Cè sempre qualcosa di importante
da scoprire in un grande pensatore e artista come Antonin Artaud (1896-1948) che ha attraversato la metà del secolo
scorso seminando problemi e reinventando forme, partecipando ai rivolgimenti
culturali del suo tempo. Escono ora le Lettere
e i Documenti amministrativi relativi
ai soggiorni di internamento e cura, dal 1937 al 1943 (escluso quello di Rodez,
dal 1943 al maggio 1946, già oggetto di pubblicazioni).
La vicenda – che rimarrà nella
parte del viaggio in Irlanda, forse oscura per sempre – inizia col passaggio
presso lOspedale di Le Havre nellottobre 1937. Poi Artaud trascorre quasi sei
mesi a Sotteville-lès-Rouen, da dove invia al Console della Grecia la prima
lettera qui pubblicata (17 ottobre 1937). Colà riceve dalla madre, Euphrasie Nalpas Artaud, la prima missiva
di questo carteggio, ricomposto con passione e tenacia dal nipote Serge Malausséna. È un momento di
grande turbamento per lautore, appena reduce dal rimpatrio forzato da Dublino.
La madre lo cerca, ignorando la sua residenza e la sua condizione. Trovatolo, viene
misconosciuta e respinta da Antonin, che adotta un altro nome, si dichiara
orfano e si firma «Antoneo Arlanopulos» (o «Arland») presso il Procuratore
della Repubblica, a cui scrive nel dicembre del 1937 (p. 46). Il certificato di
ammissione del Dr. Morel segnala «idées délirantes de persécution avec craintes
dempoissonnement», nel marzo del 1938. Preludio allingresso nellOspedale
Sainte-Anne di Parigi nellaprile del 1938, dove resterà fino al febbraio del 1939.
Nellestate del 1938 qualcosa
cambia, poiché si firma, improvvisamente e una sola volta, «Antonin Artaud» (p.
69). Al contempo, ricorda i suoi editori, Gallimard
e Denoël, e cita i nomi di artisti conosciuti
in precedenza. Da allora inizia a denunciare la presenza duna setta di iniziati,
composta da personalità della politica e della cultura, dellattacco dei quali si
ritiene vittima. La dimostrazione della presunta persecuzione risiederebbe
nella profezia attribuita a Saint Patrick, patrono dIrlanda. I suoi nemici
avrebbero inoltre cancellato le tracce per le quali egli veniva riconosciuto
come «Saint Artaud». La problematica
dellarte teatrale gli resta estranea. Eppure scrive: «Les hommes ont fait de
la vie un théâtre et cest pour cela que le théâtre actuel est si mauvais
[...]. La réalité actuelle est mytique» (p. 83). Alla riapparizione della
firma Antonin Artaud, corrisponde «un
mystère [...]. Je suis lêtre qui était dans le corps dAntonin Artaud mais je
nai plus le corps dAntonin Artaud» (p. 89).
Con la riassunzione del proprio nome,
scrive a Gaston Gallimard (1°
novembre 1938) per chiedere i proventi dei diritti dautore. Si fa forte infatti
della garanzia annessa ai titoli dei suoi libri. Le turbe psichiche e i
rapporti difficili con i medici (in condizioni di vita davvero dure per carenza
di cure e di cibo) si alternano tuttavia a momenti di consapevolezza dei propri
diritti e della propria vocazione. Spera:
«Le jour de la résurrection est proche, moi jattends la résurrection» (p.
106). Rivendica: «Une création à recommencer. […]. Je nai pas dargent et pas
de timpbres pour mes lettres. Et mes Editeurs me doivent beaucoup
dargent !» (p. 134). Adotta un tono profetico, nelle minacce e nelle allusioni che si
trasformano in invettive e insulti quando scrive ai medici e agli interlocutori
esterni. Una volta trasferito alla Ville-Evrard di Neuilly, il 22 febbraio del
1939, la diagnosi si ripete: «Sindrome paranoïaque avec idées de persécution. Ancien toxicomane. On cherche de
lempoissonner: tentatives multiples. Par envoûtement on agit sur sa pensée.
Dédoublement de la personnalité. Excitation psychique. Grande richesse
imaginative.Impression de déjà vu. À observer» (p. 123).
Personaggi reali affiorano nei
ricordi e compaiono, fra i destinatari delle missive, Picasso, Gide e Giraudoux; poi Blin, Cuny, Paulhan, Desnos e perfino Hitler,
«Chancelier du Reich» (settembre 1939). Molte lettere non sono spedite, essendo
intercettate e trattenute dal Dr. Léon Fouks,
interno allIstituto, ma non responsabile di Artaud. Proprio quellinsieme epistolare,
rimasto finora inaccessibile, costituisce parte cospicua degli inediti ora
pubblicati. I momenti di lucidità
permettono giudizi coerenti, come ad esempio quello su Le Théâtre et son Double, inteso, nella dedica al Dr. Fouks, come «une
image du grand effort que je fis à travers les anées qui précédèrent mon
internement pour me rapprocher de certaines idées et certaines principes, et
retrouver les sources des Mythes essentiels» (p. 149).
Caotico e spesso incomprensibile
laddensarsi di paure, orrori e tensioni sempre espressi però con sincera
coerenza. Lossessione monomaniacale si concentra su pochi temi ricorrenti. In
reazione, le minacce promettono catastrofi iperboliche provocate dalla sua ira.
Si verifica anche unoscillazione nellespressione di sentimenti verso le
persone vicine o sentite amiche: il Dr. Fouks, per la frequentazione continua e
certe donne lontane, elette a figure femminili tutelari (Anne Manson, Annie Besnard,
Cécile Schramme, Génica Athanasiou), seppure oggetto di
critica o di tormentose, ansiose premure.
La Prefazione di Serge Malausséna ripercorre il faticoso
lavoro di ricostituzione dei documenti dispersi per decenni in luoghi e presso
persone disparati. LIntroduzione di André Gassiot, psichiatra presso lOspedale
di Rodez, luogo dellultima degenza di Artaud, è davvero preziosa
nellequilibrare i frutti del pensiero poetico dellartista rispetto alla
condizione del malato. Fra la realtà della “follia” e quella della creatività
mai venuta meno, confessa Gassiot: «La folie […] fait lobjet dun
questionnement permanent pour le spécialiste. Avec Artaud, nous atteignons des sommets où le génie flirte avec le
délire, où il représente un insulte à la
mediocrité. Cest à partir des principaux éléments de sa psychobiographie
que nous proposons un approche compréhensive de la multifactorialité de ses
affections et des mécanismes adaptifs quil met en œuvre tout au long de sa vie
avec une lucidité qui interpelle» (p. 20). Si conferma
così, a distanza, la validità della profetica lettura di Paule Thévenin, curatrice prima e insostituibile (a partire dal
1956) delle Œuvres Complètes di
Artaud. Riproduzioni in fac-simile dei
documenti e un Indice delle persone
citate accrescono la curiosità e la partecipazione alle nuove importanti acquisizioni.