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«Theaterheute», Nr. 6, Juni 2015


pp. 72 € 13
ISSN 0040 5507

Il nuovo numero di «Theaterheute» si apre con le pagine di Aufführungen, ossia le recensioni degli spettacoli più significativi e di recente produzione in area tedesca. Si inizia con Buch (5 ingredientes de la vida) di Fritz Kater che si può leggere in versione integrale nella sezione Das Stück di questo stesso numero. Il viaggio nella memoria della vita del protagonista, un mix esplosivo di fallimenti e utopie, è trasferito sul palcoscenico dei Kammerspiele di Monaco da Armin Petras e affidato alle competenze di un attore di qualità, Thomas Schmarser, affiancato da Ursula Werner. Nello stesso teatro Johan Simons firma l’allestimento di Hoppla, wir sterben! di Arnold Grünberg, un testo pungente dedicato alla guerra in Afganistan con sottili e accattivanti richiami alla politica economica della Merkel. Benny Claessens, Jeff Wilbusch, Annette Paulmann, Wolfgang Aregler, Anna Drexler e Marie Jung sono gli attori impegnati in questo riuscito spettacolo.

Ha ottenuto ampi consensi di pubblico e di critica la messinscena di The Dark Ages di Milo Rau al Residenz Theater della città bavarese per la regia di Yael Ronen. Si tratta di racconti biografici degli stessi autori di nazionalità diverse – Sanja Mitrovic, Vedrana Seksan, Valery Tscheplanowa, Manfred Zapatka – che ricordano la guerra balcanica e gli orrori di Sarajevo, gli stermini di massa, ma anche situazioni liete come il ritorno alla normalità attraverso significativi frammenti di vita quotidiana. Allo Staatstheater di Stoccarda è stato allestito Im Stein, riduzione teatrale dell’omonimo romanzo di Clemens Meyer (2013) incentrato sull’abuso dell’alcool e del sesso. La regia molto cinematografica di Sebastian Hartmann rende con efficacia la dissoluzione interiore dei personaggi, che competono a Manuel Harder, Manolo Bertling, Sandra Gerling, Horst Kotterba, Janine Kerß, Christian Kuchenbuch, Manja Kuhl, Abak Safaei-Rad, Holger Stockhaus, Birgit Unterweger.

Aufführungen si conclude con lo shakesperiano Macbeth proposto allo Schauspiel di Francoforte. Il coreografo canadese Dave St – Pierre rivisita la tragedia in chiave contemporanea avvolgendola di atmosfere molto cupe di forte impatto visivo, anche grazie al ricorso massiccio di video, e rese tali dalla maestria espressiva di Constanze Becker, Viktor Tremmel nel ruolo del titolo, Lucas Rüppel, Linda Pöppel, Katharina Bach, Lisa Stiegler.

In Theatergeschichte è pubblicato un lungo estratto da Tadeusz Kantor – Das Brett der letzten Rettung di Klaus Dermutz, recentemente pubblicato da Klak – Verlag di Berlino (160 pp., 20 euro).

In Akteure si legge un’analisi approfondita e dettagliata della messinscena di Mount Olympus firmata da Jan Fabre. Il regista belga confeziona uno spettacolo-maratona per la durata di ventiquattro ore e basato su un complesso collage di monologhi da Eschilo, Euripide e Sofocle, assemblati dalla rielaborazione drammaturgica di Jeroen Olyslaeger. Si continua con un servizio dedicato a Karin Enzler, attrice attiva a Brema dove si è affermata grazie a pregevoli interpretazioni in molti spettacoli, tra i quali Buddenbrocks, Lost di Alexander Giesche, Endlich Kokain di Joachim Lottmann.

Le pagine di Festivals raccolgono l’intervista rilasciata da Stefan Schmidtke, nuovo Schauspielchef delle Wiener Festwochen. Si tratta di una riflessione sul repertorio della manifestazione austriaca sul teatro russo contemporaneo visto che dal 1992 al 1996 ha frequentato l’Università russa di Arti teatrali a Mosca, per poi essere assunto dal Deutsches Theater di Berlino. Trova giusta visibilità editoriale anche il F.I.N.D. Festival alla Schaubühne di Berlino che si è caratterizzato per un cartellone formato da spettacoli legati a una riflessione trasversale sulla globalizzazione. Tra i tanti spiccano Spam, testo e regia di Rafael Spregelburd, Carniceria Teatro di Rodrigo Garcìa, La imaginaciòn del futuro del gruppo cileno La Re – Sentida per la regia di Marco Layera.


di Massimo Bertoldi


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