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Silvia Bracca

L’occhio e l’orecchio: immagini per il dramma per musica nella Venezia del ’600
Incisori, pittori e scenografi all’Opera con un repertorio dei libretti illustrati stampati in Laguna tra il 1637 e il 1719

Treviso, ZeL, 2014, 426 pp., euro 30,00
ISBN 978-88-96600-98-6

È una fortuna quando meritevoli lavori di tesi magistrale, destinati per lo più a rimanere relegati negli scaffali delle università italiane dietro le normative di embargo, trovano la giusta luce editoriale mettendosi a disposizione di studiosi o di semplici curiosi. Siamo perciò grati alla giovane Silvia Bracca e alla casa editrice ZeL di Treviso per aver pubblicato questo studio dedicato alle incisioni dei libretti a stampa veneziani tra il 1637 e il 1719: un’utile ricognizione iconografica destinata a rendere un po’ meno distante dal nostro “occhio” – e in parte anche dal nostro “orecchio” – l’ancora sfuggente mondo dell’opera in musica veneziana a pagamento di età barocca.

Il volume comprende una parte saggistica divisa in quattro capitoli e un’appendice con il Repertorio dei libretti. Nel primo capitolo l’autrice ripercorre gli esordi del melodramma nel circuito dei teatri pubblici lagunari in una sintesi un po’ scolastica, che risente dell’impostazione del lavoro di origine e nella quale emergono condizionamenti dettati dai pregiudizi degli osservatori seicenteschi nei confronti della neo-nata opera in musica (concetti come «la dozzinalità, la produzione in serie, le tempistiche sempre più strette, i continui contrattempi portarono il sistema del dramma in musica alla corruzione della bellezza musicale degli albori, relegando la figura del compositore agli ultimi gradini della scala sociale teatrale», p. 24, sono ampiamente superati dalla storiografia).

È invece apprezzabile la disanima del secondo capitolo sui libretti d’opera affrontati sotto vari aspetti: dalla fortuna collezionistica degli opuscoletti in dodicesimo alla loro confezione editoriale spesso «tirata alla svelta» (p. 34), dal censimento degli stampatori e dei librai ai topoi letterari e al mito di Venezia elaborati nelle trame.

Con il terzo capitolo la trattazione entra nel vivo. Bracca affina le sue competenze nell’introdurre il tema delle antiporte figurate la cui tradizione è inaugurata dal libretto di Semiramide in India uscito dai torchi dell’editore Francesco Miloco nel 1648. Autore dell’antiporta è Giacomo Piccini, uno dei più prolifici autori di illustrazioni di drammi per musica. Il profilo suo e quello di altri incisori e “peintre graveurs” coinvolti nell’editoria musicale veneziana sono approfonditi in singoli paragrafi mediante una descrizione per exempla. A partire dalla seconda metà degli anni Settanta del secolo si diradano le firme nelle tavole incisorie e diminuisce la qualità delle illustrazioni. Si passa gradualmente dall’antiporta “allegorica” all’antiporta “scenografica”, la quale riproduce in piccolo – in modo più o meno fedele – gli allestimenti dei drammi di riferimento (evidentemente a scopo pubblicitario).

Il concetto di antiporta “scenografica” introduce il passaggio dalla pagina alla scena (e viceversa). Nel quarto e ultimo capitolo le illustrazioni dei libretti sono ricondotte alla loro traduzione pratica. La breve storia della scenografia veneziana tracciata da Bracca si sofferma su personalità ampiamente note come Giacomo Torelli, Giovanni Burnacini e Giambattista Lambranzi, a fianco di professionisti le cui attività ancora in parte sfuggono: Francesco Santurini detto il Baviera, i Mauro, Tommaso Giusti, i fratelli Bezzi e altri macchinisti e pittori di scena minori che orbitarono nel circuito commerciale dei teatri veneziani nell’ultimo scorcio del secolo. La ricognizione dell’opera di tali scenografi mediante l’esame minuzioso delle antiporte – intese come documenti per ricostruire gli allestimenti scenici – è debitrice anzitutto degli studi di Cesare Molinari, Per Bjurström, Elena Povoledo, Ludovico Zorzi, Maria Teresa Muraro e Mercedes Viale Ferrero.

Il repertorio conclusivo (pp. 249-312) registra centonovanta libretti dotati di antiporta o di frontespizio istoriato censiti tra la collezione Corniani Algarotti della biblioteca Braidense di Milano, i fondi Groppo e Zeno della biblioteca Marciana di Venezia, l’Istituto germanico di Roma, la sezione melodrammatica della biblioteca Estense di Modena, la collezione Rolandi della Fondazione Giorgio Cini e la raccolta alla University of California di Los Angeles. Una catalogazione meritoria, tanto più per lo sforzo di ricollocazione delle singole tavole illustrate nei libretti originari soggetti a svariate manipolazioni nel corso del tempo da parte dei collezionisti.

Segue l’apparato delle note (pp. 313-389), in linea di massima accurate ed esaurienti (ma non è pensabile parlare di scena rinascimentale e di intermezzi fiorentini senza fare riferimento agli studi di Sara Mamone e accennando appena al Teatro e la città di Zorzi). In chiusura si segnalano gli Indici dei nomi e delle opere, mentre manca, e ce ne dispiace, la bibliografia. Il volume, riccamente illustrato, è ben confezionato, anche se una revisione in più non avrebbe guastato (e.g. lo studioso Giazotto che diventa sistematicamente Giazzotto; il formato dei libretti “in dodicesimi” anziché in dodicesimo; e così via).



di Gianluca Stefani


La copertina

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