Uno degli impegni assunti dagli amici e dai colleghi di Giovanni
Morelli, musicologo e docente dellUniversità veneziana di Ca Foscari,
scomparso nel 2011
(leggi qui),
riguardava il recupero della bibliografia dei
suoi numerosi scritti, molti dei quali inseriti in opere di vario genere e
collegati a occasioni di studio, a lezioni, a colloqui. Il volume appena edito
ne censisce, almeno finora, ben quattrocentotrentaquattro: così suggerisce Paolo
Pinamonti nel titolo della sua premessa Giovanni
Morelli da 1 a 434 (per ora), che declina i retroscena di una indagine
ampia e sicuramente difficile. In appendice al volume si legge un testo
caloroso del maestro Mario Messinis, Giovanni
Morelli. Ricordi e pensieri, che svela alcuni tratti peculiari della sua
personalità.
Lelenco bibliografico è organizzato in ordine cronologico,
una disposizione anomala rispetto allinclinazione metodologica di Morelli,
disposta a favorire i contesti spazio-temporali che hanno generato gli
avvenimenti «storici» e le singolarità «private» dei protagonisti, ovvero, le
loro patologie. Emerge già nelle intenzioni dellimpresa classificatoria la
consapevolezza di quanto sarebbe stato improprio definire una matrice unitaria
degli interessi morelliani, seppure
lelenco non rinunci a suggerire una «ripartizione sistematica», in
grado di evidenziare una probabile mappa di riferimento. Lo schema prevede,
pertanto: scritti dei quali non si è potuto rilevare la destinazione; le
collaborazioni con altri autori; le recensioni; i testi relativi alle curatele,
alcune firmate insieme con altri studiosi; le edizioni di libretti dopera; le
proposte discografiche e multimediali; e altro ancora. Si sa, poi, che alla
mano prodigiosa e generosa di Giovanni Morelli si devono apporti critici non
firmati, o mimetizzati sotto nomi di figure inesistenti (talvolta inventate
dallo stesso studioso), oppure perfezionamenti di saggi scritti da autori
affaticati o distratti e, non ultimo, revisioni sostanziali di repertori,
elenchi, cataloghi, partiture e bozze di stampa.
Un primo contributo appare nel 1966 e riguarda la
preparazione, insieme al padre Angelo, della quinta edizione di Anatomia per artisti, edito dalla casa
Lega di Faenza: si tratta di un volume che ha avuto e continua a avere unampia
diffusione e che Morelli ha curato da solo a partire dalla decima edizione, nel
2001. Nello stesso anno scrive e disegna il fumetto Il fabbro amoroso (Bologna, Sampietro editore); la passione per le
strisce si concretizza, lanno successivo, nellattenta traduzione di Così fan tutti ovvero lidea fissa del
disegnatore George Wolinski. Quello del disegno parlante, alla maniera
delle bandes dessinée, è un passaggio
distintivo nellattenzione che lo studioso ha per limmagine commentata, o
meglio per unelaborazione anarchica di una visione della realtà a tutto campo,
filtrata dallestrosità e descritta da uno speculare superamento del nonsense.
Lo ha dimostrato, nel maggio 2014, la
sorprendente mostra Un cielo nascosto,
curata da Maria Ida Biggi insieme con Margot Galante Garrone, che
ha fatto conoscere una selezione di disegni realizzati
dal musicologo dal 1964 al 1968 e fino ad allora del tutto sconosciuti.
Scorrendo la lista dei riferimenti annuali si scoprono le
collaborazioni di Morelli a periodici importanti, quali la «Rivista Italiana di
Musicologia» (dal 1975) e «Sipario» (dal 1976 al 1979, in veste di recensore);
inoltre, emergono i contatti con le istituzioni culturali nazionali e
veneziane, dalla Biennale Musica (cfr., ad esempio, la cura del catalogo Mitologie. Convivenze di musica e mitologia
nel 1979) al Teatro La Fenice (in veste di ideatore doccasioni innovative) e
al nascente Istituto per la musica della Fondazione Giorgio Cini, fondato da
lui stesso nel 1985. Con il trascorrere degli anni i contributi morelliani
sintensificano, in concomitanza con il suo impegno universitario (sono davvero
interessanti sul piano didattico le sue sintesi tematiche di storia della
musica: cfr. Il teatro per musica, in
Manuale di letteratura italiana, voll. III e IV, Torino, Bollati
Boringhieri, 1995-1996; oppure il quadro dellattività musicale in area
lagunare nella monumentale Storia di
Venezia dellIstituto dellEnciclopedia Italiana) e con lintenso lavoro
avviato nelle stanze dellisola di San Giorgio, sede della Cini.
Una foto di Giovanni Morelli in Campo Santa Margherita Nel 1984 lo studioso lancia l«impressionante» progetto
della «Drammaturgia Musicale Veneta», che ristampa partiture in facsimile
dellopera veneziana dal 1640 al 1800; nello stesso anno è condirettore,
insieme a Mario Messinis, della collana di testi musicologici Drammaturgia della casa editrice Marsilio
di Venezia. Lattività di ricerca e di sostegno investe fortemente il versante
della musica contemporanea, un filone che con il passare del tempo diviene un
impegno convinto che, a partire dal teatro musicale novecentesco, svela i
laboratori segreti di artisti di rilievo: così accade con lesame delle carte
manoscritte di Arrigo Boito, il riordino dei materiali di Gian
Francesco Malipiero, la documentazione su Alfredo Casella, la
valorizzazione della musica di Nino Rota. Linfaticabile lavoro di Morelli
approda alle rive della musica elettronica e si immerge nellarte di
compositori viventi, da Luigi Nono a Luciano Berio, da John
Cage a Virgil Thomson, in veste di compositore delle opere di Gertrude
Stein, la cui scrittura è amata da Morelli: Very well Saints. A sum of deconstructions (Firenze, Olschki, 2000)
è un volume tanto sorprendente, quanto innovativo sul terreno dello svelamento
dei procedimenti artistici.
Non si possono tralasciare neppure i suoi libri-manifesto,
quelli che hanno messo in crisi i suoi lettori, posti di fronte a una lingua
strutturata in base al contenuto e alla rotazione totale dello sguardo critico.
Il morbo di Rameau (Bologna, il
Mulino, 1989) è un romanzo sulla critica musicale: nella saletta degli scacchi
del Café de la Régence a Parigi, gli incontri di due «perdigiorno»,
Jean-François e Pierre-Louis, nipoti rispettivamente degli illustri zii Jean-Philippe
Rameau e Louis Fuzelier, finiscono per avvicinarsi alla comprensione
dellessenza del «giusto silenzio», quello che fa zittire i giocatori mentre
sono intenti a studiare le mosse sulla scacchiera, «un manto che accomuna due modalità […] “daccecamento”»
(scrive Morelli a p. 144).
Nel 1998 appare un altro volume dal deciso spessore teorico;
si tratta de Il paradosso del farmacista.
Il Metastasio nella morsa del tranquillante (Venezia, Marsilio), in cui si
va oltre la materia metastasiana per attraversare con incredibile competenza le
matrici segrete dellIlluminismo. Si avverte pienamente quanto Morelli abbia
una propensione filosofica e ideale per letà dei lumi e unadesione compiuta
alla visionarietà utopistica di Denis Diderot, alleclettismo culturale
settecentesco e allenciclopedismo utile, quello che sulla pagina si traduce in
uno sguardo indagatore, nel tentativo di approdare a una diagnosi convinta,
sebbene riconosciuta instabile, perché soggetta a continue metamorfosi, al pari
dellesistenza, ma necessaria per dare senso alla contemporaneità.
Non a caso, lultima fase documentata della scrittura
interpretativa di Giovanni Morelli investe il nesso fra lascolto e limmagine,
dedicandosi progressivamente al procedimento dintersecazione creativa fra la
musica e il cinema, o meglio fra lazione di alcuni registi e il loro rapporto
con i musicisti, o con le «musiche già fatte», come indica lo stesso studioso
in una scheda dedicata al film Passion
(1982) di Jean-Luc Godard. A tale interesse si collegano, oltre a vari
saggi, la creazione di due speciali e ambiziose riviste: «AAM.Tac. Arts and
Artifacts in Movie / Technology, Aesthetics, Comunication. An International Journal» e «AAA.TAC. Acoustical Arts and Artifacts /
Technology, Aesthetics, Comunication. An International Journal», entrambe edite dalleditore
Fabrizio Serra di Pisa dal 2004. È una passione testimoniata con acume
dallultimo suo libro, Prima la musica
poi il cinema. Quasi una sonata: Bresson, Kubrick, Fellini, Gaál. Saggi
(Venezia, Marsilio, 2011).
La Bibliografia degli
scritti è utile anche per chi non ha potuto beneficiare del contatto
diretto con Giovanni Morelli, perché tenta di delineare i confini cronologici
dellapporto di un artefice della cultura tanto inconsueto quanto proficuo per
le possibilità del suo sistema di pensiero al passo con il nostro tempo.
di Carmelo Alberti
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