p.
3). Forte di un comitato scientifico internazionale di alto livello, la rivista
propone, quindi, uno sguardo circoscritto al nostro cinema, multidisciplinare e
comparativo, aperto anche a contributi non strettamente afferenti ai film studies. Del direttivo, composto da docenti di diverse università italiane, fanno parte Silvio Alovisio, Lucia Cardone (coordinamento), Mariapia
Comand, Gabriele DAutilia, Mariagrazia Fanchi, Antioco Floris, Cristina Jandelli, Luca
Malavasi, Luca Mazzei, Paolo Noto, Leonardo Quaresima (responsabile), Christian Uva.
Apre
il primo numero, nella sezione Forme, stili,
figure, un ricordo, a cura di Sandra
Lischi, di Mario Garriba, regista
e stimato studioso recentemente scomparso, spesso ingiustamente dimenticato nel
dibattito sul cinema italiano sperimentale degli anni Settanta. Eppure attraverso
lanalisi dei suoi film (oggi quasi introvabili) è doveroso non solo rivalutare
la sua figura, ma ripensare una stagione di cui i manuali di storia del cinema
si sono raramente occupati.
Segue
un intervento di Sandro Bernardi sul
cinema di Paolo Benvenuti, regista
di film storici capace di «non cadere negli stereotipi dellimmaginario» (p.
25). Lultima pellicola realizzata dallautore toscano, Puccini e la fanciulla, è uno straordinario esempio di storiografia
cinematografica intesa come «messa in scena del documento o, se si preferisce,
drammatizzazione della fonte» (p. 26, la definizione è di Michele Guerra), per
un risultato che è insieme un saggio di storia imperfetta, una tragedia
familiare-popolare e, soprattutto, «un piccolo poema intriso della malinconia
romantica» (pp. 39-40).
La
sezione Archivio, aperta
allesplorazione di fondi cinematografici e audiovisivi, ospita due saggi. Nel
primo, di Marco Cosci, si mette a
fuoco limpiego della musica di Verdi
nel cinema italiano degli anni Sessanta e Settanta con riferimento alla rilettura verdiana del compositore di avanguardia Egisto Macchi: si ricordano in
particolare La via del petrolio
(1967) di Bernardo Bertolucci e La Villeggiatura (1973) di Marco Leto.
Il
contributo di Paola Maganzani si sposta
sui primi anni del cinema sonoro e si concentra sulla nascita delle versioni filmiche
multilingui divenute presto necessarie per garantire la diffusione delle opere fuori
dai confini del paese di produzione. Tale innovazione ha reso labili le nozioni
di “originale” e “copia”, di “opera” e “autore”: il caso di Una Notte con Te (1932) di Emmerich W. Emo e Ferruccio Biancini è, a questo riguardo, paradigmatico.
La
sezione Differenze è focalizzata sulle
questioni di genere e, più in generale, sui processi di formazione e di
disgregazione delle identità allinterno dellimmaginario filmico e mediatico
del Paese. Lapprofondimento di Giulia
Fanara è dedicato alle commedie balneari negli anni del boom economico, con particolare
riferimento alla rappresentazione della figura femminile. Studiando le
incursioni nel genere di registi come Alberto
Lattuada, Paolo Pietrangeli o Valerio Zurlini, si attesta la
declinazione prevalentemente maschile dello sguardo cinematografico, poi messa in
discussione con lavvento della controcultura.
Originale
anche il contributo, in lingua inglese, di Simona
Wright, che analizza LAssedio (1998)
di Bernardo Bertolucci in unottica
di postcolonial theory, con
particolare risalto ancora alla figura femminile. Incrociando il concetto di “riterritorializzazione”
delineato da Deleuze e Guattari e incrociandolo con gli studi
sulla subalternità di Gayatri
Chakravorty Spivak, lautrice individua nel film «unaccurata illustrazione
dei meccanismi di controllo del desiderio coloniale, che regna e normalizza
lalterità assorbendola allinterno delle sue pratiche, operazioni e relazioni
di potere» (p. 99, mia la traduzione).
La
sezione Il racconto contemporaneo registra
gli studi dei fenomeni di sviluppo, interconnessione e ibridazione delle
narrazioni contemporanee nel cinema, nella serialità televisiva e nei nuovi
formati della rete. Dana Renga approfondisce
la rappresentazione della mascolinità in Gomorra
la serie (2014, in corso) e del concetto di «uomo nel contesto della mafia»
(p. 118, mia la traduzione).
Camera offre invece spazio
a un ambito di ricerca ancora poco battuto: lintreccio tra fotografia, cinema
e audiovisivi. In questa sezione Francesco
Pitassio analizza i manifesti dei film neorealisti, incrociando la storia
del cinema con quella della grafica e della pubblicità italiana: una vera e propria cultura visuale neorealista, indifferente
al primato del racconto e sensibile alla peculiarità della riproduzione
fotografica e allo spessore del reale.
Spettatori infine, si occupa
della ricezione cinematografica, sia sul versante del consumo che su quello
dellinvestimento emotivo e intellettuale. A questo riguardo Massimiliano Cirulli riprende,
ampliandola, la correlazione proposta da Anna
Lawton fra La battaglia di Algeri di Gillo
Pontecorvo (1966) e Salvatore Giuliano
di Francesco Rosi (1962).
Limpressione
finale è che davvero «Lavventura» colmi un vuoto editoriale. Il minimo comun denominatore
dellitalianità non pregiudica, ma anzi stimola il ripensamento di un
patrimonio storico-cinematografico che ci illudiamo di conoscere bene.
Ripensare tale patrimonio alla luce dei nuovi approcci e delle nuove
metodologie di ricerca consente di riflettere sulla storia italiana e sulle
modalità in cui essa è stata, di volta in volta, raccontata.
di Raffaele Pavoni
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