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Angelo Moro-Lin

Le memorie di sior Anzolo Morolin scritte da lui medesimo

A cura di Carmelo Alberti (prefazione) e Anna Bogo (biografia e note)

Venezia, Supernova, 2015, 280 pp., euro 15,00
ISBN 978-88-6869-046-5

Tra il 1915 e 1916 la «Gazzetta di Venezia» pubblicò, in settantuno puntate, l’autobiografia di questo attore veneziano, la cui fama è oggi inversamente proporzionale al successo da lui conseguito nel corso della sua vita (nacque nel 1831 e morì nel 1899). L’edizione moderna di quella autobiografia è adesso curata in maniera pertinente da Anna Bogo in un libro che comprende anche un ricco e ben documentato apparato di note (pp. 235-260). Da questo lavoro meritevole potrebbe scaturire un’aggiornata biografia critica dell’attore. E il “restauro” della sua figura artistica sarebbe utile non solo per meglio comprendere il teatro in lingua veneziana di quel periodo, ma anche per la storia della recitazione «all’antica italiana».

Nella prefazione (Il sogno teatrale di Sior Angelo Moro-Lin), Carmelo Alberti, studioso di valore della drammaturgia veneziana (e non solo), ha sottolineato l’«agilità» della «scrittura vicina al parlato» di Moro-Lin suggerendo una significativa chiave di lettura del testo, al di là del suo valore documentario. Non solo nei numerosi passaggi organizzati secondo le regole di un dialogato vivace, ma anche nello stile narrativo che è agile e cordiale, l’attore ci fa gustare la sua felice inclinazione per una lingua prossima più alla comunicazione orale che all’ornato letterario.

Utili sono anche le considerazioni dello studioso relative al repertorio scelto da Moro-Lin, in equilibrio fra lo sguardo compiaciuto e attento all’ambiente familiare e l’analisi delle «grandi trasformazioni» (p. 10) che quell’ambiente parevano minacciare. In linea con i temi drammaturgici e narrativi del secondo Ottocento, Alberti sottolinea come il nucleo domestico sia còlto «spesso in conflitto con la dimensione sociale» (ibidem) anche se il punto di vista dell’autore è prevalentemente attestato sul primo di questi due riferimenti. Una fondamentale fonte di ispirazione artistica viene individuata nel rapporto di Moro-Lin con la moglie e compagna di scena, Marianna Torta, la cui prematura scomparsa pare avere segnato la parabola discendente dell’arte di Anzolo.

Queste Memorie vennero pubblicate negli anni in cui lo scoppio della prima guerra mondiale sanciva la fine del “lungo” Ottocento e della sua cultura. Annunciando il tramonto del teatro «all’antica italiana», lo scritto del vecchio attore pare essere la certificazione del tramonto della stessa Venezia. Come ha notato Alberti (p. 12), «proprio attraverso la scena dialettale, che predilige le corde degli affetti e della nostalgia, emerge stridente in ambito veneziano la questione del tramonto di una città simbolo».


di Siro Ferrone


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